CDC #159- L'orrore di scrivere: Il Pasto Nudo (Naked Lunch, 1991)

Con “Pasto Nudo” William S. Borroughs intendeva riferirsi a una raccolta di idee buttate giù senza il filtro della revisione o il tentativo di dar loro ordine.
Il romanzo che porta tale nome è, di conseguenza, costruito da frammenti di racconto, punteggiati da deliri psicotropi belli e buoni e da pagine che l'autore non ricorda di aver scritto.
Un libro complicatissimo da assimilare, considerato un pezzo importante della cultura Beat, ma assai meno gradevole di molti suoi coevi.
Una cosa che sembrerebbe impossibile da tradurre in cinema.

Eppure al mondo esistono personalità in grado di compiere qualunque prodigio. Come David Cronemberg, ad esempio, uno che deve aver avvertito una certa affinità col delirante romanzo di Borroughs, al punto da accoppiarne le strane atmosfere al proprio gusto per l'orrido.
Tanto che proprio su queste basi il titolo del film di Cronemberg trova la propria giustificazione. Il regista canadese raccoglie dal testo di Borroughs gli estratti che potrebbero portare linearità al racconto, li lega assieme con lacci non troppo stretti e li miscela ad alcuni elementi biografici dell'autore, provando a dare una forma al progetto.
Il risultato è una pellicola complicata da buttare giù, ma comunque molto più digeribile del romanzo dal quale eredita il nome. Se non altro perché qui c'è una trama.
E' un noir Il Pasto Nudo di Cronemberg. Un noir allucinato, zeppo di creature disgustose e persino più sporco di quanto Raymond Chandler immaginava potesse diventare il genere.
Esiste addirittura un accenno di indagine, per quanto sconnessa e incapace di seguire una precisa direzione. E c'è il jazz, suonato in maniera talmente folle da enfatizzare molto bene la condizione psicologica devastata dalle droghe che vive il protagonista.
Ma soprattutto Il Pasto Nudo è un film sul potere della scrittura. Parla dei danni che questa disciplina produce a chi la intraprende senza compromessi e di quanto lo scavare dentro se stessi per costruire un racconto possa consumare fino a ridurre ai minimi termini.
L'aspetto biografico del lavoro di Cronemberg si riferisce sostanzialmente a quello. A come una mente fragile possa finire per confondere realtà e immaginazione, finendo intrappolata nella propria stessa opera.
Esercizio terapeutico un bel niente.

Sotto questo punto di vista Peter Weller si dimostra il tizio ideale nelle mani di David Cronemberg,
Interpreta benissimo un protagonista che vive con naturalezza l'invasione delle visioni all'interno della realtà di tutti i giorni, tanto da sembrare un nativo dell'Interzona. Talmente portato a convivere con le allucinazioni da trascinare con se anche lo spettatore, a un certo punto talmente spaesato da non intendere più se quello che segue è il racconto o la vita del personaggio.
Ma alla fine, esattamente come Weller, capace di capire che in fondo non è importante la natura di ciò che passa sullo schermo. Che sia vero o immaginato, il punto centrale del discorso è il racconto stesso e soprattutto l'influenza che esercita sul proprio autore.
Un uomo che prova repulsione per la scrittura, ma che, nel contempo, non può farne a meno. Un sentimento ben rappresentato dalle macchine, che con le loro voci seducenti, invitano il protagonista a stendere i rapporti utilizzando quelle tastiere ripugnanti incastonate dentro insetti immondi.
Il modo più efficace che potreste trovare per esplicitare quella strana sensazione che si può arrivare a provare davanti a una tastiera o a una penna.
Oltre a tutto questo c'è l'ossessione per una tragedia provocata con dolo in un momento di confusione. Un segmento di vita disperso nella nebbia delle sostanze, che però è necessario afferrare, rivivere, assorbire. Occorre mettere ordine, anche se un percorso del genere è costellato da orribili creature gocciolanti o da insetti parlanti.
Da non amante di Cronemberg devo dire che Il Pasto Nudo mi ha colpito parecchio. Un lavoro talmente intenso e pregno di letture sovrapposte da lasciarmi senza fiato e con la voglia di ripassarci su.
Non è una visione facile, questo è meglio precisarlo. Ma se avete uno stomaco forte e la capacità di addentrarvi in un mondo sporco e disgustoso io credo che valga la pena farci un giro.
O almeno così mi dice di scrivere quella blatta della mia tastiera.  




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