Iuri legge per voi: The Irishman (I Heard Your Paint Houses, 2004) di Charles Brandt

Ciao.

Forse non lo sapete e immagino non vi interessi nemmeno molto, ma io non faccio parte dell'oceanica schiera di abbonati che irrorano le casse di Netflix. Non per una posizione di principio, ci mancherebbe. Piuttosto ritengo l'offerta di Prime più che sufficiente a soddisfare la domanda che gli unici due occhi a mia disposizione riescono a porre.

Talvolta tuttavia alcuni prodotti proposti dalla piattaforma stuzzicano il mio palato. Robina speciale, spesso di stampo televisivo ma, anche se di rado, pure cinematografico.

The Irishman non poteva che far parte di questo cesto dei desideri. Il megametraggio di Scorsese rischia di diventare l'ultima opportunità di gustarsi i grandi vecchi della cupola hollywoodiana raccolti sotto un unico ombrello. Per di più si tratta di un ritorno dell'autore ai bravi ragazzi e a quelle storie di gangster che ci hanno donato pezzi di storia cinematografica inscalfibili.

Devo dire che la vicenda dell'irlandese e di Jimmy Hoffa mi ha fatto vacillare. Stavo quasi per darglieli i miei dati personali a Mr. Netflix. Ma poi son successe delle cose.

Tipo che ho incontrato Babbo Natale. E' stato proprio lui, durante la notte più magica dell'anno, a portarmi in dono un libro che, curiosamente, portava lo stesso nome del film in questione.

Ciò che mi sono trovato davanti sfogliando le pagine del tomo è una sorta di inchiesta giornalistica mediata dalle parole di Frank Sheeran stesso, ovvero l'irlandese di cui tanto si parla.

Charles Brandt dice di aver trascorso molto tempo con lui, raccogliendone confessioni e dichiarazioni.

Brandt trascrive tutto, miscelandolo con le sue ricerche e contestualizzando storicamente il racconto di Sheeran, arrivando a offrirci una descrizione molto potente riguardo ciò che avvenne nel luglio del 1975.

L'autore non giudica, trattando la mafia nel modo più neutro possibile. Così facendo si espone alla solita critica dei benpensanti (si rischia di mitizzare la criminalità, già mi pare di sentirli), dandoci però la possibilità di comprendere meglio l'uomo Sheeran e la sua partecipazione a un sistema che, come tutti, ha i suoi valori e la sua moralità.

Quello che trovo sconvolgente è la capacità che esprimono queste organizzazioni nell'infiltrarsi all'interno dei luoghi di potere marcendo tutto dall'interno. Certo, direte voi, vivendo nel paese do' sole certe dinamiche ormai dovrei averle assimilate. Vero, ma rimane comunque inquietante che, persino nella terra delle libertà (come si vendono gli USA), un gruppo di teste bianche possa decidere il destino di uomini, nazioni e del mondo intero davanti a un pezzo di pane da intingere nel vino. Una semplicità di movimento che porta alla rassegnazione.

Comunque una lettura interessante che quantomeno mi ha aiutato a capire cosa c'è dietro il nuovo colossal scorsesiano.

Ma che chiaramente non mi ha tolto la voglia di vedere il film.

Mi sa che prima o poi dovrò cedere e trasformarmi nell'ennesima goccia che riempie l'oceano.



Commenti