CDC #96- Lo sforzo bellico: Il Battaglione Perduto
Non amo i film di guerra
ed è solo grazie al complicato rituale di sorteggio che adotto
quando non so cosa vedere se sono piombato all'interno del genere.
Quando mi sono trovato a scegliere tra una ristretta schiera di
eletti, Il Battaglione Perduto ha attirato le mie preferenze.
Un po' perché, per una
volta, ed essere protagonisti sono i soldati della 1° guerra
mondiale e non della iper-inflazionata seconda. Un po' perché nella
mia mente riecheggiava qualche ricordo legato a questo titolo. Tipo
che alla sua uscita se ne parlò. Tutto può essere, ma credo
semplicemente che il mio cervello si diverta a ingannarmi.
Nemmeno il regista si
ricorderà di questa roba, probabilmente.
Girato per la televisione
con una fotografia grigiognola che prova a fare il verso alle mode
dell'epoca, Il Battaglione Perduto narra le vicende di un manipolo di
soldati della 77° Divisione impegnati in una missione impossibile
atta a scardinare le difese tedesche. Guidati dal mio amico Richy i
valorosi combattenti saranno capaci di resistere senza rifornimenti
fino all'insperato arrivo del grosso delle truppe.
Non credo esista un metodo
più convenzionale di questo per raccontare una storia di guerra.
L'eroismo senza compromesso dei soldati, un ufficiale senza macchia,
un generale che chiede l'impossibile e sembra spietato solo perché
non riusciamo a percepire il quadro completo, un nemico che inonda di
rispetto gli eroi per caso a stelle e strisce. Una sorta di spot per
il reclutamento messo insieme da Russel Mulchay, probabilmente su
richiesta dell'esercito.
Del resto il film non fa
nulla per nascondere i suoi intenti guerrafondai. Fin dal disclamer
iniziale, in cui ci tiene a ricordare come i soldati americani girino
per il mondo a portare democrazia, l'intera opera è un'esaltazione
del conflitto bellico. Le cose brutte, come i feriti e i morti,
vengono inquadrate di sfuggita, il cameratismo sottolineato da ogni
dialogo, l'eroismo e la determinazione e l'inossidabile resistenza
del popolo multiculturale americano sono padroni incontrastati.
Data di uscita del film:
dicembre 2001.
Come da prassi per
operazioni di questo genere, la trama non c'è. I personaggi vengono
scritti nel modo più vago possibile e le loro interazioni risultano
utili solo a delineare uno spirito di corpo che faccia sembrare la
guerra un'avventura meravigliosa. Manca solo Audie Murphy.
Dal
punto di vista estetico Russel Mulcahy cerca di imitare con pochi
soldi quello che altri hanno realizzato delle tasche piene. Quindi
gran parte del budget se ne va in esplosioni e la confusione dello
scontro ravvicinato viene ricreata con l'utilizzo di una camera a
mano agitata da tutte le parti. Il risultato finale non è nemmeno
malaccio, se consideriamo il tipo di prodotto che si sta guardando.
Certo, il tutto è un po' confuso, ma sotto questo punto di vista le
scelte narrativa e il totale anonimato della fauna presente sullo
schermo giocano il loro ruolo.
Chissà
se questo lavoro ha contribuito all'arruolamento del popolo americano
nei ranghi dell'esercito. Di certo, visto che all'epoca gli States si
preparavano a una nuova serie di campagne di esportazione, il suo
scopo principale era quello.
Oggi
una storia di guerra che estrapoli dalla narrazione atti di
vigliaccheria, disperazione e cadute nella follia ha poco senso. Ma
se si mostra ciò che la guerra è davvero, c'è il rischio che
nessuno voglia più andarci.
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