CDC #130- Arriva dal futuro per aggiustare un presente già passato: Timecop (1994)

C'è stata un'era capace di inaridire forse per sempre il mondo del cinema. Un periodo buio come la tana di un demone durante il quale un tizio come Jean Claude Van Damme trascinava orde di appassionati nelle sale. Un tempo tragico capace di modificare il futuro.
Bisognerebbe tornare indietro e aiutare i nostri antenati a rinsavirsi per darci la possibilità di vivere in un mondo migliore.
Proprio come fossimo poliziotti del tempo.

Al di la della facile ironia uno non è che va a vedere Van Damme per gustarsi una performance degna dell'Actor Studio. Il belga sa fare le spaccate come nessuno e mena calci volanti che è un vero piacere (andresti bene per Broadway, gli dice il suo sagace avversario. Beccati questa JC). A cosa serva infilarlo in un soggetto pieno di problemi come quello del viaggio nel tempo resterà un mistero insondabile.
C'è da dire che Peter Hyams non sembra prendere molto sul serio l'argomento, limitandosi a trattarlo come se non comprendesse paradossi spazio-temporali capaci di disintegrare la realtà. Sempre se si esclude quella strana teoria della materia che non può occupare lo stesso spazio, ovviamente, trovata ripetuta talmente tante volte da diventare il finale più prevedibile di questa vicenda.
Comunque sia il viaggio nel passato ci porta una volta nell'ottocento e un'altra ai tempi della Grande Depressione. Per il resto tutto il racconto trova casa nel 1994 (anno di produzione del film) e in un fin troppo ambizioso 2004, futuro pieno di orripilanti automobili con autoguida in grado di illustrarci come con il tempo l'umanità perderà il senso delle proporzioni e il gusto per il bello.
Quella di Timecop è una storia che non vuole assolutamente stupire lo spettatore. Quando compare in scena Mia Sara nei panni della mogliettina di Van Damme pare indossare un manifesto con scritto l'infausto destino del personaggio. Su chi sarà l'imprevedibile nemico non ci sono dubbi fin dal minuto uno. Sul fatto che il poliziotto del tempo tornerà proprio lo stesso giorno nel quale potrà salvare tutti non serve nemmeno spendere parole.
Hyams gestisce il canovaccio più classico del genere, lo infarcisce con uno svogliato tema futuristico e lascia a JCVD la scena. Van se la prende, ci mostra un paio delle sue spaccate, mena i calci e risolve tutti i guai dell'umanità. Poi ritrova moglie e figlio e io li a chiedermi come mai non li ricordasse. Perché se lui torna indietro e sistema le cose, ma poi tutti nel presente (che sarebbe il futuro) ricordano gli avvenimenti secondo le sue modifiche, come è che lui non sa nulla della moglie? Bah. Lasciamo perdere.
Timecop è evidentemente un lavoro creato intorno a uno dei mattatori del periodo d'oro per il cinema di cazzotti americano. Tutto l'ambaradan fantascientifico costruito attorno a Van Damme non serve a nulla, se non a complicare inutilmente una trama talmente banale da farne intuire l'andamento già dai titoli di testa. Ci sono le spaccate e i calci controllati del nostro belga fatto di gomma, ma anche troppo spazio per la sua recitazione che, paradossalmente, è legnosa come quella di un platano.
Insomma, veri motivi per mettere la faccia davanti allo schermo non ce ne sarebbero. Eppure i minuti passano rapidi in compagnia di Timecop e ci sorprendono divertiti dopo una visione che risucchia come un tunnel spazio-temporale.
Stai a vedere che la vera macchina del tempo citata nel film è proprio questa.
Che colpaccio Hyams. Che colpaccio.

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