L'arte della pubblicità- Mad Men
Possono gli ultimi due
minuti di una serie TV valere tutte le sette stagioni che li hanno
preceduti? No, naturalmente. Poiché senza una narrazione solida,
personaggi intriganti e un intreccio godibile nemmeno ci si arriva a
quei due minuti.
Può capitare, però, che
gli ultimi istanti di un racconto riescano magicamente a chiudere un
percorso iniziato molto tempo prima, rendendo manifesti tutti i
significati di un'opera pur senza svelarli apertamente.
Quando ho visto la faccia
sorridente di Don Draper sfumare dentro a quello spot li, beh, ho
pensato che gli autori di Mad Men sapessero fin da subito che quello
fosse il finale della loro storia.
Mad Men parla di
pubblicitari, in particolare di quelli che da Madison Avenue a New
York stabilivano i gusti dell'intero pianeta. E' una serie corale,
con tantissimi personaggi in gioco, ma il protagonista assoluto
risponde al nome di Don Draper (Jon Hamm) anche se potrebbe benissimo
decidere di non farlo.
Quello che gli autori
tentano di fare è raccontarci i cambiamenti della società americana
durante il decennio più scoppiettante del secolo scorso. Ovvero
quegli anni sessanta che uscivano dagli happy days attraversando una
serie di conflitti sociali destinati a lasciare il segno.
Durante questo percorso la
figura di Don Draper cambia parecchio agli occhi dello spettatore. Se
sulle prime pare un affascinante uomo pieno di mistero, pian piano
che la sua storia viene alla luce si finisce per detestare il suo
modo di essere e la sua incapacità di tenere il serpente dentro la
gabbia.
Don pare un personaggio
alla eterna ricerca di qualcosa di diverso, di nuovo. Uno che non sa
bene dove sia la sua personalità, ma che si compiace di esercitare
la sua influenza sugli altri.
Forse un pubblicitario non
è un artista. Eppure fa un lavoro creativo che influenza la società
nella quale vive, non solo per la capacità di venderci un prodotto
piuttosto che un altro, ma anche per la forza con la quale le sue
idee si impongono su di noi. Don vive da artista, perché, al
di la del diffuso pensiero anticapitalista che vorrebbe dire il
contrario, lo è.
Questo protagonista si
muove all'interno di una fauna variegata, composta da gente che ha il
terrore del fallimento, carrieristi senza scrupoli, donne alla
ricerca di un posto paritario nell'ordine sociale e famiglie
tradizionali alle prese con la ribellione di una generazione assai
diversa da quella dei genitori.
C'è una guerra sullo
sfondo (quel Vietnam che rappresenta forse la più grave cicatrice
della società americana), ma ci sono anche le conquiste spaziali, le
mode che cambiano alla velocità della luce, gli omicidi eccellenti.
Poi l'irruzione della televisione nelle abitudini e l'arrivo dei
computer che mandano ai matti qualcuno.
Tutto racchiuso da una
ricostruzione storica e scenografica praticamente impeccabile che
trasporta lo spettatore dentro il decennio più sconquassante
dell'occidente, per fargli capire che, alla fine della fiera, così
sconquassante non era.
Certo Mad Men è una serie
TV e come tale si porta dietro i problemi tipici del format al quale
appartiene. Ripetizioni, alcuni episodi stiracchiati per arrivare al
numero di puntate necessarie, qualche incongruenza qua e la. Oltre a
un protagonista a tratti molto respingente.
Eppure è difficile non
considerarla imperdibile. Certo, la narrazione è un po' lenta e
nelle stagioni finali alcuni salti temporali sembrano fin troppo
repentini. Però ogni personaggio ha qualcosa da comunicare. Ci si
potrebbe perdere dei giorni ad analizzarne uno ad uno per scoprire
come affrontano il dramma del cambiamento.
Poi c'è quella
conclusione li. Chi l'ha visto sa quale è lo spot che parte a
chiusura della serie e, se ha prestato la giusta attenzione al
contesto, sa anche quanti siano i significati celati dietro un
semplice trucco di montaggio.
Dal modo che ha la società
di prendere valori sentiti e trasformarli in prodotti da vendere, al
bisogno di un artista di uscire dall'ufficio per trovare la giusta
ispirazione, fino al mondo che cambia per rimanere sempre uguale a se
stesso. Ci sono decine di modi per interpretare quella sequenza e
ognuno di essi apre altri scenari che ci dicono quanto Mad Men sia
riuscita a scavare nel profondo proponendoci un gran pezzo di
letteratura televisiva.
Per chi non è arrivato in
fondo non dirò mai quale è lo spot che chiude l'ultima stagione.
Bisogna conquistarseli certi privilegi. Mad Men a volte è una
conquista, non lo nego.
Intanto, aspettando che
ognuno di voi tagli il traguardo, faccio gli auguri a tutti.
Auguri Coca Cola, si
intende.
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