Iuri legge per voi: Figlia delle cenere (2021) di Ilaria Tuti

Non ho ben capito perché i libri noir vendono così bene in estate. Collane, stampe, ristampe: il genere più crepuscolare è quello che attira di più quando il sole ti spacca in quattro.
Intendiamoci, a me va benissimo così. Sono un amante delle atmosfere poco rassicuranti che questo filone porta con se. Per di più ho scoperto che l'autrice di oggi proviene dal mio areale, quindi ho anche la scusa per studiare cosa tira dalle mie parti.

Teresa Battaglia è un'investigatrice molto in gamba. Una di quelle capaci di costruirsi attorno una squadra di fedelissimi, che ha la tigna per contrastare l'arroganza di un questore che sta sempre uno scatto di carriera davanti a lei (pur non avendo un briciolo del suo talento) e che intuisce prima degli altri quali sono le migliori procedure per svolgere un'indagine.
Teresa è anche in procinto di andare in pensione, piegata da una delle malattie più bastarde mai concepite dalla natura. Proprio nel finale della sua brillante carriera, però, si ritrova per le mani un caso che non vorrebbe. Una patata bollente che la costringe a scavare nel suo passato, proprio quando la memoria inizia a fare cilecca.
Ilaria Tuti narra di un personaggio forte, dai trascorsi drammatici e con un futuro da scrivere nei bigliettini, prima che il buio si porti via ogni cosa. Regala scene strazianti, come solo il finale di una grande vita può offrire. Ma anche momenti foschi, dove i carnefici stabiliscono rapporti impensabili con i loro cacciatori, dentro un intreccio che è solo parte di qualcosa di più grande. No, Teresa Battaglia non può ancora ritirarsi, pure se lo vorrebbe più di ogni altra cosa. Lasciare in mano l'indagine ad altri significherebbe sporcarli, anche se avrebbero bisogno di cavarsela da soli per preparasi a un futuro senza la loro guida.
Pare evidente come Figlia Della Cenere sia solamente il frammento di un progetto più ampio. Teresa non è la classica investigatrice ricorrente alla quale molti romanzieri affidano la guida sicura delle loro storie. Il finale aperto del libro lascia intendere che ci dovrà essere un seguito. Certi riferimenti sparsi qua e là fanno intuire l'esistenza di pregressi che forse andrebbero scoperti per afferrare fino in fondo la profondità dei rapporti tra i vari personaggi. C'è anche un che di esoterico, mostrato attraverso alcune scene nella Aquileia imperiale delle quali avrei fatto a meno perché spezzano brutalmente il fluire della narrazione. Ma questa è un'idea mia.
Quello che conta è che ho letto un romanzo bello e avvincente, che però mi ha lasciato in sospeso. Solitamente non mi piace quando gli autori non chiudono le loro storie. Ma con Ilaria Tuti mi sa che è diverso. Ci ho messo un po' a trovarla, ma adesso credo che la seguirò fedelmente.

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