Lo spettatore #222- Buon Natale a tutti!: Silent Night (2012)

Non c'è niente di meglio che passare la notte della viglia assieme a un bel film a tema, con Babbo Natale tutto preso a riportare le persone dentro al solco della moralità grazie alla distribuzione di doni e malefici pezzi di carbone. Poi che per raggiungere l'obbiettivo lui scelga di sterminare i cittadini non può che aggiungere pepe alla vicenda.

Occhio a non pensare male, però. Mi rendo conto che per come ve l'ho messa giù io siate portati a credere che il soggetto alla base di Silent Night possa produrre risultati divertenti, ma sareste in errore.
Non solo perché di Babbi Natale con le scatole di traverso è pieno il cinema di genere, o perché il titolo dell'opera non sembra proprio l'esito di raffinate ricerche. Quanto perché Steven C. Miller e i suoi ragazzi non sono stati capaci di tirare su nulla di decente da esso.
Ora, la prima cosa che mi ha fatto cadere le braccia sono stati i dialoghi inutili che ammorbano la fase iniziale della visione, quando la cinepresa segue la protagonista nei suo itinerario per presentarci tutta la carne pronta alla macellazione. Ma su questo potrei anche abbozzare, dato che Prime Video ha scelto di non propormi la lingua originale e quindi tutto questo disagio potrebbe anche spargerlo il doppiaggio.
Tuttavia i guai non si fermano qui..

C'è il discorso sulla morale, visto che il nostro Babbo, almeno sulle prime, sceglie di eliminare in modo doloroso e violento fedifraghi, pornografi e lussuriosi. Sembra quasi una sorta di arcangelo sceso tra i mortali a compiere il lavoro del suo principale, che, si sa, è meglio non chiamare in causa onde evitare gli strali dei credenti. Capisco il senso, anche se mi sarebbe piaciuto suggerire allo sceneggiatore (tal Jayson Rothwell) di utilizzare un pennarello dalla punta un pochino più fine. Tuttavia non mi spiego perché questa opera di ripulitura venga lasciata da parte per trasformare il gigantesco uomo in rosso in un vendicatore, impegnato a risolvere i torti subiti durante l'infanzia. Una svolta che manda in vacca buona parte delle premesse del racconto, trasformandolo nel solito slasher a tinte forti che, se volete sapere la mia, ha smesso di avere senso alla fine degli anni ottanta.
Vero, Miller gioca con il genere, sfruttando la particolare situazione per infondere al progetto anche un tocco noir. Tuttavia l'alchimia riesce maluccio, non riuscendo lui né a giocare con la tensione investigativa, né con il brivido dell'horror.

Ne viene fuori un film piuttosto noioso, che a un certo punto appare scontato e che si limita a giocare con la fantasia del killer, che quantomeno non risparmia nessuno durante il suo incedere. Per di più l'unica a crederci veramente è Jaime King, attrice di genere che forse meriterebbe qualcosa di più del ruolo di final girl. Lei ci prova, è quasi convinta di ciò che fa, anche se il suo personaggio è costretto a barcamenarsi all'interno di una sceneggiatura priva di senso, nella quale si sforza di dare logica a una serie di omicidi che a quanto pare non ne hanno. Perché anche se con un falshback finale l'identità del Babbo ci viene al fine rivelata, resta misterioso il legame che egli ha con le sue vittime (tranne un paio, quelle della vendetta). Non sarebbe grave se solo non si fosse fondato tutto l'aspetto investigativo su questo. Dettagli pronti a essere dimenticati, evidentemente. Al pari di un Malcom McDowell ormai spalla comica definitiva, qui nei panni di uno sceriffo tanto determinato quanto incompetente (altra trovata classica del genere).

Cosa resta di un'opera come questa? Assolutamente niente. Un horror che prova a giocarsi la carta del Babbo Bastardo, ma che non riesce a elevarsi in nessun aspetto, nemmeno nelle riprese di Miller, che con la sua dannata macchina a mano mi ha quasi fatto venire su la cena. Se proprio non sapete cosa scegliere alla vigilia di Natale per preparare il grande giorno, fatevi un favore, evitatelo. Piuttosto puntate sulla classica Poltrona Per Due o, se siete nauseati dalla centesima replica, buttatevi su uno stupido romantico da TV8. Almeno quelli non hanno la sfrontatezza di chiamarsi cinema.







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