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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

CDC #138- Le mani a pistola: Guns Akimbo (2019)

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Non ci si inventa più niente. E' dalla notte dei tempi che il cinema critica la morbosità dei guardoni teledipendenti. Ci sta, dopotutto. Siamo una specie violenta, nata ed evoluta in un bagno di sangue, combattiva e crudele contro qualunque altra, ma soprattutto contro se stessa. L'arte serve anche a mettere a nudo le nostre debolezze. Ecco quindi un nuovo film che svergogna la nostra sete di sangue. Ma che un pochino la esalta pure, se vogliamo. Dietro uno schermo tutto è filtrato, quindi accettabile. Un po' il concetto che sta alla base di una pellicola in cui valanghe di persone comuni si appassionano a un gioco della morte. Uno scontro tra assassini (quindi che si ammazzino, tanto è già gente di merda) che prevede un solo finale possibile. Eppure qualcuno che si indigna contro Skizm c'è ancora. Un leone da tastiera capacissimo di scaricare le proprie frustrazioni nella bacheca dei commenti. Solo che gli organizzatori del gioco non sono semplici blogger della rete,

Iuriville Horror

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Eppure pensavo di cavarmela. Di vivere questo periodo di incertezza tutto sommato bene. Del resto la mia indole sfuggente di tipo piuttosto avverso alla socialità mi protegge da tutto questo isolamento. Ovvio, la partita a freccette corredata da una dozzina di medie manca pure a me, ma non me ne faccio un cruccio. So resistere al vizio. Almeno per adesso. Tuttavia ho scoperto che l'equilibrio mentale è qualcosa di sottile. Mantenerlo significa danzare sul filo respingendo gli elementi di disturbo e tentando di dar peso solo alle situazioni che si possono controllare. Un esercizio che credevo mi riuscisse decentemente. Invece ho incontrato una fotografia, il filo si è spezzato e io sono caduto giù. L'immagine a cui faccio riferimento è piuttosto celebre e ritrae i fratelli De Feo in una posa spensierata. Sono sicuro che molti di voi la conoscono. Esatto, proprio quella dove la ragazzina al centro del ritratto si esibisce in una smorfia. Ma magari non sapete nemmeno di cosa sto p

Vi racconto una storia: Dobbiamo parlare

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Mi ritrovai sveglio nel cuore della notte e fu una sensazione davvero strana. In vita mia raramente avevo patito il sonno leggero. Così il trovarmi a fissare il soffitto, mentre le ultime macchie di un sogno dimenticato si dissipavano nel nulla, mi lasciò interdetto. L'abat-jour proiettava la sua debole luce sulla vernice bianca sopra di me, mettendo in scena uno spettacolo di ombre tremolanti proiettate da chissà cosa. Un desiderio di Emma quello di tenere la lampada accesa durante la notte. Diceva di aver paura del buio e io mi sono intenerito a tal punto da non poterle rifiutare quella innocente richiesta. Inutile sottolineare quanto mi sentii stupido di tutta quella cura dopo i fatti che vi sto narrando. Ad ogni modo, sorpreso dai miei stessi occhi aperti e ancora rintronato da un sonno interrotto troppo presto, mi voltai verso Emma. Lei non dormiva mai profondamente, quindi la stessa cosa capace di svegliare me sarebbe stata decisamente più efficace su di lei. Ma mia moglie no

CDC #137- Nostalgia canaglia, chi la sfrutta a volte sbaglia: The Gentlemen (2020)

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Ce n'è voluto di tempo, ma a quanto pare Guy Ritchie l'ha capita. Dopo anni passati a tentare di convertire alla tamarraggine leggende e romanzi storici vari, si è arreso all'evidenza. La roba in costume non fa per lui. L'ex signor Ciccone, quindi, riabbraccia il post-moderno tarantiniano (qualunque cosa questa sequenza di parole significhi) proponendo una commedia al sapor di malavita come quelle che una ventina d'anni fa l'hanno piazzato all'attenzione del pubblico. Si torna nella periferia londinese dunque, assieme agli americani che vogliono fare i gradassi, agli ebrei che vanno a caccia di affari, alla mafia cinese che vuol prendersi tutto mostrando i tatuaggi col drago e a tutti gli stereotipi tipici di un qualsiasi Guy Ritchie d'annata. Il tutto amalgamato da una sceneggiatura brillante, con intenti meta-cinematografici che si palesano attraverso una trovata narrativa esagerata ma divertente. Insomma, un prodottino con tutto il potenziale per risu

Ci sono i belli e quelli che credono di esserlo: breve rassegna su tre serie TV

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Più passa il tempo più mi allontano dalle serie tv. Le piattaforme digitali e i network televisivi dai portafogli gonfi ce ne riversano addosso una quantità industriale. Spesso le premesse ingolosiscono noi spettatori, ma dopo un inizio scoppiettante quello che rimane è una vicenda sfilacciata e moscia, che vale la visione solo per i cliffanger di fine puntata. Detesto quando la gente mi fa perdere tempo, specialmente se non ha niente da dirmi. Però esistono le eccezioni. Tipo quei prodotti che risolvono tutto in giornata, grazie a trame verticali incisive e autoconcludenti. O quelle belle serie che cambiano contesto e personaggi ogni stagione. O semplicemente le storie scritte bene. Oggi voglio condividere con voi la passione per due opere appartenenti all'ultima categoria. Due racconti noir talmente diversi da riscoprirsi simili nella loro grandezza. Lo voglio dire subito, così svelo immediatamente i miei segreti: The Shield è la mia serie preferita di sempre. Nessun altro è r

CDC #136- Un mercato di medicine e buoni sentimenti: Dallas Buyers Club (2014)

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Dallas Buyers Club piacque a tutti ricordate? Statuette, premietti, ometti; il film di Jean-Marc Vallèe passò in rassegna l'oro lavorato dell'epoca e, come un bandito texano, portò a casa tutto il malloppo. Io acquistai il DVD a stretto giro, non appena fu reso disponibile alla vendita. Del resto Mac viveva il suo periodo migliore, si favoleggiava di un Jared Leto finalmente all'altezza della sua fama e tutti magnificavano le lodi di una pellicola toccante e indimenticabile. Insomma, non potevo farmelo scappare. Tuttavia ho passato sei anni a osservare la custodia sigillata di quel disco sentendo risuonare un allarme stridente dentro la mia testa. Beh ieri ho preso il coraggio a due mani è mi sono buttato contro quell'avviso fastidioso. Vallèe sceglie una strada difficile per mettere in scena la sua opera, ovvero quella di donare il centro della scena a un protagonista respingente, omofobo, vagamente razzista e poco simpatico. Il prototipo del buzzurro texano, potremm