CDC #57- L'antifantozzi- Sole A Catinelle

C'è stata un epoca durante la quale le commedie all'italiana si lasciavano dietro un leggero velo di amarezza. Si rideva eh, ma una volta finita la visione ci toccava riflettere sulla disperazione latente dei personaggi.
Caratteri grotteschi ai quali capitavano situazioni assurde, al limite del credibile. Eppure non si poteva negare che li in mezzo ci fosse qualcosa di noi. Qualcosa di tragicamente nostro.
Ma niente paura. Ora tutto questo è finito. E' arrivato Checco Zalone!

Checco è un uomo ambizioso ma incapace. Vive al di sopra delle proprie possibilità e firma un finanziamento dietro l'altro per riempirsi la casa di stronzate. Almeno finché gli ufficiali giudiziari non si riprendono tutto.
Al verde, Checco deve però mantenere una promessa al figlio ed è determinato a farlo. Lo porta in vacanza. E se sulle prime 'sta cosa non funziona, quasi per caso, grazie a un espediente narrativo che non è per nulla forzato, i due si trovano proiettati nel mondo dorato dei vips. Ecco quindi una buona scusa per deridere un po' la gente altolocata. Vai Checco, cantagliele a sti ricconi!
Si perché il succo del discorso è questo. Zalone piomba dentro le vite distanti di questi signori e con la sua esuberanza le fracassa completamente. Crea scompiglio, disfa accordi miliardari con le sue scarse conoscenze di finanziere dilettante, fa innamorare la bella ereditiera pur non provandoci mai, riconquista il figlio e si concede pure un finale glicemico. Insomma gliele vanno tutte dritte.
Checco piace perché è uno di noi che, senza particolari meriti, se la cava egregiamente. Mica serve essere intellettuali, colti o preparati in qualche materia. Basta abbozzare, tanto alla fine se ne viene comunque fuori.
Checco parla la lingua della pancia del paese (lo dice lui, senza nemmeno girarci intorno) e il popolo lo segue convinto. Anche perché, da buon opportunista, Checco sa anche cambiare bandiera se serve.
Misogino, chiuso di mentalità, cafone. Ma con brio, che lui in fondo è buono e ha a cuore i valori che contano.
Intendiamoci, l'attore Checco Zalone fa ridere. Conosce a menadito il suo personaggio e forse come mai in altri film, distribuisce la sua verve in modo omogeneo per tutta l'ora e mezza. Si prende ogni scena ed è capace di buttare a tradimento certe battute che fulminano.
In una pellicola costruita sulla sua misura questo conta tantissimo. Altri ci hanno provato e non sono stati così efficaci.
 
Il fatto è che lavora su di una sceneggiatura che quando deve scegliere se premere con un dito crudele il bottone della satira oppure dire al pubblico quello che vuole sentire, sceglie sempre la seconda opzione.
Ecco dove sta la vera magia. Nunziante e Zalone si sono studiati per bene il target di riferimento e lo hanno accontentato senza esitazione.
Può sembrare che ci sia qualche momento in cui il protagonista venga quasi redarguito dalla trama. Ma sono buffetti, nulla più.
L'accondiscendenza generale è rimarcata dai paesaggi tondeggianti e dai colori tenui di un'estate eternamente ferma a maggio. Come se in Italia non si sudasse come maiali inceneriti da un sole assassino. Tutto è soave e delicato nel perfetto spirito di queste commedie posate.
Gli spettatori adorano vedere questa persona semplice che ce la fa. I botteghini esplodono per questo. E qualche ex presidente del consiglio esalta l'opera, forse perché si rivolge alla gente attraverso un linguaggio che lui ha cercato di adoperare senza riuscirci mai.
Checco è un personaggio consolatorio. Ci spiega che un po' di pressapochismo non ha mai fatto male a nessuno. Che abbiamo sempre ragione. Che siamo italiani e in qualche modo ne veniamo sempre fuori. Casomai cadrà qualcun altro al nostro posto, ma chi se ne frega.
L'importante è indossare la faccia giusta in ogni occasione e saremo premiati. Davvero, le cose non potrebbero andare meglio di così.
Bon, mi è venuta voglia di andare in bagno.
I miei rispetti.


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