Vi racconto una storia: Distanze volume 2

 

-Una strada a due corsie che lo porti fuori legandolo alla fatica della sua socialità che poi devono manifestarsi milioni di simbolismi e altri personaggi che aiutano il protagonista a trovare una strada che in realtà è una capanna-
"..."
L'interferenza sorprese Marco davanti alla finestra. Lui non ci badò e tentò di guardare fuori, sperando che il suo sguardo si perdesse e che il filo dei suoi pensieri si riallacciasse.
-La capanna. Si la capanna che poi è il sogno e la donna del sogno che deve portare un messaggio si ma quale messaggio lo sto prendendo c'è l'ho li è a un passo il messaggio nella capanna è tutto li ruota tutto li ci arri...-
"..."
Di nuovo quella distrazione. E di nuovo la matassa srotolata, persa. Il profumo di lampone salì alle narici di Marco, portandosi dietro un filo di vapore. In mano aveva il tè. Se l'era quasi dimenticato -anche perché il sogno deve essere determinante quindi lo posso impostare prima e costruire due capitoli di presentazione ma deve succedere qualcosa...-
"..."
Marco abbassò lo sguardo sulla tazza. La portò verso le labbra e vi soffiò dentro spostando la nuvoletta che usciva dal liquido scuro. Si bagno le labbra con un sorso piccolissimo.
"AAAAAAAAHHHH!" un urlo provenne da dietro di lui. Marco si voltò appena, quel tanto che bastava per vedere Manuela seduta sul bordo del letto.
"Perché questa canzone?" gli chiese lei.
"Ti senti offesa perché non ne ho messa su una delle tue?" fece lui, senza sapere bene cosa stava dicendo. -Che poi se preparo bene la presentazione può venirne fuori anche un terzo capitolo di giornate tutte uguali in modo da...-
"Sarebbe stato carino, lo ammetto. Ma so che non ti piace il mio lavoro. E' che questa la odio proprio."
"Non riesco a capire cos'è che esattamente vuoi da me." le rispose lui -mentre l'incidente dovrebbe avvenire dopo magari a metà del...-
"Non lo so. La canzone. Mi mette a disagio. Cosa vuol dire «solo lei ha ciò che voglio»? Non capisco." la sentì dire.
Marco non ci vide più. La nube dei pensieri gli si diradò dalla testa. Si allontanò dalla finestra: "Ancora questa cazzo di canzone?"
-Come può non capire?- Pensò mentre posava la tazza sulla scrivania. Staccò il cavetto che collegava il laptop allo stereo: "Ecco! Problema risolto!"
"Ma perché fai così?" gli chiese lei. Lui la vide in volto e si accorse che Manuela lottava per non piangere. Le si avvicinò, quasi confuso da quella reazione. -Perché non capisci? Tu fra tutte, perché non capisci?-
Lei alzò lo sguardo per incontrare quello di Marco. Una ciocca di capelli neri le scivolò sull'occhio.
"Oggi hai bisogno di conferme. Negli ultimi tempi hai sempre avuto bisogno di conferme. Eppure, quando ci siamo conosciuti, non sembravi una tipa da conferme." -Ma cosa le sto dicendo? Non volevo dire così. Scusami. -
"Io..." disse lei.
"Tu?" -dai Marco cerca di fare qualcosa. Abbracciala. Confortala. Spiegale. Vedrai che capirà.- Si sentì sopraffare da quella situazione.
"Non lo so. Forse me ne vado a casa mia." disse lei con un tono affrettato. Poi: "Devo pensare a certe cose."
"Magari ne viene fuori un buon materiale per una canzone." le disse lui. -Che bella uscita, bravissimo.-
Lei gli sorrise. Poi si alzò ed iniziò a muoversi freneticamente per recuperare tutte le sue cose, tra un frusciare di raso nero. -Dio mio si è vestita per me e io me ne sono accorto solo adesso.-
Marco la vide correre verso la porta che conduceva al pianerottolo. Aprì la bocca per dire qualcosa. Ma poi lei tornò indietro. Non lo guardava, sembrava tentare di tenere il viso nascosto. Raccolse la borsetta che aveva dimenticato e tornò spedita a percorrere il corridoio. Prima di uscire si voltò verso di lui.
-Aspetta! Fermati!- Ma fu solo un pensiero quello di Marco. E lei se ne andò.
Marco, rimasto solo si sedete sul bordo del letto proprio nel punto in cui era stata Manuela fino a pochi istanti prima. Sentì il calore lasciato dal corpo di lei. Allora crollò e si prese la testa tra le mani.
-Ma cosa diavolo è successo qui?​-

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