Lo spettatore #269- Salvare il Natale: Uno Rosso (Red One, 2024)

Pare dunque giunto il momento di aggiornare la lista dei Babbi speciali del blog, anche se questa volta il nostro Uno Rosso è semplicemente una versione aggiornata del simpatico nonnino che tutti conosciamo ben bene. Ma ora diamoci una mossa che c’è da salvare il Natale.
Si lo so e sono d’accordo anche io: questa storia di salvare il Natale messa in piedi da una piattaforma multimilionaria che sfrutta proprio il giorno santo per accumulare tesori inestimabili suona un pochino stucchevole. Ma cosa ci volete fare, l’umanità vive nell’ipocrisia da quando ha imparato a domare il fuoco, è fin troppo ingenuo pensare di redimerla nell’anno 2025 DC. Io, per quel che vale, per esorcizzare la cosa mi son visto il film a Luglio, almeno il gelo polare mi ha un attimo rinfrescato.
Tolto questo e il finale zuccheroso immancabile in una pellicola di questo genere, devo però ammettere che Red One sa essere simpatico. Magari non divertentissimo, ma simpatico e quantomeno le sue due orette, per quanto un filino troppe, riesce a portarsele a casa grazie a delle trovate indovinate.

L’idea di presentare il caro vecchio Santa C. come un capo di stato con tanto di guardia del corpo e servizio di sicurezza iper tecnologico è vincente, aiuta The Rock a entrare nel flow e muove una sceneggiatura (scritta da tal Chris Morgan su soggetto di Horam Garcia, se vi interessa) che quantomeno trova un modo originale di entrare in scena. Poi son d’accordo anche io, sotto la patina da commedia splapstick guidata da un Chris Evans che si diverte come un riccio e si vede, si cela la classica fiaba di Natale che finirà per coprire tutte le intenzioni e posso anche condividere l’opinione (che forse nessuno ha nemmeno mai espresso) secondo la quale Mamma Ho perso L’Aereo era capace di osare di più e più a lungo. Ma siamo nell’era della cosa giusta, non si può nemmeno pretendere troppo.

Curiosa la scelta del villain, affidato alla strega di Kiernan Shipka, attrice che ho visto crescere e che forse è qui per richiamare le menti più giovani verso un prodotto dal tema non particolarmente alla moda per loro. Tuttavia la ragazza ci dà dentro, prende la questione seriamente e il suo viso, che già mi infastidiva quando da bambina tormentava l’esistenza di January Jones, si rivela indovinato per essere indossato da una strega secolare decisa a sistemare i torti del modo seguendo metodi  piuttosto drastici. L’aspetto destabilizzante della questione (si fa per dire ovviamente) è che solitamente i giovani attori in rampa di lancio vengono schierati dal lato dei buoni, possibilmente come protagonisti, spesso gli unici a poter usufruire di un cervello funzionante. Questo ribaltamento se non altro dimostra come Jake Kasdan sotto lo sguardo severo di Jeff volesse proporre qualcosa di fresco.

Che poi ci sia riuscito, beh, questo è tutto un altro paio di maniche. Il ritmo del film è abbastanza buono, ma forse una sforbiciata non gli avrebbe fatto male. L’idea in sé funzionicchia, ma l’impressione è che volerci costruire sopra un colossal da 250 milioni sia stata una scelta esagerata per ciò che il film è. Vero, viviamo nell’epoca nella quale ceti roditori spendono più o meno la stessa cifra due volte l’anno per proporre sempre la stessa menata, ma non è che questa sia una scusante. Tuttavia il bel gruzzolo buttato sul tavolo da Amazon MGM è rimasto nel gargarozzo a tutti gli elementi coinvolti nel progetto, vista la scarsità di riscontro e le brutali critiche piovutegli addosso.
Una cattiveria forse immeritata per una pellicola che in fin dei conti se ne va via piuttosto liscia. Se nemmeno a Natale riusciamo più a essere buoni chissà cosa ne sarà della nostra società





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