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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

Lo spettatore #264- La storia dell'orso: Annientamento (Annihlation, 2018)

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Ricordo che ai suoi tempi Annientamento godette di una critica piuttosto favorevole: il film di Alex Garland parve piacere proprio a tutti, Natalie Portman si portò a casa la solita sporta di elogi e tutti sostenevano quanto l'opera fosse intrigante e innovativa. Come spesso succede quando un prodotto ottiene un così grande riscontro tendo a ignorarlo, non perché mi senta particolarmente snob, quanto piuttosto per il serio rischio di rovinarmelo a causa delle aspettative. Il romanzo no però, quello ho voluto leggerlo, mannaggia a me. Il libro (o meglio, la trilogia dell'Area X) in realtà, non l'ho trovato un brutto intrattenimento, tuttavia se mi doveste chiedere oggi di cosa parla andando oltre una semplice descrizione per sommi capi, beh, non saprei come rispondervi. Jeff VanderMeer costruiva un racconto alla Lost (tanto per fare l'esempio più conosciuto del filone) giocando tutte le sue carte sul mistero di una situazione inspiegabile, sul tentativo della scienza d...

Lo spettatore #263- Quando ancora non guidava: Pitch Black (2000)

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È esistito un tempo durante il quale Vin Diesel non si limitava a far fischiare le gomme della sua Dodge Charger in giro per il pianeta, ma tentava di costruirsi una carriera non per forza legata al suo cognome d’arte. A quell’epoca qualcuno, forse esagerando un poco, ne tesseva le lodi pronosticandogli un avvenire da Bruce Willis, magari anche per via della pettinatura. A quell’evo remoto appartiene il filmetto di oggi, quello che in definitiva ha donato l’attore alla collina. Pitch Black, pur non essendolo in senso stretto, ha l’aspetto tipico del B-Movie di fantascienza degli anni zero. Filtri colorati che appiattiscono ogni cosa, strani effetti applicati all’obbiettivo della camera, mostri realizzati con grafica computerizzata (il più possibile mimetizzati in modo da non vedere lo scempio che tale tecnica allora apportava alla visione), gruppo ristretto di attori che vanno da qui a lì e da lì a qui urlandosi addosso e un paesaggio sterile popolato da una fauna ostile. Un film poco ...

Lo spettatore #262- Vecchi dolcetti e allettanti promesse: Bloody calendar (Le calendier, 2020)

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Lo sappiamo, i film strambi a sfondo natalizio non sono una novità. Persino questo ridicolo blog propone una quasi rubrica a tema che per adesso conta solo il solito horror americano fatto con due dollar i e una commedia per ragazzini francese . Nel titolo di oggi non c'è un Babbo Bastardo che rovina le feste, quanto un oggetto indemoniato che si diverte a giocare con la realtà. Ad ogni modo rimaniamo comunque in Francia. Eva è una tipa sfortunata che ha visto spezzarsi il suo sogno di ballerina insieme alla sua schiena e che ha un padre col cervello divorato dall'alzheimer che nemmeno la riconosce più. Chiaro che quando arrivano le feste la assalga un'ondata di tristezza devastante. Per fortuna la sua amica le ha portato un curioso calendario dell'avvento: un simpatico oggettino in legno antico che contiene dolci che stanno lì da chissà quanto tempo e che io non mangerei nemmeno sotto prescrizione medica, ma a quanto pare qui nessuno si fa le domande giuste. Del res...

Lo spettatore #261- Jesse Owens dove sei?: Race (2016)

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La vita di Jesse Owens sembra un film, ma può un film raccontare la sua vita, specialmente in un epoca che pretende narrazioni prive di spigoli? A quanto pare Stephen Hopkins ha deciso di rispondere a questa domanda e lo ha fatto attraverso una produzione che sembra nata per farsi bella davanti a uno specchio. Le imprese sportive di Jesse Owens credo le conoscano tutti, così come l'importanza del contesto nel quale avvennero. Son passati novant'anni da quelle olimpiadi eppure gli spettri dalle grigie uniformi con le fasce rosse scarabocchiate vagano ancora per il nostro mondo, pronti a riempire freschi sacchi di carne e gettare una nuova oscurità sull'alba dell'avvenire. Ma noi occidentali durante questo tempo dovremmo aver capito come disinnescare i pericoli ed evitare a quei fantasmi di tornare. Dovremmo, appunto. Perché in realtà siamo ancora qua a fare la solita propaganda da due soldi. Race forse non è un mero manifesto politico, anche perché gli manca la forza per...