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Visualizzazione dei post con l'etichetta Colin Farrel

Lo spettatore #215- I dubbi e le certezze: Il Sacrificio Del Cervo Sacro (The Killing Of A Sacred Deer, 2017)

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Dopo 35 minuti di visione ho dovuto spegnere tutto e prendermi una lunga pausa. Davvero, è durata giorni. Sulle motivazioni di questo gesto tutt'ora aleggia una fitta bruma di mistero. Che considerassi la narrazione di Lanthimos troppo prolissa? O era quel disagio che si insinuava sottile dentro di me? Non lo so, e se non lo so io chi diavolo potrebbe saperlo? Lanthimos usa la mano pesante nel mettere in scena la sua opera, piazzando le cineprese in luoghi insoliti (spesso e volentieri nell'angolo in alto a sinistra) ed evitando di seguire i suoi personaggi troppo da vicino. Uno stile che crea una forma di distacco, che forse è utile a sottolineare la perfezione sterilizzata della famiglia di Stephen Murphy (Colin Farrel) e Anna (Nicole Kidman), tutti puliti ed educati assieme ai loro figli gran cocchi dei genitori. È forse l'impossibilità da parte mia di empatizzare con questa famiglia da Mulino Bianco (talmente impeccabile da vivere come unica forma di ribellione il desid...

Lo spettatore #198- Supereroi nelle tenebre: The Batman (2022)

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Può sembrare strano che uno come me, solitamente ostile al cinema di supertutine, decida di investire sette dei suoi rari euro per andare in sala a guardare un film del genere. Eppure che vi devo dire? Batman è la mia kryptonite (sagace) e difficilmente riesco a dirgli di no. E' il suo cuore noir che batte all'unisono con il mio a convincermi. Ma anche il concetto di eroismo fondato sulla paura, con tutti i lati oscuri di una favola che altri non vogliono o non sanno raccontare. Dopotutto Batman non è un supereroe, ma un vigilante vestito da pagliaccio. Magari è solo questo a renderlo intrigante. In questo caso ciò che pare interessare a Matt Reeves e i suoi Sorapis è il talento meno sfruttato dal cinema nelle ultime incarnazioni del pipistrello. Qui il nostro cavaliere oscuro sfoggia la sua tecnologia per portare avanti delle indagini, rispolverando il titolo di miglior detective del pianeta che qualcuno gli ha attribuito. Il concetto della paura invece rimane sullo sfondo. Qu...

CDC #169- Il disagio: Miami Vice (2006)

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Esiste una categoria di persone che, se possibile, detesto anche più delle altre. Sono quelli che ti guardano con espressione imperturbabile dicendo cose strane che non sai se siano seri o ti stiano prendendo in giro. Non capisco che piacere provi certa gente a spargere disagio nel prossimo. Ad ogni modo oggi parliamo di Miami Vice. In questo momento mi piacerebbe atteggiarmi a sapiente e dirvi senza remore che conosco tutto quanto c'è da sapere sulla nota serie TV cui si fa riferimento. Tuttavia mi trovo costretto ad ammettere di non aver mai visto una puntata del telefilm in questione, probabilmente a causa di una reazione avversa a quelle enormi spalline e alle giacche pastello che le avvolgevano. Due singoli concetti sono riusciti a trovare posto tra i meccanismi arrugginiti del mio cervello: l'estetica del lusso anni ottanta spinta così al limite da sembrare la parodia di se stessa e la presenza tra gli autori di Michael Mann, uno a cui la televisione moderna deve parecchi...

CDC #137- Nostalgia canaglia, chi la sfrutta a volte sbaglia: The Gentlemen (2020)

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Ce n'è voluto di tempo, ma a quanto pare Guy Ritchie l'ha capita. Dopo anni passati a tentare di convertire alla tamarraggine leggende e romanzi storici vari, si è arreso all'evidenza. La roba in costume non fa per lui. L'ex signor Ciccone, quindi, riabbraccia il post-moderno tarantiniano (qualunque cosa questa sequenza di parole significhi) proponendo una commedia al sapor di malavita come quelle che una ventina d'anni fa l'hanno piazzato all'attenzione del pubblico. Si torna nella periferia londinese dunque, assieme agli americani che vogliono fare i gradassi, agli ebrei che vanno a caccia di affari, alla mafia cinese che vuol prendersi tutto mostrando i tatuaggi col drago e a tutti gli stereotipi tipici di un qualsiasi Guy Ritchie d'annata. Il tutto amalgamato da una sceneggiatura brillante, con intenti meta-cinematografici che si palesano attraverso una trovata narrativa esagerata ma divertente. Insomma, un prodottino con tutto il potenziale per risu...