Lo spettatore #273- Gladiatrici nell'arena: Spare Parts (2020)
Credo di dover ringraziare il Zinefilo per questo scampolo di divertimento dalla durata di un’ora e mezza. Spare Parts è uno di quei film che fluttuano nascosti nei meandri più oscuri delle piattaforme e se non c’è un bravo esploratore a illuminarli con la sua torcia, trovarli sarebbe impossibile. Quindi occorre dare lustro al lavoro di questi incredibili scopritori, senza di loro chissà quante opere finirebbero nell’oblio.
Si perché Spare Parts appartiene a
quella categoria di prodotti piccoli che finiscono per essere
dimenticati, roba girata con pochi spiccioli in tasca e tanta voglia
di divertirsi e divertire, che non si arroga il compito di far
passare il Messaggio, ma solo quello di dare allo spettatore
un’oretta di evasione.
La storia ci racconta di quattro ragazze componenti di una band abbastanza toste da difendersi a cazzotti dall’aggressione di un gruppo di motociclisti esagitati durante un concerto. Solo che qualcuno nota la loro grinta e decide di rapirle per sfruttarle come gladiatrici in un’arena incastonata dentro uno sfasciacarrozze.
A fare da cornice a tutto ciò una miscela di generi che va dall’horror, al post-apocalittico, dall’azione (predominante), per arrivare a un tocco di dramma famigliare.
La storia ci racconta di quattro ragazze componenti di una band abbastanza toste da difendersi a cazzotti dall’aggressione di un gruppo di motociclisti esagitati durante un concerto. Solo che qualcuno nota la loro grinta e decide di rapirle per sfruttarle come gladiatrici in un’arena incastonata dentro uno sfasciacarrozze.
A fare da cornice a tutto ciò una miscela di generi che va dall’horror, al post-apocalittico, dall’azione (predominante), per arrivare a un tocco di dramma famigliare.
Chiaro, non stiamo parlando di un
capolavoro imperdibile del cinema e se commetteste l’errore di fare
la punta alla sceneggiatura rischiereste seriamente di scoprire come,
levando appena un po’ la patina dalla superficie, non esista alcuna
logica perché le cose funzionino in quel modo.
Ma amen, tra frattaglie sparse nei combattimenti e momenti da cattivo dei cartoni animati, ciò che conta qui è lasciarsi andare e il concetto è sempre quello: se non siete disposti ad affrontare la visione con questo spirito meglio lasciare Spare Parts ad affondare negli abissi della vostra piattaforma preferita (tanto dovrebbe essere presente ovunque, a quanto ho capito).
Se poi volete proprio trovare qualcosa di più interessante rispetto a quattro ragazze vestite di (poca) pelle nera che affettano energumeni di 150 chili come prosciutti in salumeria, ci sono i rapporti tra i personaggi.
Ma amen, tra frattaglie sparse nei combattimenti e momenti da cattivo dei cartoni animati, ciò che conta qui è lasciarsi andare e il concetto è sempre quello: se non siete disposti ad affrontare la visione con questo spirito meglio lasciare Spare Parts ad affondare negli abissi della vostra piattaforma preferita (tanto dovrebbe essere presente ovunque, a quanto ho capito).
Se poi volete proprio trovare qualcosa di più interessante rispetto a quattro ragazze vestite di (poca) pelle nera che affettano energumeni di 150 chili come prosciutti in salumeria, ci sono i rapporti tra i personaggi.
Non fraintendetemi, non voglio vendervi
l’idea che dietro le battaglie mortali delle nostre giovani si celi
il potenziale di un dramma intimista profondo e toccante. Tutto ciò
che si vede è stato scritto in funzione di una trama che fa delle
legnate il suo filo conduttore.
Tuttavia potremmo vedere il nostro quartetto come un assemblaggio di due coppie. Una di queste vuole la bassista e la batterista scambiarsi effusioni in attesa di un piccolo pronto ad arrivare, l’altra prevede due sorelle (frontwoman e chitarrista) che sono l’anima della band.
Se le prime due servono solo a fare numero, innescando una sottotrama di vendetta blanda e poco coinvolgente, la dinamica tra sorelle mostra un certo potenziale sfruttando sentimenti come invidia e gelosia. Forse poteva essere usata di più e meglio, arrivando comunque agli stessi esiti raggiunti dalla sceneggiatura, perché lo zucchero messo dentro nel finale rischia di rendere la pietanza immangiabile, ma comunque il regista schiva il pericolo e ci regala una conclusione in linea con l’opera.
Tuttavia potremmo vedere il nostro quartetto come un assemblaggio di due coppie. Una di queste vuole la bassista e la batterista scambiarsi effusioni in attesa di un piccolo pronto ad arrivare, l’altra prevede due sorelle (frontwoman e chitarrista) che sono l’anima della band.
Se le prime due servono solo a fare numero, innescando una sottotrama di vendetta blanda e poco coinvolgente, la dinamica tra sorelle mostra un certo potenziale sfruttando sentimenti come invidia e gelosia. Forse poteva essere usata di più e meglio, arrivando comunque agli stessi esiti raggiunti dalla sceneggiatura, perché lo zucchero messo dentro nel finale rischia di rendere la pietanza immangiabile, ma comunque il regista schiva il pericolo e ci regala una conclusione in linea con l’opera.
In giro si dice peste e corna di questo
prodotto e francamente non capisco perché. Si sente esaltare tanta
di quella spazzatura anni ottanta e novanta come fosse un
tesoro dimenticato, mentre si tratta semplicemente di roba immonda
che dovrebbe essere abolita dalla corte europea dei diritti dell’uomo
tanto è atrocemente noiosa. Poi si dà degli incompetenti a questi
canadesi che, per carità, non saranno mai autori sopraffini, ma
sanno cosa vogliono raccontare e lo fanno con lo spirito giusto.
È ovvio che se volete trovare una pellicola con una storia credibile e una gestione dei combattimenti elegante, non è Spare Parts che state cercando. Ciò che conta è che questo prodotto conosce i propri limiti e li espone senza vergogna puntando a divertire.
Con me ci è riuscito, ma magari è solo perché mi accontento di poco.
È ovvio che se volete trovare una pellicola con una storia credibile e una gestione dei combattimenti elegante, non è Spare Parts che state cercando. Ciò che conta è che questo prodotto conosce i propri limiti e li espone senza vergogna puntando a divertire.
Con me ci è riuscito, ma magari è solo perché mi accontento di poco.
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