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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Lo spettatore #282- Tieni giù quelle mani: Speak no evil (2024)

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Lo so, sarebbe stato meglio partire dal film originale danese e vi assicuro che l'intenzione era quella, solo che poi sono stato sequestrato dal ghigno di James McAvoy ed eccomi qua a parlare della versione lustrata di una storia che di lustrini ne ha davvero pochi. Del resto JMC nel ruolo del pazzo si trova ingabbiato fin dai tempi di Split bizzarra opera shalamaiana nella quale l'attore aveva dato prova di una certa versatilità. Qui invece indossa i panni dell'amicone che non finisce mai di toccare con quelle dannate manacce piene di dita. Un tipo irritante con una famiglia di strambi dai quali io mi sarei allontanato fin dal primo giorno della vacanza toscana, ma che per qualche motivo a me ignoto finisce per affascinare Ben Dalton (portato sullo schermo da Scoot McNairy, perché se hai un Mc, a sto punto prendine due), un tizio che in quanto a drammi famigliari non è secondo a nessuno e che sembra incerto su qualunque decisione. Quando l'allegra famiglia governata da...

Lo spettatore #281- Follia sul carroarmato: Fury (2014)

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Prima di guardare Fury mi aspettavo una tarantinata con Brad Pitt che fa il gradasso e sequenze talmente assurde da diventare fumetti in movimento. Un po’ come Bastardi Senza Gloria, ma sul carroarmato. Mi sbagliavo ovviamente.  In realtà Fury parte quasi assecondando la mia idea preventiva su di lui, mostrando un uomo a cavallo che emerge dalla nebbia del campo di battaglia e che viene aggredito in modo spettacolare da Brad Pitt, un altro di quei tizi di Hollywood che pensa di esser ancora giovane. Una scena truce, se vogliamo, ma lontana dalla crudezza che Fury ha intenzione di mostrarci. Poco dopo infatti siamo all’interno del blindato dove Michael Pena stringe la mano di un compagno caduto incapace di accettarne la dipartita, anche se la testa dello sventurato è sparsa per l'abitacolo. Fury destruttura l’eroismo del racconto di guerra, sostituendolo con la follia di un manipolo di soldati che ne ha viste decisamente troppe per potersi permettere ancora un briciolo di sanità men...

Lo spettatore #280- Sunday, Monday nasty days: Suburbicon (2017)

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Le zone residenziali con le villette e i giardinetti col vialetto, il canetto con la cuccetta, il ragazzetto che taglia l’erbetta e la macchinetta parcheggiata fuori dal garagetto, sono luoghi dove regna l’ipocrisia del ceto medio borghese, all’apparenza tutto perfettino ed educato, ma sotto sotto zeppo di sentimenti d’odio, pronto a sterminare l’intera popolazione, forse anche il vicino di casa, che è tanto caro ma respira e quindi infastidisce. Non lo sapevate? Strano, perché Hollywood ce lo racconta da un secolo. Il regista George Clooney è uno di quelli che ci tiene a dirigere sempre la storia giusta, dal vago sapore scandaloso, ma comunque educata, pulita e formale. Stavolta mette in scena la sceneggiatura scritta assieme ai fratelli Cohen e a Grant Heslov, che ha dalla sua il tono noir prediletto da Joel e Ethan e insieme la critica sociale manifesta, di modo che proprio nessuno possa fraintendere le intenzioni del progetto. Se Giorgione avesse nelle corde uno spirito davvero riv...

Lo spettatore #279- Il futuro è arrivato: Civil war (2024)

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Fino al 2024 Alex Garland l’avevo solo sentito nominare senza aver nemmeno l’idea di quali film avesse diretto. Ecco a pochi mesi dall’inizio del 2025 (i miei post vengono sempre pubblicati con molto ritardo rispetto al momento nel quale li concepisco) son arrivato già alla terza pellicola del nostro, segno che quando il grande burattinaio decide di mettersi a lavorare fa le cose per bene. Se dovessi decidere di definire il mio rapporto con questo regista dopo tutte queste visioni probabilmente utilizzerei il termine “conflittuale”. Ma solo perché sono una persona diplomatica. È difficile dire che un film di Garland sia brutto perché l’uomo ha occhio, capacità e conosce il mestiere. Come forse saprete (se ho già pubblicato le opinioni su Annientamento e Men , cosa tutt’altro che sicura), fin qui io ho visto solo l’aspetto horror della cinematografia di Garland, mentre questo Civil War si aggrappa a un'ambientazione un filo più concreta, perché se la guerra civile negli Stati Uniti...

Lo spettatore #278- Giù le mani dal camper: Blood and money (2020)

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I gelidi boschi del Maine settentrionale sono luoghi ideali dove nascondersi e sparire dopo una rapina. Basta solo non trovarci qualcuno abile con le armi e con nulla da perdere. Detta così e vedendo la faccia di Tom Berenger capeggiare sulla locandina, Blood And Money potrebbe anche sembrare un filmaccio d’azione di quelli che si facevano una volta. Ma no, non lo è, o almeno non lo è finché non prova ad esserlo e allora diventa un disastro. In realtà questa è una bestia piuttosto strana: per una buona metà della visione abbiamo a che fare con una pellicola riflessiva, quasi intimista mi verrebbe da dire. Il Jim Reed di Tom Berenger è un uomo solitario, sconfitto da una serie di avvenimenti tra cui la morte della figlia provocata da lui stesso, un matrimonio in frantumi e la rottura dei rapporti con l’altro figlio con il quale non si sente da un anno. Ecco, se tutto ciò non bastasse Jim è pure malato, molto malato, malato al punto da cascare in terra svenuto durante i suoi attacchi di ...