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Lo spettatore #260- Un altro Babbo particolare: Un amico molto speciale (La père Noel, 2014)

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Dopo Silent Night , continua la rassegna sui Babbi Bastardi nel blog, un filone abbastanza ricco da contenere dentro di se parecchie variazioni sul tema. Del resto lo conferma anche il film di oggi, pensato per un pubblico preciso. Intanto parliamo di un uomo in rosso lontano dalla figura che dominava l'altra pellicola fin qui trattata in questa specie di rubrica, ma comunque avverso alle leggi che regolano il vivere civile. Un ladruncolo da quattro soldi, che vaga in regime di libertà vigilata con tanto di braccialetto elettronico (la cui utilità ai fini della trama è prossima allo zero), che deve recuperare un po' di oro utile a estinguere un debito con dei ceffi. Potrei anche stare qui a discutere sulla praticità di indossare un costume così scomodo per eseguire un lavoro in cui l'agilità è merce preziosissima, ma farò finta di niente, perché tutto è ambientato nella notte più magica dell'anno e c'è un bambino da far sognare. Se siete tra quelli che considerano i...

Lo spettatore #259- L'imperdonabile peccato di invecchiare: Nebraska (2014)

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Tra tutte le nefandezze che è capace di combinare l’umanità, la più imperdonabile è quella di invecchiare. Se c’è una cosa che fa rabbia è vedere lo sguardo di qualcuno svuotarsi e mostrare lo smarrimento di chi vede sfuggire la propria essenza e non sa più a cosa aggrapparsi. La vita è un’esperienza brutale che non lascia via di scampo. Forse è proprio quel tipo di rabbia che provano i parenti di Woody Grant (portato in scena da un commovente Bruce Dern) quando l’anziano capofamiglia si convince di aver vinto un milione di dollari e, siccome nessuno vuole accompagnarlo a ritirarli, decide di farsela a piedi. Dopo averlo recuperato per l’ennesima volta in giro per la città, però, il figlio più giovane David (interpretato dal giustamente dimesso Will Forte) intuisce che dietro l’atteggiamento ostinato del padre si nasconde qualcosa di diverso dal capriccio di un uomo che sta svanendo nel degrado del suo cervello e allora decide di accontentarlo e portarcelo lui in Nebraska (guarda caso,...

Lo spettatore #258- Una melma paludosa: Mississippi Burning (1988)

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Odio usare termini assoluti quali “capolavoro”. Li trovo appiattenti, sovraesposti e ormai quasi vuoti, visto l’utilizzo facile che se ne fa. Però caspita, talvolta sembra che te le vogliano proprio strappare con la forza certe parole. Penso all’elemento più evidente della pellicola, ovvero il campionario di facce giuste indossate dal personaggio giusto. Voglio dire: a parte Gene Hackman e Willem Defoe, che già di loro funzionano alla grande come investigatori complementari, opposti negli approcci eppure funzionali allo stesso modo nel perseguire gli obbiettivi, qui a ogni ruolo è abbinato un attore che pare nato per interpretarlo. Brad Dourif ad esempio lo avevamo già visto nei panni di cattivo al cinema. Anzi, oserei dire che a quei tempi era quasi un’istituzione. Eppure qui il suo sguardo allucinato e il viso da teppista trovano il perfetto incastro, perché il vice sceriffo Clinton Pell è prima di tutto un figlio della sua terra, luogo dove certe angherie non sono solo tollerate, m...

Lo spettatore #257- Strade polverose e cavalli: Race For Glory (2024)

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Non sono un appassionato di rally, tuttavia quando nell’elenco appena stilato dalla piattaforma è comparso un nuovissimo film di corse non ho proprio potuto privarmi dell’emozione. Poi il fatto che Race For Glory potesse rivelarsi la delusione del 2024 era compreso nei pronostici, ma dargli una possibilità mi sembrava doveroso, se non altro per l’impegno messo nel portare sullo schermo l’epica impresa della Lancia 037, capace di sfidare e battere la mostruosa Audi Quattro, una storia troppo poco raccontata per il valore che contiene. Le aspettative, lo ammetto, erano un po’ bassine. Avevo sentito parlare di Race For Glory, ma da quello che vedevo in giro non mi pareva la risposta italiana ai colossal americani a tema. Tuttavia una pellicola intima e ben costruita tipo Veloce Come Il Vento sarebbe stata sufficiente a placare la mia sete di cinema rombante. Stefano Mordini ha per le mani due grossi calibri quali Riccardo Scamarcio (che figura pure tra i produttori e gli sceneggiatori) e ...

Lo spettatore #256- Chiacchiere a vuoto: Le Confesstioni (2016)

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Il DVD di Le Confessioni se ne stava a prendere polvere negli anfratti della mia magione da chissà quanti anni, comprato sotto l'effetto di qualche incantesimo dimenticato. Basterebbe contare i giorni passati prima di infilarlo nel lettore e fargli fare il primo (e probabilmente unico) giro di giostra per capire che, se anche comprassi ancora supporti fisici per i film, non rifarei una scelta del genere. Siamo a una riunione del G8, una di quelle determinanti per stabilire il futuro del mondo, ospitata in una sfarzosa villa antica piena di agi e servitù. Gli otto grandi però sono consapevoli di essersi un filo allontanati dal sentire comune, così, oltre al capoccia della Banca Centrale, invitano anche tre ospiti chiamati a testimoniare le loro azioni: una scrittrice di favole per bambini, un cantante famoso ma un po’ consumato e un monaco italiano che parla poco. Solo che durante il primo pernottamento il banchiere ci lascia la ghirba e il monaco, in quanto ultima persona ad averlo...

Lo spettatore #255: La storia di quella del mocio: Joy (2015)

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C’è stato un tempo non troppo lontano nel quale Hollywood ha provato a fare di Jennifer Lawrence la sua nuova diva. L’attrice compariva dappertutto, dai film con le tutine a quelli sui giochi ad eliminazione per adolescenti, fino alle commedie romantiche con tizi difficili. Insomma, pareva ormai arrivata l’ora di costruirle un’intera pellicola attorno, darle l’aria del prodotto indipendente e affidarlo a un regista alla moda. Che poi a me di tutta la filmografia di David O. piaccia si e no un quarto d’ora è un altro discorso. Io ho gusti strani, lo sappiamo tutti. Quando ancora qualcuno si ricordava di lui, Joy veniva spesso definito come la storia di quella che ha inventato il mocio. Una descrizione bugiarda e riduttiva, se volete sapere la mia, perché in realtà Joy è una commedia dai tratti amari che narra la determinazione quasi ossessiva di una donna verso i propri obbiettivi, tanto da arrivare ad affrancarsi dal ruolo di casalinga disperata per arrivare a diventare un’imprenditric...

Lo spettatore #254- Incubi meccanizzati: Lettera H (2019)

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Iniziare con un omaggio a Christine è il modo migliore per accalappiarsi la mia attenzione. Le immagini d'epoca, probabilmente prese dall'archivio storico Fiat (si trova su Youtube), che mostrano la catena di montaggio della 127 ai tempi del boom economico, rimandano a quelle utilizzate da Carpenter per avviare il suo film molti anni fa e forse suggeriscono gli stessi sottintesi Vero, la 127 non morde nessuno, ma è un simbolo del progresso vissuto dal paese: l'auto un po' più grande alla portata di tutti. Ma dietro l'immagine di benessere e sicurezza che essa offre, esattamente come capitava alla Plymouth Fury di Arnie Cunningham, si cela l'aspetto mostruoso della nostra specie. Un bel modo per iniziare a raccontare, pur se subito smorzato da una caratteristica che invariabilmente finisce per farmi bestemmiare ogni volta che provo a guardare un film italiano. Bravi, avete indovinato: non si sente niente, porco il mondo che ci ho sotto i piedi. Comunque, tra un s...