Lo spettatore #186- Insegnanti che ti trattano come uno scemo: La Scuola Cattolica (2021)

Davano dare Dune quella sera in sala e nell'attesa proiettarono la solita sequela di spot e trailer che solitamente mi sforzo di ignorare. Ad un certo punto, però, partì una scena priva del montaggio sincopato tipico degli annunci e scevra delle musiche enfatiche che ti fanno salire l'adrenalina. Una sequenza con tre ragazzi in macchina colti in un momento di spensieratezza mentre cantavano una canzone di Battisti.
Il gioco degli sguardi, l'accenno di erotismo mentre la telecamera indugiava su una giovane coscia, le espressioni poco serene dei tre che oscillavano tra il divertimento imbarazzato e la tristezza appena velata mi suggerirono che quel momento apparentemente innocente nascondesse qualcosa di estremamente sbagliato.
Io non sapevo di cosa si trattasse, anche perché non comparve nessun titolo a svelare l'arcano. Però ero certo che quel film dovevo vederlo. A tutti i costi.
Non penso sia corretto accusare un'opera di non rispettare le mie aspettative e sicuramente il fatto che la Scuola Cattolica non sia un thriller iperteso, come la scena che vi ho descritto sopra mi faceva supporre, è un problema tutto mio.
Però cribbio. Io un pochino ci avevo creduto e ciò, secondo me, a qualcosa è dovuto.
La Scuola Cattolica è una pellicola che mette in scena la falsa morale di una classe benestante abituata a scaricare i propri figli alle scuole private. Luoghi ove vige una ferrea disciplina forse, ma seppelliti sotto le ipocrisie rappresentate da genitori distanti e violenti col faccione di Scamarcio, da preti con la passione per le zoccole e da omosessuali nascosti sotto la maschera di integerrimi padri di famiglia. Nuclei problematici per lo più, ma abili a celarsi dietro i portoni dei loro ricchissimi palazzi.
Roba che si trova a un tanto al chilo, se vogliamo e che qui diventa la solita scusa utilizzata per nascondere le colpe dei singoli dietro la facciata della società. Un punto di vista fin troppo abusato, ma che a volte produce buoni racconti.
Quindi va tutto bene, per davvero. Solo che non dovete farmi incazzare.
Perché, dopo un'introduzione che fa ben sperare quelli che come me contano di godersi il thriller, attacca la voce fuori campo e inizia a venire giù tutto quanto. Lo sapete benissimo cosa si dice di questo stratagemma, ma bisogna dire che talvolta può anche funzionare se ben bilanciato.
Qui non succede, tanto vale che lo dica subito. La funzione del narratore è di esplicitare il messaggio a ogni opportunità che gli si presenta, all'interno di un film che già di suo fa poco per mantenerlo sullo sfondo.
Caro regista, io grazie a quella scena ti ho dato fiducia, come testimoniano i sette euro lasciati in biglietteria. Mi farebbe davvero piacere che la stessa cosa tu la facessi con me. Chiaro, non mi ritengo un intellettuale del tuo livello, ma credimi se ti dico che non serve spiegarmi le cose col dito. Non stiamo parlando di astrofisica termonucleare applicata. Ai concetti che ci tieni così tanto a far passare ci arrivo da solo. Tu pensa a raccontarmi la storia.
Appunto: la storia. La Scuola Cattolica è un racconto corale che mette in scena la vita di un gruppo di liceali alle prese con i problemi e le difficoltà dell'ipocrisia di cui sopra. Ma sono convinto che anche chi non ha visto l'opera sappia benissimo che il culmine della vicenda è il massacro del Circeo, quel fatto di cronaca poco raccontato che vive all'ombra di tante stragi del nostro paese.
La scelta di ampliare così tanto la pletora di personaggi da seguire però leva subito dal tavolo la possibilità che questo avvenimento sia il vero perno della faccenda. Certo la parte finale è molto aggressiva, con la violenza non troppo sbandierata e la tensione di una situazione fuori controllo (anche se la voce fuori campo riesce a smorzare pure quei momenti). Ma il fulcro non è li e c'è poco da fare. Secondo me una scelta non indovinata dal punto di vista narrativo, ma, come sapete, non sono la persona più indicata per stabilire una cosa del genere.
Il fatto è che, così com'è, questo film secondo me non funziona, perché spiega e non mostra. La scelta del thriller invece (e dagliela) avrebbe aiutato a stare attaccati alla storia, senza per questo perdere nulla di un contesto così urlato. Ma anzi, dando la possibilità anche a noi scemi che non saremmo mai riusciti a cogliere la denuncia degli autori, di divertirci un pochino con una lampadina accesa in testa.
Lo so, lo so. Uno compra le cose come stanno e se non gli piacciono affari suoi, poteva starci più attento.
Solo che io ci credevo capite? Vedendo quella sequenza, percependo la tensione sotto traccia e capendo a quali avvenimenti il film si riferisse, ci credevo. Pensavo davvero che finalmente una pellicola potesse affrontare tematiche serie senza rinunciare all'intrattenimento, ma anzi, sfruttandolo per veicolarle.
Niente da fare, resterò sempre un povero stolto. Uno di quelli a cui serve una voce fuori campo che gli spieghi quello che sta vedendo.
Perdonatemi.




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