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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Lo spettatore #197- La freschezza: Dellamorte Dellamore (1994)

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Il film di oggi è uno dei tanti treni che ho perso nella vita. Vero è che quando uscì non provavo grossa curiosità nei suoi confronti. Ma con il tempo dell'opera ho sentito parlar spesso in termini lusinghieri e un po' la scimmia mi è salita. Tuttavia tra me e Francesco Dellamorte non è mai stata cosa. Siamo invecchiati insieme, ma lontani. Poi, come fosse giunto Babbo Natale direttamente dalla Lapponia, ho trovato il prodotto impacchettato dentro l'offerta dell'ormai famigerata piattaforma satellitare e il grande giorno finalmente è arrivato. Si aprano i festeggiamenti. Dellamorte Dellamore si presenta come un prodotto davvero strano, fin dai suoi titoli di testa. La grafica che pare rubata dagli archivi di Don Tonino fa temere alla messa in scena di una poveracciata in pieno stile anni ottanta, uscita in ritardo e avvolta dal family feeling dei prodotti targati B. Eppure non è così semplice. Seppur assecondando necessità derivanti dalle evidenti ristrettezze econom

Iuri legge per voi: Oltre il buio della notte (Against The Fall of Night, 1953-1990) di Arthur Clarke e Gregory Benford

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Ammetto che il mio primo approccio con l'opera di Clarke non è stato facile. Oltre Il Buio Della Notte è un libro indubbiamente interessante, con la prima parte curata da Clarke e la seconda da Gregory Benford a distanza di sessant'anni che racconta una storia di fantascienza originale, fortemente calata nello spirito del suo tempo e piena di riferimenti all'ipotetico futuro della società umana. Ma che fatica però. La storia è ambientata in un remoto futuro nel quale i resti dell'umanità sopravvivono in due città incastonate sulla superficie di un pianeta desertico. Da una parte c'è la decadente e tecnologica Diaspar, dove gli individui vivono per migliaia di anni ma sembrano aver perso ogni spirito di innovazione. Dall'altra una sorta di contea abitata da umani che privilegiano il contatto con la natura, conservando la loro mortalità e rifiutando gli ammenicoli del progresso. Due civiltà che volutamente si ignorano, arrivando a negare l'esistenza l'una

Lo spettatore #196- Il rigido Keanu Reeves: Constantine (2005)

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Chi si ricordava di Constantine? Nessuno? Benissimo, allora siamo in tanti. Eppure questo film io a suo tempo lo vidi e ricordo che mi portai a casa la sensazione di aver vissuto un sereno intrattenimento. Ma nemmeno un frammento di immagine è rimasto impresso nella mia pellicola mentale. Bah, non importa. Tanto alla fine l'ho riguardato. Difficile mantenere la barra dritta dentro una sceneggiatura che prevede universi sovrapposti, bibbie alternative, divinità, demoni, mezzosangue e una spruzzatina di nazisti. C'è da farsi girare la testa. Ma Francis Lawrence mantiene l'ordine grazie a una trama lineare che è facile da seguire, con un ritmo giusto e scene d'azione a volte un poco strambe, ma quasi sempre oneste. Tutto sembra funzionare bene. Certo, non parliamo di una pellicola memorabile, sia chiaro. Il fatto che me la fossi totalmente scordata è solo in parte dovuto al mio banco di memoria da un kbyte ormai fritto da tempo. Rachel Weisz, Tilda Swinton e l'imberbe

Iuri legge per voi: Soft Apocalypse (2011) di Will McIntosh

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Potrei raccontarvi mille storie sul perché io abbia deciso di acquistare questo Urania dall'edicolante di fiducia, ma la verità è che ho scelto Soft Apocalypse solo perché ha un nome quasi uguale a quello del primo videogioco che ho avuto sul Commodore. Lo so, sono un sentimentale. Il racconto ci proietta da subito nell'America devastata dalla crisi economica, senza presentazioni o premesse. Le cose vanno male per il protagonista, un laureato che si è visto privare del futuro e che deve sfangarsela con alcuni amici dediti al nomadismo. Schifati dalle comunità, derisi e offesi dal mondo, obbligati a dribblare malattie e pestilenze i nostri eroi vivacchiano, tra i ricordi di un passato d'oro destinato a non tornare più e un futuro che non promette nulla di buono. Argomentazioni interessanti che permettono a McIntosh di mostrarci lo spirito di adattamento dell'umanità a ogni stravolgimento che le si piazza davanti. Si tira avanti, accettando la nuova realtà e tentando di e

Lo spettatore #195- Le semplificazioni: Censor (2021)

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La politica, si sa, tende a offrire soluzioni semplici a problemi complessi. Come in Gran Bretagna negli anni ottanta, ad esempio, con una tensione sociale a livelli di guardia e la trovata inventata dal governo per placarla: la censura sui film dell'orrore, così pieni di violenza da traviare i giovani. Sempre la stessa storia: libri, fumetti, film e oggi videogiochi. Ogni mezzo innovativo viene utilizzato come capro espiatorio per l'inevitabile decadenza della società. Il bello è che a questi truffatori crediamo ancora e lo dimostriamo ogni volta che mettiamo il bigliettino nell'urna. Enid Barnes (la notevole Niamh Aigar) si occupa proprio di questo. Affettare chilometri di pellicola arrivando al punto di bandire determinati prodotti dal mercato inglese. Ci crede per di più. E' convinta di portare avanti la missione di proteggere i sudditi di sua maestà dalla corruzione morale del cinema a basso costo. Una bacchettona insomma, ma fino a un certo punto. Perché lei quest