Lo Spettatore #228- La caduta dell'impero: Barbarian (2022)

Idea interessante quella di ambientare un horror a Detroit, città un tempo fiorente che le infinite crisi economiche hanno impoverito, al punto che l'abbandono ha divorato i suoi quartieri residenziali fatti di casette dai giardini verdi e curati. Perché quella della Motown è un po' la storia degli Stati Uniti condensata in una manciata di chilometri quadrati, o forse la storia di un'intera civiltà prossima al collasso anche se non se ne rende conto. Viene da chiedersi quanti mostri vivano tra le rovine dell'impero che fu.

Barbarian non parla di questo comunque e se proprio volete trovarci simili significati dovrete scavare molto, o semplicemente possedere una mente completamente disciolta come quella che alberga tra le pareti del mio cranio (che non ha pareti, perché tondo come tutti, questo per farvi capire quanto la situazione sia andata avanti).
Il fatto è che per parlare di un film del genere occorre starci attenti. Ogni minimo riferimento alla trama rischia di rovinare lo spettacolo a chi non ci si è mai approcciato e siccome lo spoiler è uno dei reati più gravi nell'era dell'internet, meglio andarci cauti.

Mi dicono che Zach Cregger qui è all'esordio e se fosse per me direi che ha iniziato proprio bene. Certo, il suo modo di trattare il genere mi costringe ai salti mortali, ma va comunque detto che il suo lavoro è molto più importante del mio stupido blog, quindi è un atteggiamento che terrò volentieri.
I fatto è che il regista gioca con lo spettatore, proponendogli una vasta gamma di sensazioni all'interno di una pellicola che fa di tutto per spiazzare chi la guarda. Parte in un modo, sembra proporre uno sviluppo lineare, pur se arricchito da un'atmosfera via via più intensa, conquista con un aspetto estetico molto in voga tra gli autori moderni e anche se si intuisce dove il racconto andrà a parare, diventa divertente capire fino a che punto i personaggi agiranno in un certo modo.
Ecco. La forza di Cregger è quella di ribaltare tutto, più volte, modificando lo stile delle riprese, lasciandosi travolgere dall'ardore giovanile e dal gusto della sperimentazione, senza che mai la sua opera sembri troppo gonfia (o quasi almeno).

Il risultato è un prodottino bello fresco, che forse nelle singole parti non dice niente di nuovo, ma che nel suo insieme cattura, sa essere malsano, inquietante, divertente, assurdo, matto e tutti gli aggettivi che cercate dentro un film horror per farvelo piacere. Qualcuno si è spinto a definirlo horror comedy, ma al di là di qualche spunto portato da un particolare personaggio, direi che qui di ironia ce n'è poca, perché il soggetto che sta alla base dell'impalcatura è oscuro come la notte e coinvolge elementi sociali piuttosto turbanti. Anche se sopra allo spunto narrativo è stato costruito un edificio che permetterà di vederne i contorni solo molto avanti nella visione.
Soprattutto Barbarian è una pellicola davvero bella da vedere, che gestisce benissimo i ritmi, sa spezzare le atmosfere al momento giusto, sa costruire l'attesa in modo efficace. Utilizza un numero molto parco di spaventi da salto sulla sedia, ma li mette nel punto giusto, in modo che facciano ciò per cui davvero servono, ovvero costruire la minaccia e l'inquietudine che qui, date retta, si respirano a pieni polmoni. Anche se non durante tutta la visione, perché Cregger sa dosare tutti gli ingredienti con una grazia non comune nel genere.
Direi che questo è un film consigliatissimo che proverà a prendersi la vostra attenzione progressiivamente senza stuzzicarvi con trovate troppo facili, ma semplicemente mostrandovi quanto una giusta regia sappia costruire il contesto .
Non perdetelo, anche se non avete nemmeno capito di cosa parla. Anzi, direi soprattutto per questo, perché sarà come scartare un regalo, con dentro un regalo, con dentro un regalo, con dentro un regalo....



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