CDC #142- Un film ai confini della realtà: The Vast Of Night (2019)

Lo so, lo so, lo so. Questa cosa dei Confini Della Realtà l'avete già sentita migliaia di volte a proposito di The Vast Of Night. Del resto l'operazione omaggio è evidente, dichiarata e perfino ostentata. Non si può sfuggire a una realtà che caratterizza il film più della trama stessa.
Che ciò sia un bene o un male, poi, resta è tutto da decidere.

Ma non è stato questo ad attirarmi come una falena davanti a un lampione. Anzi, a dirvela proprio tutta, il filone nostalgico sta diventando un filo opprimente dal mio punto di vista.
Quando ho scoperto che la vicenda origina da un disturbo radiofonico, però, mi è scattata la molla. Sono affascinato dalle storie che incorporano nel loro cuore pulsante stratagemmi come le interferenze, i segnali anomali e queste cose qui. Anche se ancora non ho ben capito come queste idee dovrebbero evolversi per portare a una soluzione appagante.
Intanto che ci penso, comunque, posso dirvi che qui lo strumento non viene utilizzato in maniera particolarmente creativa. Tuttavia, visto il senso dell'operazione messa in piedi da Andrew Patterson, la cosa potrebbe anche avere senso.

Infatti, al di là di qualche guizzo registico (come il piano sequenza attraverso il paesello), l'unico scopo di Patterson pare esclusivamente quello di portare a casa il prodottino vintage ispirato alla fantascienza fatta con due soldi. Il che gli offre svariati vantaggi, tipo la possibilità di lasciare il pubblico con un finale asciutto come si usava ai tempi, ma anche un'abbondanza di aspetti negativi.
La scelta di rimanere aderenti al puntatone di Twilight Zone, ovviamente, aiuta a mascherare i limiti di portafoglio (che magari nemmeno ci sono trattandosi di un prodotto Amazon Original) e spinge la sceneggiatura verso i misteriosi sentieri del non vedo. Non per forza la scelta migliore, specialmente quando impone alla storia quarti d'ora interi fatti solo di dialoghi telefonici o chiacchierate adagiati su di un sofà. Nel 1950 certe scelte erano obbligate dalla carenza di mezzi economico-tecnici, oggi mi aspetterei stratagemmi diversi, magari meno soffocanti per il ritmo della narrazione. Ma sono idee mie, quindi non fateci troppo caso.
Poi certo, gli intermezzi televisivi sono divertenti e curati anche nello stile delle riprese. Ma forse bastava inserirli nei titoli di testa e coda, che messi così pare che Patterson spinga il suo ditino sulla spalla continuamente per mostrarci quanto sia efficace il suo omaggio.
Bello eh. Ma anche meno.
Diciamo che il bilanciamento tra momenti belli e trovate un po' così si equilibra abbastanza nel corso della visione, portando come risultato un lavoro tutto sommato gradevole. Un po' più anonimo di quanto avrebbe voluto essere, probabilmente. Ma gradevole.
Perché guardando The Vast Of Night ci si diverte. Gli attori a me sconosciuti e resi ancor più impalpabili dagli occhialoni anni cinquanta sfuggono alla memoria, ma paiono perfetti per il contesto nel quale sono inseriti. Alcuni frangenti funzionano, anche se non si prova mai l'inquietudine che stava alla base del prodotto cui Patterson si ispira.
Insomma, un giro vale la pena farlo, secondo me. Non è il film che vi ribalta, ma una seratina facile facile se la porta a casa.
Che poi è quello che deve fare un'opera di questo genere secondo me.



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