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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

Lo spettatore #251- La paura di perdere qualcuno: Pietà (피에타, 2012)

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Una storia di vendetta. Un revenge and rape (inversione dei termini voluta) anomalo, crudele, infido, insinuante, senza pietà (appunto). Roba che solo in oriente hanno ormai il coraggio di presentare. Ecco, il film parte subito mettendo le cose in chiaro: il nostro eroe qui è un totale squilibrato, sadico bastardo il cui compito è recuperare i crediti elargiti a strozzo dal suo capo. Completamente privo di morale, storpia persone senza tentennamenti, tra l'altro tutta gente povera che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e che rappresenta la culla della cultura coreana destinata a farsi assorbire dalla modernità. Poi però nella sua vita entra una strana donna che pare arrivare dal passato e che ne sconvolge le abitudini, costringendolo a fare i conti con una nuova compagna: la paura di perdere qualcuno. Mi fermo qui con la trama, anche perché Kim Ki-duk se la gioca con qualche colpo di scena che è giusto lasciare nascosto, anche se la sua opera non è fatta di questi strat...

Lo spettatore #250- Una faccia da schiaffi: Senza esclusione di colpi (Bloodsport, 1988)

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Dice che Bloodsport racconta la storia vera di Frank Dux e del suo inatteso trionfo al Kumitè del 1975. Tutte cose millantate dall’artista marziale senza prove, ovviamente, ma comunque intriganti per scriverci sopra un bel film di schiaffoni e lanciare la carriera di un tizio snodabile che di nome fa JCVD. Tramina piuttosto esile quella messa a terra da Christopher Cosby e Mel Friedman: in sostanza si sa che c’è un torneo clandestino a Honk Kong, si sa che parteciperà il visetto di JCVD (e che quindi lo vincerà) e si vede subito un personaggio con la faccia da bullo delle medie che non potrà che essere il grande cattivo della vicenda, quel Chong Li (Bolo Yeung) spietato e scorretto con il percorso già preparato per la finale. Diciamo che non serve essere molto acuti per capire come andrà a finire, ma può comunque rivelarsi interessante scoprire come il film ci condurrà attraverso il percorso. Newt Arnold decide di offrire il centro della scena a Van Damme, qui al primo ruolo di rilievo...

Lo spettatore #249- Un altro pagliaccio assassino: Terrifier (2016)

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Il titolo di oggi mi è passato davanti agli occhi talmente tante volte da finire inevitabilmente per incuriosirmi. Tenevo un vago senso di sospetto sempre attivo nei confronti di Arthur il Clown però, perché da lontano sembrava il solito assassino da film slasher. Ma soprattutto temevo che la tradizionale stupidità delle sue vittime mi facesse bollire il latte nelle ginocchia. Complice il consueto allineamento planetario di certe domeniche mattina invernali, mi è finalmente capitata l'occasione di buttare l'occhio sul primo film di quella che ormai possiamo definire saga. Un prodottino girato con due spicci, si direbbe, con poche ambientazioni e una manciata di caratteristi buttati nel mucchio. Damien Leone e il suo gruppo sono consapevoli di tutti i limiti derivanti da simili condizioni e paiono sfruttare l'occasione per mettersi alla prova rinunciando a pretese o ambizioni. Il risultato è un'opera effettivamente derivativa del genere horror più in voga negli anni otta...

Lo spettatore #248- Film del terzo tipo: Nope (2022)

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Non so perché a volte mi vengono in mente certi paragoni, ma dopo aver visto Nope la prima cosa che mi è saltata in testa è stata che Jordan Peele potrebbe essere il vero nuovo Steven Spielberg, alla faccia di JJ Abrahms e di tutti gli scimmiottatori seriali. Chiaramente, ben consapevole della stupidaggine partorita dal mio stanco cerebro, mio sono subito schiaffeggiato da solo imponendomi lo sciacquo della bocca. Ma sapete com’è: quando un’idea ti si insinua nel cervello, scacciarla diventa difficile. Anche perché Peele lo conoscevo da prima di Nope e non mi era sfuggita la sua capacità di infilare argomenti senza considerare l’intrattenimento come un prodotto del demonio. Get Out mi aveva divertito parecchio grazie al suo modo originale di interpretare il genere, alla svolta narrativa che ribalta tutto e alle inquietudini che si respirano prima che avvenga, senza che questi elementi andassero a oscurare la denuncia all’ipocrisia di certi ambienti imbellettati. Con Nope il regista ava...