CDC #151- Saghe che non servivano: 10 Cloverfield Lane (2016)

Voi lo sapevate che 10 Cloverfield Lane si porta sul groppone cinque anni di vita? Ora, ultimamente il concetto di tempo si è fatto un pelo aleatorio e siamo d'accordo. Ma quando ho visto la data di produzione di questa pellicola mi ha assalito un certo scoramento.
Sarà che dopo aver perso il giro in sala lo tenevo d'occhio, confidando di recuperarlo alla prima occasione disponibile e che questa opportunità si è presentata solo adesso. Però cribbio, mi sono trovato a pensare che un giorno mi sveglierò morto senza essermi accorto del tempo che passa. Che avvilimento l'esistenza.
Comunque non siamo qui per parlare di questo. Credo.

Perché in effetti quest'opera qualche attinenza con lo scorrere del tempo ce l'ha. Basta riflettere un attimo sulla condizione dei reclusi, bloccati dentro a un bunker che potrebbe rappresentare la salvezza per l'umanità tutta e destinati ad uscirne forse anche mai. Non fosse che ci siamo passati tutti, vi direi che è una situazione difficile da sostenere.
Il concetto in realtà viene solo sfiorato. Infatti il regista preferisce virare sul mistero che aleggia intorno al salvatore della protagonista.
Certo, giocandosi l'asso di briscola il film poteva regalare anche di più, visto che per un po' la trama palleggia anche con il dubbio sulla reale esistenza di un effettivo pericolo fuori dal rifugio. Ma la scelta di piazzare la parola Cloverfield nei titoli di testa, per di più con quella sottolineatura tutta speciale, toglie all'argomento ogni terreno sul quale scorrazzare.
Che poi, tornando al relativismo del tempo, a me pareva che il primo Cloverfield fosse molto più vecchio. Talmente intento a fondere le suggestioni di The Blair Witch Project e Godzilla da farmelo ricordare coevo dei due. Invece no. Sarà che l'ho visto una volta sola (e che mi era pure piaciucchiato, vi dirò), ma il mostro di Reeves è più giovane di quanto sembri.
Rimane l'annosa questione di cosa diavolo c'entri questo thriller a stanza chiusa con il POV del suo genitore, ma l'unica risposta che mi viene in mente su due piedi inizia con una doppia J e con la logica del progetto ci azzecca assai poco.
Del resto è cosa risaputa: questo prodotto è nato per diventare altro (tal The Cellar, si sussurra nella vigna) e solo dopo è stato incorporato nel canone cloverfieldiano. Una scelta posticcia che si vede, se volete sapere la mia e non solo nella prima parte dove tale decisione impedisce a metà del film di trovare il giusto sfogo.
Va detto che l'opera di Dan Trachtenberg un suo valore intrinseco comunque lo possiede. Poter contare su John Goodman consente al regista di costruire la tensione attorno a un personaggio minaccioso ma che siamo abituati a ritenere dalla parte dei buoni. L'ambiguità del complottista disperato trasuda dalle sue camicie a scacchi mettendoci a disagio, almeno finché non scopriamo la realtà dei fatti.
Poi però c'è il finale, dove l'aggancio con i mostri di Cloverfield deve saltare fuori e il cigolio della forzatura narrativa salta fuori impietoso. Senza regalare per altro gran che sotto l'aspetto del mero spettacolo.
Se conoscete le opere di JJ intuirete senz'altro cosa siano i mostri in realtà. Potreste quindi percepire anche un certo stridore, visto ciò che la saga tentò di essere alle origini.
Detto questo resto convinto che 10 Cloverfield Lane sia un buon prodotto. La tensione c'è, il gioco realtà/paranoia funziona anche se azzoppato dalle scelte di marketing e c'è anche una buona recitazione che sullo schermo rende bene.
Rimane da chiedersi se davvero valesse la pena prendere un film del genere e incorporarlo in una saga che nemmeno esisteva.
Ma chi sono io per stabilire certe cose.





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