Iuri legge per voi: A volte ritornano (Night Shift, 1978) di Stephen King

Prima di arrivare a formare un proprio stile riconoscibile e in qualche modo confortevole anche gli scrittori più importanti e talentuosi devono tastare il terreno e il racconto breve è forse la forma migliore per sperimentare.
Se leggere Stpehen King è un'esperienza rassicurante nonostante spesso le sue storie abbiano tutt'altre intenzioni, lo si deve proprio al percorso che l'autore ha intrapreso per trovare la propria voce.
A Volte Ritornano rappresenta questo: una miscela di tentativi (riusciti o meno come vedremo) con i quali il giovane King negli anni settanta ha plasmato la propria impronta.

Jerusalem's Lot: Ecco un esempio di quanto dico. Un racconto epistolare e gotico decisamente lontano dal King che abbiamo imparato a conoscere. Qui il Re decide di omaggiare i classici dell'horror americano producendo uno dei pezzi più lunghi dell'antologia, ma anche uno dei meglio riusciti.


Secondo turno di notte (Graveyard Shift): Meno convincente della precedente, questa storia parla di cose vecchie e topi mutanti. L'impressione è che all'idea iniziale non sia seguito uno sviluppo brillante. Si gioca tutte le carte sul ribrezzo di una situazione umidiccia e ammuffita (come la mia copia del libro, ora che ci penso).


Risacca notturna (Night Surf): Il progetto dell'Ombra Dello Scorpione che verrà. Un gruppo di giovani sopravvissuti a una tremenda epidemia tira avanti, ormai abituato alla tragedia e gelido nei confronti della morte. Lo definirei passabile, proprio perché si tratta del frammento di un'idea ancora tutta da esplorare.


Io sono la porta (I Am The Doorway): Un racconto che mi ha fatto venire in mente La Moglie Dell'Astronauta, nel quale un uomo di ritorno da una missione spaziale scopre di essere stato infestato da una creatura aliena. Bell'omaggio alla fantascienza classica con tutti quegli occhi che fanno impressione.


Il compressore (The Mangler): Forse il primo pezzo famoso della raccolta, The Mangler racconta di una stiratrice impazzita a causa di una possessione demoniaca. Si notano il tema delle macchine senzienti (che tornerà) e la capacità di far finire la storia al momento giusto. È diventato celebre per la trasposizione cinematografica non felicissima di fine anni ottanta.


Il babau (The Boogeyman): Il racconto più bello di tutta l'antologia parla della classica trasformazione in mostro dell'armadio di tutti i problemi psicologici che possono minare una persona. Il personaggio principale è davvero un piccolo gioiello nel suo essere fastidioso e al tempo stesso facilmente comprensibile. Il perfetto cattivo kinghiano, a volte grottesco ma mai artefatto. Peccato solo per un finale troppo sbrigativo che rompe un poco il patto con il lettore.


Materia grigia (Grey Matter): Anche qui un mostro interiore che si manifesta esteriormente, ovvero l'alcolismo che diventa un blob grigiastro pronto a ingoiare il mondo. C'è la tipica tormenta di neve che crea atmosfera e un finale che lascia sospesi, nella consapevolezza che il peggio debba ancora arrivare.


Campo di battaglia (Battleground): Uno dei racconti meno ispirati della collana che vede per protagonista un sicario appena rientrato dalla sua missione alle prese con un pacco contenente dei soldatini. Vivi. Lo definirei strano, perfetto soggetto per un B-Movie, ma assai poco intrigante.


Camoin (Trucks): Non credo di dovervi spiegare di cosa tratti questo racconto. È Maximum Overdrive (Brivido) o Trucks se volete farvi male, senza la parte iniziale e il finale. Il che gli dona una chiosa assai più inquietante, va detto.


A volte ritornano (Sometimes They Come Back): Traccia titolo del progetto (per la versione italiana), anch'essa spunto per un film che il tempo ha cancellato dalla mia memoria, A Volte Ritornano sembra un episodio di Ai Confini Della Realtà. Uno dei meno riusciti però, perché il motivo che porta Loro a tornare dal protagonista è tirato per i capelli e rovina l'atmosfera di questa storia di zombie intelligenti.


Primavera di fragole (Strawbewrry Spring): Un campus scolastico immerso in un caldo fuori stagione e ammantato da una nebbia fitta che copre le scorribande di un assassino a piede libero. Un altro racconto che parte da uno spunto sviluppato appena e penalizzato da un colpo di scena finale telefonato con largo anticipo.


Il cornicione (The Ledge): Thriller ad altissima tensione che sembra provenire dagli anni novanta. Perfettamente calibrato, sempre al limite della sopportazione, ottimamente concluso. A dimostrazione che King sa scrivere di tutto, l'horror è solo una delle sue frecce.


La Falciatrice (The Lawnmover Man): Divertente racconto su un giardiniere vorace e sull'inquietudine di fronte all'inspiegabile. Gli autori del Tagliaerbe millantano questa storia come fonte di ispirazione del loro film. In realtà, a parte il titolo inglese, i due prodotti non condividono nulla, il che depone a favore del racconto.


Quitters Inc.: Storia che trasmette una sorta di disagio verso il salutismo imperante negli Stati Uniti. Un uomo vuole smettere di fumare, ma finisce in una girandola senza via d'uscita gestita da poteri molto crudeli. Intrigante.


So di cosa hai bisogno (I Know What You Need): Cosa differenzia l'amore dal plagio? Riflessione interessante attuata attraverso un racconto dal puro stile kinghiano, con fenomeni paranormali perfettamente integrati nella quotidianità della vita americana. C'è anche un tratto ambientato nel Maine. Forse non riuscitissimo, ma perfetto prototipo di scrittura del nostro SK.


I figli del grano (Children Of The Corn): Altra storia che ha bisogno di poche introduzioni, perché fonte di ispirazione diretta di un film e del suo sterminato plotone di seguiti. Breve e diretta racchiude elementi quali crisi coniugali e culti ancestrali. Credo ispirata dal classico Villaggio Dei Dannati, sa essere crudele e senza speranza, cosa non così comune nella letteratura del nostro. Almeno in quella pubblicata sotto forma di romanzo.


L'ultimo piolo (The Last Rung of The Ladder): Il senso di colpa dentro un racconto che non ha nulla di horror. La storia di un uomo che riceve una lettera dalla sorella e ricorda un avvenimento della sua infanzia nel quale ha scoperto di essersi conquistato la fiducia di lei e di come, avanzando con l'età, abbia finito per non meritarsela. Non proprio memorabile, ecco.


L'uomo che amava i fiori (The Man Who Love Flowers): Un innamorato corre verso il suo appuntamento e si ferma a comprare un bel mazzo di fiori. Ma non è tutto come sembra in questo racconto un pochino sgonfio perché si intuisce fin da subito cosa non va nella perfezione della descrizione.


Il bicchiere della staffa (One for The Road): Di nuovo Jerusalem's Lot, di nuovo i vampiri, ancora una tormenta di neve. Non serve altro per uno dei racconti più belli dell'antologia. Puro King dall'inizio alla fine. Insieme ad altri tre o quattro pezzi, il vero motivo per il quale acquistare il libro.


La donna nella stanza (The Woman in The Room): Altro racconto sul senso di colpa che parla anche di eutanasia e altri temi di grosso spessore. Sarà che ero arrivato in fondo e mi sentivo esausto, ma non ricordo nemmeno una sillaba, come non l'avessi nemmeno mai letto. Forse nella mia edizione non c'è. Boh.


Comunque ho finito. Tante cose.



 

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