Lo spettatore #231- Uno strano cielo color vaniglia, O forse è malaga?: Apri Gli Occhi (Abre los ojos, 1997)

Chi di voi ricorda Vanilla Sky, opera del 2001 di Cameron Crowe con un Tom Cruise dal faccino deturpato? Ecco, come scriverebbe la Settimana Enigmistica, forse non tutti sanno che quel film è il remake di un prodotto spagnolo del 1997 che in comune con la sua scintillante controparte hollywoodiana ha la storia (ovviamente) e Penelope Cruz.
Oggi parleremo di lui.

Se avete negli occhi la fotografia patinata, il musetto del bel Tom (per quanto offeso dal trucco) e il carisma di Cameron Diaz, trovarvi di fronte allo sbiadito e quasi televisivo Apri Gli Occhi potrebbe indurvi a pensare che sulla collina facciano le cose meglio.
Ma se le star internazionali, i colori brillanti e i Radiohead ad aprire la colonna sonora sono effettivamente elementi di pregio, fatico a capire quanto di suo Cameron Crowe sia riuscito ad aggiungere al prodotto originale.
Vero, Vanilla Sky non lo vedo da decenni e un ripassino mi farebbe bene (è già in lista) e ricordo che ai tempi mi convinse raccontando un tipo di storia che mi attirava come una mosca sulla m. (qui era meglio se usavo la metafora dell'ape, scusate). Oggi, dopo aver guardato l'originale, devo ammettere che anche in Spagna quel tipo di racconto lo sapevano affrontare. Magari con mezzi modesti, ma lo facevano.
A leggere i commenti che a suo tempo Vanilla Sky raccolse, pare di intuire la scarsa alchimia tra gli attori coinvolti nel progetto e una percezione della prestazione Penelope Cruz poco lusinghiera. Tutti appunti che verrebbe naturale muovere anche ad Apri Gli Occhi, seppure qui la cosa non appaia troppo grave. La messa in scena spoglia di Amenabar infatti dona al prodotto un aspetto artigianale che ben si sposa con qualche forzatura portata in scena di Eduardo Noriega e Fele Martinez, due che non saranno mai Marlon Brando e Paul Newman, ma nemmeno fingono di poterlo diventare.
Inseriti in un contesto che non si spinge alla ricerca della fotografia perfetta, che rinuncia a qualche effetto speciale, che riduce al minimo canzoni troppo famose per evitare di pagare una fortuna in diritti d'autore e che si concede solo qualche piccolo virtuosismo nel finale, questi due funzionano abbastanza bene.
Così come è credibile Cruz, che di là invece è stata massacrata, o ancora meglio Naijwa Nimri, la vera creatura impalpabile e misteriosa che forse meritava il viaggio oltre oceano.
Se avete visto lo sfigurato Tom passeggiare per le deserte strade di New York, conoscete già il gioco psicologico che sta dietro alla narrazione. Come detto Crowe non aggiunge né toglie troppo alla trama pensata per il film di Amenabar.
La sceneggiatura gioca con la fantascienza, il sogno e la realtà, provoca riflessioni nello spettatore quando gli sbatte in faccia la soluzione dell'enigma, lasciandolo divorato dai dubbi.
Il regista prova a mostrare una realtà diversa da quella espressa a parole dai personaggi. Una pellicola interpretabile, di quelle che piacerebbero ai fratelli Nolan e che per questo potrebbe risultare ostile a chi vede in questo tipo di espediente la voglia levare riferimenti nel disperato tentativo di coprire il vuoto. Secondo me questo non è il caso, ma a ognuno il suo pensiero.
Ovvio, se avete visto e amato Vanilla Sky, forse questa apparirà una visione superflua. Tuttavia se doveste guardare prima questo e poi affrontare l'altro, magari il cuore potreste lasciarlo in Spagna.
Ad ogni modo mi son stancato di scrivere. Quindi ciao.

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