CDC #179- Una danza da incubo: Climax (2018)

C'ero già cascato con Enter The Void, film che mi risucchiò come un'aspirapolvere per poi lasciarmi stordito per giorni a chiedermi cosa fosse successo. Quando mi sono sentito pronto per affrontare Climax, ammetto di aver creduto che il precedente avesse forgiato una corazza per proteggermi dalle follie visive di Gaspar Noè.
Mi illudevo, naturalmente.


Si inizia con l'ultima scena del film, poi partono i titoli di coda, seguiti dalla presentazione dei personaggi in stile Real World di MTV (ci sta, il film è ambientato nel 1996).
A questo punto parte il balletto. Non amo molto la danza e la scena in questione è particolarmente lunga. Eppure affascina talmente tanto che vorrei non finisse. Sulle note di Supernature i ballerini incrociano i loro differenti stili incastrandosi alla perfezione, aiutati da una telecamera che pare partecipare attivamente alla coreografia. Una meraviglia che meriterebbe il grande schermo.
Ma le cose belle finiscono e così inizia la festa di fine lavori, dove il regista isola i suoi personaggi in piccoli gruppi e tutta l'armonia che pareva emanare dall'esibizione si rivela illusoria, quasi che la convivenza eterogenea auspicata da molti, senza un obbiettivo comune da raggiungere sia solamente un'utopia.
Comunque, dopo 47 minuti di film, arrivano i titoli di testa e inizia l'inferno.
Succede che qualche ebete decide di allungare la sangria con l'acido lisergico. Solo che i viaggi ognuno li vive a modo suo, specialmente se non si è preparato a dovere. Le danze diventano brutali, i ragazzi capiscono che qualcosa non va e inizia a serpeggiare il panico e con esso l'aggressività.
Da qui in poi ogni parvenza di trama scompare dalle intenzioni di Noè. La messa in scena è un girone dantesco colorato di rosso sangue. La telecamera si incolla ai derelitti, seguendoli a turno in quello che appare come un lungo piano sequenza, pieno di inquadrature sempre più sghembe. Tutto è distorto. Urla animalesche esplodono in lontananza, senza che sia necessario spiegare se siano figlie del terrore o della violenza. La musica rimbomba incessante.
Non si tira il fiato. Non c'è modo di uscirne.
Gaspar Noè non cede alla tentazione di mostrarci il viaggio folle che i suoi personaggi stanno vivendo. Palesa solo le conseguenze di questo sui loro comportamenti. Alcuni sembrano capaci di goderselo, diventando strane statue in movimento immerse in una danza che non vuole finire mai. Altri ne sono terrorizzati. Molti regrediscono a una condizione selvaggia.
Climax è un incubo in cui ogni forma di razionalità si scioglie nei miasmi dell'acido. Ogni minuto che passa diventa più crudo e bastardo. Succedono cose terribili che sporcano gli spettatori quanto i personaggi.
Se volete un esempio di horror puro e senza compromessi, Climax è quello che state cercando. Il terrore qui non ha motivazioni. Non ne ha alcun bisogno. Perché la scuola di danza è piena di mostri che aspettavano solo di essere evocati.  
Non è roba per tutti e sicuramente non accarezzerà tutte le sensibilità con la stessa forza. Noè è un esteta, per il quale la messa in scena vale più di mille righe di sceneggiatura. Ma mi ha fatto sentire lercio, perché se riesce a trascinarvi nel suo mondo sa come farsi ricordare.
Che esperienze che mi fa vivere monseur Noè. Che esperienze.





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