CDC #61- La prigione del passato- Viale Del Tramonto
C'è un periodo della
storia del cinema che mi affascina particolarmente. Ovvero il momento
di passaggio tra muto e sonoro.
Una rivoluzione epocale,
mai più ripetuta nell'impatto che deve aver avuto sull'industria. Un
semplice aggiornamento tecnologico che, per certi versi, ha spianato
la collina.
Un'intera generazione di
star venerate si è trovata davanti a un muro per alcuni
insormontabile. Come può imparare da capo il mestiere chi è già
affermato? Niente più recitazione fisica, basta espressioni cariche,
stop agli sguardi languidi alla telecamera. Per di più, al posto dei
cari vecchi quadri di testo, ora toccava parlare con naturalezza. E
chi aveva una voce di merda o un accento indecifrabile eh? Ditemi
come la mettevamo con loro?
La mettevamo come in
questo film, probabilmente:
Joe Gillis è uno
sceneggiatore senza più un'idea buona. In eterna fuga dai creditori,
Joe finisce per caso a casa di Norma Desmond, antica star del cinema
muto lontana dai riflettori da una ventina d'anni. Lei decide di fare
da mecenate al buon Joe, in cambio di una revisione alla
sceneggiatura da lei prodotta e di un amore cieco che però lui non
può provare.
Billy Wilder è il mago
della commedia americana, e per fortuna oserei dire. Perché il
nucleo centrale di questa storia è potenzialmente devastante. Una
star esuberante incapace di accettare le sentenze della clessidra e
un maggiordomo ex marito ed ex grande regista che preferisce
assecondare i deliri della donna piuttosto che aiutarla a vivere nel
mondo reale. Il tutto per girare un'ultima grandissima scena.
Il protagonista pare
essere Joe, uomo disposto a rinunciare al sogno di costruire una
sceneggiatura sconquassante e all'amore della giovane futura moglie
dell'amico, per la comodità di una sicurezza economica apatica della
quale non riesce a fare a meno.
Proprio una commedia. Ha
ha. Ma Wilder dispone di un nutrito mazzo di assi nella manica. Uno
lo gioca dall'inizio, ammantando tutta la visione con una narrazione
esterna in stile investigatore privato, resa brillante e divertente
dallo stile di scrittura.
Meno male va.
Certo, il concetto di base
rimane. Cosa resta di una costellazione che è rimasta al centro
dell'attenzione del mondo per così tanto tempo? Tutti coloro che
hanno visto la collina dei sogni trasformarsi in un monte Fato di
incubi, dovendo rinunciare alle carriera, alla gloria e ai fiumi di
denaro che li travolgevano ad ogni proiezione,Wilder li vede come
anziani fuori da tutto. Magari persino sereni in alcuni casi, ma
comunque prigionieri di quel successo che non esiste più.
Sorprende, quindi, come il
regista sia riuscito a chiamare le glorie degli anni venti a recitare
se stesse. Dalla grande Gloria Swanson al mitologico regista Eric von
Stroheim. Da Hedda Hopper a Buster Keaton. Tutti capaci di gettare
uno sguardo sul quel presente che li vede quasi dimenticati, capaci
di interpretarsi utilizzando nomi molto simili a quelli reali in
quella che è una sconvolgente miscela metacinematografica che
incastra realtà e finzione.
E' una riflessione sul
mutamento della collina questo Viale Del Tramonto. Un omaggio
parziale all'era dell'oro dei grandi divi, ma anche una presa di
posizione decisa sul come il cinema sia migliorato grazie all'avvento
dei suoni.
O almeno così è parso di
intuire a me.
Wilder utilizza
l'ossessione di Norma per se stessa per parlare dei pericoli
esistenti durante le grandi mutazioni sociali. E' bastata una piccola
innovazione tecnologica per mettere fine ai bei tempi delle stelle.
Chi ha saputo adattarsi è
rimasto nel giro, mentre chi non ha voluto o potuto farlo si è
trovato tagliato fuori. Imprigionato in un decennio morto e sepolto
insieme al cinema muto.
Un messaggio importante e
simbolico che ci dice di come in realtà, per quanto liberi crediamo
di essere, non possiamo permetterci di ignorare il mondo che cambia
intorno a noi.
Ma anche un avvertimento a
non assecondare troppo le fisime di chi rifiuta di guardarsi attorno.
Spinti dall'avidità si può arrivare a fare quasi tutto, ma prima o
poi il conto si paga. Saranno proprio i desideri di una vita lontana
dai creditori a intrappolare Gillis, trasformandolo in una facile
vittima dei ricatti emotivi di Norma e chiudendolo in una gabbia di
matti stantia e derelitta.
Se il muto all'epoca di
Viale Del Tramonto pareva un era antica, il film in se invece sembra
invecchiato davvero poco.
Perché la sua riflessione
sul cambiamento, costruita attraverso scene epiche come il faro di
Occhio Di falco, il ballo di capodanno o quella incredibile scalinata
finale, è ancora valida.
Vedetelo se non l'avete
fatto e rifletteteci su. Tanto è una commedia alla fine (certo).
Perché se ve lo perdete vi fate un gran male.
Sciocchini
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