CDC #181- L'adolescenza e l'eccesso di ormoni: Freaky (2021)

Può un film stare in piedi solo grazie a una singola trovata? Si, a patto che gli autori sappiano come costruirci attorno una storia capace di reggere gli urti. Poi è evidente: se puoi mettere sullo schermo un Vince Vaughn in piena forma è meglio. Solo che non tutti vantano certi privilegi.
I nostri amici qui, per fortuna, Vince ce l'hanno e non temono di usarlo.
Se volessimo categorizzare Freaky non faticheremo a inserirlo nel filone delle commedie teen horror. Ci sono i ragazzini interpretati dagli adulti, l'ambientazione scolastica, situazioni assurde, ritmi sostenuti e anche un filo di splatter, che in questi prodotti non guasta mai.
L'inizio è quello tipico dello slasher adolescenziale, con quattro giovanissimi in rampa di lancio per fare le loro cose sessuali investiti dalla furia del solito serial killer mascherato. Ma non c'è nessuna intenzione di fare paura. Anche perché chi si approccia a Freaky sa già quale sarà la svolta narrativa e si mette solamente in attesa del grande momento.
Il “colpo di scena” arriva dopo il tempo necessario a introdurre i personaggi chiave della vicenda. Si mette in cascina un pelo di minutaggio ed ecco Vince Vaughn: che il divertimento abbia inizio.
Il gigantesco attore nei panni di una timida adolescente è davvero uno spasso. Naturalmente la sua è un'interpretazione molto fisica, ma, che ci crediate o no, il personaggio lo becca in pieno facendo uscire difficilmente lo spettatore dalla sospensione di incredulità.
Ma non è il solo a far funzionare il macchinario. Anche Kathryn Newton non si trova male nei panni dell'assassina, sfoggiando un look aggressivo e un'andatura che si discostano abbastanza dal personaggio di inizio il film. Anzi, direi che la ragazza si trova più a suo agio in questi panni, piuttosto che in quelli dell'esordio, cosa che forse stride un pochetto con le intenzioni degli autori, ma che si dimentica in fretta.
Così si può sostenere che bastino loro due a muovere i meccanismi della sceneggiatura. Il resto del lavoro di Christopher B. Landon si adegua tentando di gestire i comprimari e di tenere alti i ritmi.
Ecco, forse Landon si rilassa persino troppo, facendosi scappare la mano soprattutto in alcune fasi di montaggio. Ma sono sottigliezze dentro un prodotto comunque ordinato e di sicuro non troppo creativo.
Esclusa l'idea che da origine a tutto, infatti, la sceneggiatura non offre molto di più dei soliti inseguimenti buffi, degli equivoci tutti matti e di alcune scene violente narcotizzate dalla vena comica.
Certo, magari si prova a dare un tocco di profondità utilizzando il discorso della comunicazione tra madre e figlia più efficace quando si credono estranee. Ma non è che ci si possa costruire una seduta dallo psicologo.
Dopotutto Freaky ha l'unico obbiettivo di ruotare attorno alla sua trovata tentando di tirarci fuori un'ora e mezza abbastanza divertente. Ci riesce secondo me.
Resta la macchia di quel finale oblungo che non serviva. Ma si vede che avanzava spazio che in qualche modo andava riempito.
Freaky è un lavoro godibile, che si porta a casa la serata e non chiede chissà quale dedizione per essere compreso.
A volte questa roba ci vuole e se non è di fattura proprio pessima è anche meglio.
Un giretto direi che lo vale.





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