Iuri legge per voi: Qui non può succedere (It Can't Happen Here, 1935) di Lewis Sinclair

Di recente mi è capitato di ascoltare un monologo nel quale Ricky Gervais si lamentava della Brexit e di come questa venisse giustificata in quanto promossa da un referendum popolare. Lui dice che il voto del popolo non rende una decisione buona, anzi, invita a riflettere su come il popolo che ha votato al referendum sia lo stesso che necessita di un avviso sulle confezioni di candeggina che gli ricordi di non berla.
Se vogliamo è più o meno la tesi di Lewis Sinclair, che già negli anni trenta del novecento provava a raccontare come il suffragio universale, per quanto grande conquista della civiltà occidentale, non garantisse affatto i sistemi democratici. Nemmeno negli avanzati Stati Uniti.

L'idea della supremazia made in USA era radicata nei contemporanei di Sinclair forse più di quanto lo sia oggi. Nonostante gli esempi infausti che arrivavano dall'Europa e dalla Russia, gli americani si sono sempre sentiti protetti dal loro liberalismo estremo che, dicevano, avrebbe impedito a chiunque di arrivare al potere e imporre la propria dittatura su quella bella nazione.
Quindi Doremus Jessup, giornalista e direttore di giornale (oltre che protagonista del romanzo), vede l'ascesa del senatore Berzelius Windrip con distacco, quasi si trattasse di un'eventualità troppo ridicola per poter venire presa seriamente in considerazione. Lui è convinto che gli appigli religiosi del politico, i suoi proclami esagerati, il suo arringare la folla, dureranno finché faranno presa sulla rabbia della gente. Ma poi, quando sarà il momento di esercitare il proprio diritto di voto, le persone si sveglieranno dall'incantesimo.
Tutto ciò accade nella prima parte del libro, quando la lettura è in un certo senso difficile. Forse per rispettare il suo distacco, la narrazione rimane lontana da Jessup, utilizzando il personaggio come strumento per dare un poco di contesto a una storia che la prende molto alla larga.
La fatica qui si sente, soprattutto perché Sinclair fa un grande utilizzo di riferimenti suoi contemporanei e limitati agli Stati Uniti, che ovviamente non conosco. Ho perso il filo in più occasioni mentre sorvolavo la situazione senza inquadrare un punto dove atterrare e immergermi nel racconto.
Poi però Windrip in effetti le elezioni le vince (non è un'anticipazione particolarmente determinante quella che vi do) e Sinclair inizia la manovra di avvicinamento, mentre l'organizzazione politica del senatore prende in mano le sorti della nazione, diventando sempre più equivoca, tanto che quando inizia a scontentare anche coloro i quali si sono entusiasticamente gettati tra le sue braccia, ormai le cose sono andate un po' troppo oltre per poter pensare a una soluzione pacifica della questione.
É già tempo di resistenza, di ribaltoni al vertice, di guerriglie combattute da una comunità disgregata da se stessa (e di partecipazione per il lettore, sempre più immerso nella narrazione).
Qui Non Può Succedere l'ho trovato a tratti ostico, ma rimane un romanzo interessante, ottimo specchio capace di riflettere dopo cent'anni il mondo che ancora ci circonda.


 

Commenti