La scoperta dello spazio: The Expanse

Finalmente sono riuscito a completare la visone di The Expanse, serie fantascientifica made in Bezos che tanti elogi ha ottenuto, così come tanto sconforto ha causato nel momento in cui è stato ufficializzato il suo triste destino (per altro comune a tutte quelle serie così interessanti da non interessare il pubblico).

The Expanse costruisce un futuro probabile nel quale l'intero sistema solare è diventato colonia umana. I limiti tecnologici e spaziotemporali, però, non consentono ai nostri eredi di andare oltre Saturno. Tutto questo finché non viene trovato l'antico manufatto che sconvolge la vita dell'universo conosciuto (o una cosa del genere). É un'idea non nuovissima quella della tecnologia aliena rinvenuta dalle nostre parti e capace di dare un nuovo impulso all'esplorazione del cosmo, ma riesce comunque affascinante perché lascia spazio a tante suggestioni.
Per di più, secondo la storia, l'espansione del genere umano ha prodotto nuove strade evolutive, con le generazioni nate al di fuori del pianeta madre oramai impossibilitate a visitare la Terra a causa di una forza gravitazionale troppo forte per loro. Chiaro che tra i terrestri e gli abitanti della fascia di asteroidi ci sia della maretta, simile (forse fin troppo) alle rivendicazioni proletarie contro le classi dirigenti.
Temi davvero interessantissimi, ma a convincermi davvero è stato lui.
Poter ammirare una narrazione che fonde la speculazione della fantascienza e la concretezza del noir può essere uno stimolo forte per il vostro blogger preferito, ma anche a me interessa perché è una commistione che necessita di un calderone ampio e bollente. Peccato sia un mero pretesto per lanciare il vero tema della storia (o almeno quello che lo è stato per le prime stagioni). Inutile raccontare l'amarezza che mi ha pervaso, ma ormai che c'ero valeva la pena andare avanti.
Al termine di tutta l'avventura, posso dire di coltivare un sentimento bivalente nei confronti di The Expanse. La serie è forgiata su di un contesto solido, pieno di possibili ramificazioni e suggerisce l'esistenza di un universo narrativo bello pieno. Può inoltre contare su personaggi a cui ci si riesce ad affezionare e altri che si fanno mal sopportare. Ma soprattutto prova (non sempre con buoni risultati) a costruire una popolazione tridimensionale, piena di dubbi e costretta a fare delle scelte talvolta non in linea con i propri valori. Questo porta ad alcuni momenti forti che fanno bene alla storia, perché forieri di colpi di scena ragionati e non buttati li tanto per movimentare la situazione.
Altre decisioni, invece, mi hanno convinto meno. Tipo quella di dividere le prime stagioni in blocchi stagni tramite un taglio secco nel mezzo che porta via personaggi e situazioni come non fossero mai esistiti. Secondo me un approccio che mal si adatta a un racconto così vasto, che punta ad avvolgere lo spettatore sfruttando le atmosfere di una fantascienza che sembra poter diventare realtà tra un attimo.
Poi c'è l'antico dilemma del prescelto, tarlo del mondo fantasy e che a volte si intrufola anche in storie come questa. Come detto The Expanse parla di un universo ricco che punta forte sul concetto di collettività. Eppure non riesce a rinunciare a un protagonista che sembra il centro di tutto il cosmo. Nulla accade in questa storia senza che passi prima o poi attraverso Holden, autentico mattatore di tutte e cinque le stagioni.
Chiaro, puntare su un unico personaggio aiuta a dare una direzione alla trama. Ma ho notato tante occasioni perse per espandere (appunto) la narrazione. Non un difetto che distrugge il prodotto, per carità, sono solo io che non apprezzo particolarmente queste scelte.
Potrei anche parlare dei ritmi traballanti, specialmente nelle prime stagioni, quando molte puntate sembrano dilatate oltre misura allo scopo di raggiungere il minutaggio obbiettivo.
Ma in realtà la mannaia è cascata su questo dramma spaziale nel momento di un finale pieno di conti aperti che gli autori speravano di chiudere in futuro.
Un vero peccato, anche perché proprio nelle ultime fasi la serie mi è sembrata trovare il proprio ritmo attraverso una costruzione più fluida e un approfondimento meno forzato.
Ma va così. Jeff è uno che sa fare di conto e se ha preso certe decisioni vuol dire che il libro contabile non lasciava alternative.
Però esiste una saga letteraria che, se non lo ha già fatto, immagino abbia voglia di completare l'arco narrativo di questi personaggi. Ecco, il vero merito di questa serie è stato quello di instillarmi la curiosità verso un filone (quello delle saghe) che solitamente non mi ispira.
Presto inizierò a leggere. Magari ne parleremo.





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