Iuri legge per voi: Il nuovo sesso: Cowgirl (Even Cowgirls Get the Blues, 1976) di Tom Robbins

Di recente si è spento Tom Robbins, autore talmente celebre e osannato da non essere riuscito a scavare un buco nell’immensa oscurità della mia ignoranza. Gli epitaffi di cui ho letto in rete mi hanno incuriosito, però io sono uno che non si fida nemmeno dei giornali di cui si fida, quindi urgeva una verifica immediata della qualità di questo scrittore nella speranza di evitare l'ennesimo autore della beat generation.
Devo ammettere che la prima scelta sarebbe stata Uno Zoo Lungo La Strada, libro dal titolo stuzzicante, nonché esordio a quanto pare sfolgorante del nostro. Tuttavia tale romanzo sembra diventato introvabile, quindi ho dovuto ripiegare su Il Nuovo Sesso: Cowgirl nel terrore di trovarmi di fronte al tipico libro simil-erotico mascherato da letteratura alta. Intendiamoci, non ho nulla contro l’erotico, escluso il fatto che mi annoia a morte, così come contro la letteratura alta, che però non capisco e perciò mi annoia a morte. Sono un tizio senza fantasie e dalla capacità mentale alquanto limitata, probabilmente non un buon partito, come si diceva una volta.
Ma torniamo a noi. La prima cosa che ho compreso prendendo in mano il tomo di Robbins è stata in realtà una conferma, e cioè che i titoli italiani sono spesso fuorvianti. Per quanto nel libro si parli di sesso, in effetti esso non è l’argomento principale e non è mai trattato in maniera pruriginosa. Ho pensato anche che il titolo facesse riferimento al genere della protagonista, ragazza indipendente e libera da lacci e che poco si presta alle classiche definizioni, specialmente dell'epoca. Elemento che in effetti avrebbe senso, ma anche chi se ne frega. La questione importante è che abbiamo a che fare con un romanzo fresco (nonostante i suoi cinquant’anni), figlio in un certo qual modo della letteratura da strada, ma anche abbastanza ironico da esserne una parodia.
Il mondo creato da Robbins è zeppo di personaggi che sono una caricatura, e che sintetizzano abbastanza bene varie sfaccettature dell’umanità, finendo per diventare indimenticabili punti di riferimento. La narrazione brillante con le parole che quasi travolgono il lettore tanto le pagine ne sono piene, farebbe pensare addirittura a un romanzo scritto di impulso, sull’onda di un’ispirazione torrenziale e inarrestabile. Eppure le oltre cinquecento pagine di cui è composto e la capacità di collegare avvenimenti dal peso specifico importante lungo tutto l’andamento della storia certificano lo studio di ogni dettaglio da parte di un autore che effettivamente aveva qualcosa di speciale (almeno qui).
Se poi è vero che nella parte finale il ritmo rallenta è altrettanto riscontrabile come la trama sia destinata a un climax brutale che ne giustifica l’andamento. Le atmosfere si incupiscono seppur dietro la maschera dell’ironia, la tragedia è nell’aria, inevitabile. Ma non manca mai la leggerezza di una narrazione capace di cambiare il punto di vista con una naturalezza disarmante, oltre che di condurci al centro dell’azione accompagnati da un autore che sembra invitare il lettore a guardare le scene assieme a lui, fino a far sentire Sissy e gli altri veramente vicini, nonostante le loro assurdità. O magari proprio per quelle.
Si direbbe che Robbins sia uno di quegli scrittori con il flusso, uno a cui le parole escono con facilità e che riesce a farne un uso abbondante senza appesantire la lettura. Se proprio dovessi paragonare Cowgirl a qualcosa, direi che il libro che ho letto e che più gli si avvicina è La Scopa Del Sistema di Wallace, altro scrittore americano celebrato (ma sfortunato) che secondo me una letta a queste pagine l’ha data.
Quindi si, se questo è Tom Robbins, posso capire perché venga celebrato così tanto nei coccodrilli. Probabilmente questa non sarà l’ultima avventura in sua compagnia e se solo fosse meno complicato da trovare sarebbe pure meglio.
Leggetelo.
Ciao.


 

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