Lo spettatore #225- Il treno dei vip: Bullet Train (2022)

A volte mi sembra che gli anni smettano di scorrere. In quei momenti è come se fossi imprigionato nel 1999 con il nuovo millennio restio a mostrarmi le sue meraviglie futuristiche.

Guardando Bullet Train, ad esempio, non ho potuto fare a meno di pensare a The Snatch e a come un certo modo di trattare la commedia d'azione non passi mai di moda. La presenza di Brad Pitt ha contribuito alla sensazione, ma è stata soprattutto la gestione della sceneggiatura con i suoi personaggi strambi e i dialoghi rapidi e pieni di battute a darmi questa convinzione.
Insomma Bullet Train è un film degli anni novanta che è arrivato lungo all'appuntamento con la sala (se ci è andato). Ma non è detto che ciò lo metta per forza nel carrello dei bolliti, sia chiaro.

Intrappolare una mandria di assassini professionisti in uno spazio ristretto alla ricerca della stessa cosa, pur non rappresentando la novità più eclatante dell'ultimo ventennio, è comunque un buon modo per far deflagrare la commedia. Se poi questa ambientazione è un treno che procede a mille chilometri orari c'è da far salire l'adrenalina alle stelle. Devono averlo pensato anche i divi di Hollywood che si sono strattonati pur di dare una mano a David Leitch in questa impresa, magari solo per aggiudicarsi una comparsata di pochi secondi.
In effetti il prodotto procede spedito, fa in modo che succedano un sacco di eventi e si riempie di sangue come un gavettone, non dimenticandosi di far divertire gli spettatori con situazioni assurde. Tutto nella norma. Se poi siete tipi che si chiedono perché un treno che va da Tokyo a Kyoto sia praticamente privo di giapponesi a bordo, beh, sappiate che quelli come voi sulla collina li chiamano guastafeste.
Godetevi il viaggio e ridete cribbio.


Ridere (o quantomeno sorridere) in effetti non è difficile durante la visione, anche se gli anni novanta son finiti vent'anni fa (venticinque ormai) e le spassosissime gags sanguinolente di Leitch le abbiamo mandate a memoria un po' tutti quanti (o se Pitt nei panni dell'assassino pacifista sfigatello non pare proprio in parte).
Ma quanto meno il film va via bello teso e riesce a nascondere la prevedibilità delle sue trovate dietro un ritmo pimpante che si adegua al treno ad alta velocità che lo ospita.
Certo, i colori brillanti e le facce note che si dividono lo schermo farebbero pensare a un prodotto che coltiva qualche ambizione di eternità. Ma su questo il convoglio si schianta, appunto per la sua tendenza alla derivazione, al riproporre uno schema ormai assorbito da buona parte del pubblico che di questo lavoro dovrebbe essere riferimento.
Potrei anche discutere con voi del disagio profondo che mi ha colto quando ho visto Sandra Bullock comparire a fine film. Una visione sconcertante che comunque non pesa troppo perché dura un lampo, esattamente come quella di tutti gli altri ospiti di questo baraccone.
In fin dei conti il difetto di Bullet Train non è quello di essere un brutto film, anzi, devo dire che il suo lo fa e si porta a casa un intrattenimento onesto non facendo pesare quasi per nulla le sue due ore (ma i film da 90' che fine hanno fatto?). Il problema è che non ha lo spirito del tempo, di conseguenza gli manca la freschezza che questo genere di commedia dovrebbe portare con sé.
Come si suol dire: c'è di peggio in giro. Ma quel peggio rischiate di ricordarvelo più a lungo.





Commenti

  1. Vado controcorrente. Mi ci sono divertita come una bambina.

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    1. Riesce a divertire in effetti. È frizzantino, ma non indimenticabile.

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