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Visualizzazione dei post da maggio, 2023

Lo spettatore #203- Innumerevoli tentativi di imitazione: Perfetti Sconosciuti (2016)

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Di recente ho scoperto che Perfetti Sconosciuti è il film italiano che vanta il maggior numero di imitazioni all'estero. Dal canto mio, prima di ricevere questa notizia, non ho mai provato troppa curiosità per la pellicola di Paolo Genovesi. Ricordo che ai suoi tempi ebbe un certo riscontro, ma raramente vado d'accordo con pubblico e critica, quindi non ho voluto dare peso ai pareri freschi di sala. Certo, alla luce dei dati attuali potrei essermi sbagliato. Quindi forse è giunto il momento di approfondire la questione. L'aspetto del prodotto ricorda quello di una piece teatrale trasportata sullo schermo. Unica location o quasi, sette personaggi attorno a un tavolo, il convitato di pietra che diventerà importante più avanti nella storia e tante chiacchiere messe insieme in un crescendo che ha l'obbiettivo di traslare dolcemente l'umore dalla commedia al dramma. Il regista esordisce con una presentazione breve ma efficace della fauna, lascia intuire l'esistenza d

Lo spettatore #202- La cosa giusta. Sempre: Hostiles (2017)

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Difficile fare i conti con il proprio passato, specialmente per una nazione con una storia lunga una pagina alla disperata ricerca di miti fondativi. Gli americani, tanto per fare un esempio del tutto casuale, hanno questa cosa della frontiera. Un luogo della nostalgia dove la determinazione (e qualche arma da fuoco) potevano consentire anche al più gretto degli individui di costruire un impero. La radice del sogno a stelle e strisce, in un certo senso. Il punto è che questa epica vacilla quando si vuole studiarne più nel profondo i meccanismi. Lo scempio della cultura nativa, ovviamente, ma anche l'anarchismo selvaggio. Riletture che col tempo hanno iniziato ad affermarsi, facendo scoprire agli yankees che forse quella che esportano per il mondo non è la meravigliosa libertà che si poteva respirare nei vasti paesaggi del nuovo continente, ma il piacere della sopraffazione tipico di un certo modo di vivere il far west. A inizio film arrivano i Comanche, determinati a bruciare una

Lo spettatore #201- L'attenzione al dettaglio: Ultima Notte a Soho (Last Night in Soho, 2021)

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Ammetto che senza passare a trovare Erica del Bollalmanacco e Cassidy della BaraVolante non sarei mai venuto a conoscenza del film di oggi. La mia già scarsa propensione per la novità ultimamente si è fatta ancora più acuta. Un altro passo verso quell'eremitaggio che, a questo punto, credo sia il vero obbiettivo della mia esistenza. Ma per ora sono ancora connesso al resto dell'universo e quando ho trovato la pellicola a disposizione sull'ormai nota piattaforma satellitare, ho ricordato le belle parole spese dai due splendidi recensori prima di me. Non potevo quindi farmi scappare: Se mi chiamassi Fox Mulder e di mestiere dovessi dare la caccia ai fenomeni paranormali, di sicuro un'indagine su Ana Taylor-Joy la aprirei. Dopotutto ci sono arrivati anche i registi, che scelgono la sua bellezza rettiliana per il ruolo del personaggio atipico tra la folla di figure tutte simili. Il giusto contraltare alla protagonista: una Thomasin McKenzie pulitissima nel suo modo di pre

Lo spettatore #200- Il divertimento del 2000, oggi: Il Mondo Dei Robot (Westworld, 1973)

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James Cameron ha più volte dichiarato che per la creazione di Terminator fu decisivo un sogno nel quale veniva braccato da un androide inarrestabile. Io credo che, oltre alla peperonata, anche il film di oggi abbia contribuito alla causa. Michael Chricton deve avere qualche conto aperto con i parchi tematici. Anni prima dei dinosauri già costruiva un luogo dove il divertimento dei facoltosi raggiungeva limiti mai toccati prima (e del quale il Jurassic Park di spielberghiana memoria potrebbe ambire a diventarne un settore, in effetti). A Delos è possibile vivere un periodo nella propria epoca preferita (tra le tre a scelta) grazie a una straordinaria tecnologia che consente di utilizzare androidi identici agli esseri umani, programmati per rendere l'esperienza fin troppo realistica. Insomma, come dice il lancio pubblicitario, una struttura che vi permetterà di assaporare il divertimento del 2000, oggi (lo so, viviamo nel 2023, ma va bene, ci siamo capiti). Insomma una di quelle pell

Iuri legge per voi: Fairy Tale (2022) di Stephen King

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Non c'è niente da fare. Quando vedo quel nome stampato su una copertina la mia mano scatta travolta da un riflesso involontario. Del resto il cuore batte senza che nessuno gli dica di farlo. So cosa volete dire: occorre essere razionali nelle scelte, che il denaro al giorno d'oggi costa uno sproposito e andrebbe centellinato e impiegato con attenzione. Stephen King è un autore con un grande futuro alle spalle, uno che si è rilassato parecchio negli ultimi anni. Inoltre, almeno da titolo, stavolta si è buttato addirittura sulle favole. Ma perché scusate, ha mai scritto altro? Maestro dell'orrore, re del brivido e chissà quante altre etichette sono state appiccicate alla schiena di quest'uomo, spesso solo per ragioni pubblicitarie. Se volete sapere la mia, io ho sempre faticato a vedere la figura di King come quella di scrittore horror. Più che altro l'ho sempre considerato un autore fantasy. Con un lato fiabesco particolarmente spiccato, tra l'altro. Chi sono Ala