Lo spettatore #267- Semplici storie da strada: 10 Cose Di Noi (10 Items or Less, 2008)

Lo spunto dal quale prende il via 10 Cose Di Noi vede un giovane regista alle prese col suo primo lavoro indipendente che per fare il botto decide di ingaggiare un attore famoso, uno tipo Morgan Freeman. Per raccontare ciò il regista di 10 Cose Di Noi mette in piedi un progetto indipendente e per fare il botto chiama Morgan Freeman. Che strana matrioska è il mondo del cinema.

Va detto che sarebbe stato interessante capire cosa poteva venire fuori da un progetto a spirale come questo, ma in realtà Brad Silberling (che esordiente non lo era affatto) non era minimamente interessato a sviluppare l'assurdo insito nella sua idea.
Il suo scopo era piuttosto quello di raccontare una di quelle storie piccole che nascono di continuo (o che almeno i cineasti credono lo facciano) attraverso un film essenziale, di quelli che piacciono tanto agli amanti della realtà senza fronzoli, ma che invece di andare a vedersela per strada preferiscono gli venga mostrata su uno schermo.
Insomma, il pubblico che ha portato al successo trasmissioni come Real World.
Occhio perché non sto facendo nomi a caso: nonostante stia parlando di una pellicola confezionata nei tardi anni zero, l’aspetto novanta è piuttosto evidente nell’opera di Silberling, tanto da ricordare un prodotto come Clerks, se escludiamo il bianco e nero e la freschezza che caratterizzava il lavoro di Kevin Smith.
Qui abbiamo un regista già attivo a Holywood da un decennio (almeno) e un attore di prima fascia, oltre a svariate comparse di lusso, quindi quell’atmosfera da strada è solo ricercata, mai veramente trovata.
Ciò che resta allo spettatore (quantomeno a me) è una sceneggiatura simpatica, due personaggi teneri e una trama impalpabile dove l’evento principale è il colloquio di lavoro di una cassiera che vuole diventare segretaria e il relativo viaggio dell’eroe in compagnia di un attore che pare un bambino di cinquant’anni, totalmente incapace di badare a se stesso, ma perfetto guru della crescita personale.
La durata lampo consente al film di mantenere un certo equilibrio e di schivare i momenti di vuoto assoluto che un progetto del genere si porta dietro, tuttavia non definirei la visione di 10 Cose Di Noi un’esperienza indimenticabile.
Chiaro, la mancanza della lingua originale porta via qualcosa (lo stesso titolo inglese in realtà è un gioco di parole), ma la presenza di Freeman tra i produttori e di tutte le personalità che si avvicendano per pochi istanti sullo schermo, mi fa pensare che alla base del progetto ci fosse qualcosa di più che un semplice film a basso budget. Ho persino ipotizzato si trattasse di un impegno collettivo per aiutare un amico in difficoltà, ma Silberling all’epoca non era fermo, quindi non so.
Dura abbastanza poco da non essere una visione sconsigliata e per quello che vuole raccontare è anche riuscito. Magari un po’ banalotto ecco, ma non fa male a nessuno. Uno di quelli che vi passano davanti, salutano e se ne vanno, finendo per essere dimenticati in fretta.




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