Special Five capitolo 1: La musica italiana di Iuri

Ciao. Voi forse non ve ne sarete accorti, ma da un bel po' di tempo su queste pagine non si parla di musica. Il che è logico, data la difficoltà di trattare una disciplina che ha senso solo se ascoltata. Ma l'etichetta, devo dire, mi mancava, quindi mi sono arrovellato per tentare di capire come risolvere il dilemma.
Ecco dunque un colpo di genio. Una nuova rubrica con la quale straziarvi e che si pone l'obbiettivo di mettere insieme cinque pezzi scelti con criteri diversi di volta in volta. Ideona eh? No?
Vabbè, ormai che sono qui tanto vale che dia alle stampe il primo numero di questo spazio. Nel caso lo trovaste ripugnante sarà sufficiente segnalarlo qui sotto.
Le prime cinque canzoni selezionate sono legate alla musica italiana, giusto per portare a casa un risultato facile. Potevo iniziare a fare il figo e proporvi i cinque pezzi più sconosciuti degli ultimi dieci anni, invece me la gioco pop. Avrà senso quello che sto facendo? Ne ha mai avuto uno questo blog?

C'erano una volta un tempo e uno spazio all'interno dei quali io facevo cose con in sottofondo una di quelle playlist che Spotify propone per aiutare a scoprire roba nuova. Un ascolto per lo più distratto, a dire il vero. Ma quando l'algoritmo estrasse questo pezzo dal mucchio tutto quanto si fermò. Che tiro! Che garra! Ho così scoperto un gruppo che per qualche anno mi ha fatto della gran compagnia con almeno due dischi che ho sfondato a suon di ascolti.  


La vita è un accozzaglia di momenti tristi tenuti insieme dalla mediocrità. Eppure esistono delle fasi, brevi e cristallizzate, che sembrano far pensare all'esistenza della felicità. Non troppo tempo fa ne ho vissuta una che mi ha spinto a speculare sull'esistenza di un futuro non per forza grigio come l'asfalto. Ecco, quando quei momenti sono sottolineati da una canzone è anche meglio, perché lasciano una testimonianza diretta del loro passaggio.
Per di più questo pezzo mi è sembrato inspiegabilmente ignorato dalle rotazioni radiofoniche, nonostante il nome pesante in copertina e il fatto che sia indiscutibilmente una delle opere migliori (se non la migliore) del cantante in questione. Ma forse la mia è stata solo una sensazione.
Claudio Baglioni è un grande compositore di lagne così noiose da rendere inutile il possesso delle orecchie. Raramente il suo lavoro per me supera la fase del “e leva sta cosa che sto morendo dentro”. Eppure anche lui in gioventù, con la sua voce ruvida e la semplicità degli accordi, poteva azzeccare un pezzo.
Questo, per esempio parla di un rapporto in dissoluzione, di vite mangiate dall'abitudine, di occasioni perse per pigrizia. Di come certe storie siano prigioni squallide senza nulla di buono in serbo per i componenti della coppia. C'è della forza qui dentro.

Andrea Laszlo De Simone è un artista strano. Se conoscete un poco l'opera del cantautore sicuramente avrete intuito la sua predilezione per lo stile sixties e non serve che vi dica altro. Anche perché di lui so poco, se non che il suo disco Uomo Donna è ancora uno di quelli che suono più volentieri quando voglio qualcosa di bello. Vieni A Salvarmi è il pezzo del primo approccio che, al di là dell'evidente “omaggio” a Cry Baby Cry dei Beatles, riesce a colpirmi ogni volta. C'è un che di disperato qui. Qualcosa che non si ripercuote per tutto il disco dal quale il singolo proviene, ma che comunque sparge dentro di esso un disagio che non lo abbandona mai del tutto.

Manuel Agnelli ha finalmente ottenuto la sua pelle splendida. Un tempo però lottava assieme alla sua arte apparentemente indifferente alle sirene della notorietà. Un paroliere suadente, capace di esprimere forza attraverso testi molto intensi, dentro un avvolgimento musicale in continuo mutamento. La scelta, va da sé, in questo caso era difficile. Ho deciso di proporre questa questa, perché secondo me sa toccare le corde giuste. Ma se volete esplorare anche il resto del lavoro degli Afterhours non vi farete del male.

Ecco fatto. Il primo segmento è andato. Magari un giorno stileremo anche una seconda selezione. Poi vediamo.

Saluti.







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