CDC #49- Gli amici di Mary- Saved!

Certi film adolescenziali puntano tutte le loro carte sullo scollamento esistente tra i giovani protagonisti e i loro genitori.
Gli adulti vengono dipinti come imbecilli più infantili dei ragazzi, o, se dice proprio bene, come automi eternamente distratti dalle loro incombenze.
Chiaramente c'è un che di ammiccante in questo modo di caratterizzare i personaggi. Tanto per rendere i bersagli di queste storie più inclini all'immedesimazione.
Però si nota anche una critica alla facilità con cui i problemi dell'adolescenza vengono dimenticati. A noi cresciutelli le difficoltà dei ragazzi sembrano sciocche e prive di importanza. Non ci si ricorda mai di quanto complicato possa essere quel periodo e di come si finisca per sentirsi soli di fronte a ostacoli che paiono insormontabili.
Queste opere, per quanto a volte superficiali, possono diventare un utile strumento di riflessione. Ci avvicinano ai meccanismi di pensiero dei ragazzi più giovani, spesso persi nella nebbia alla ricerca di se stessi.
Poi è ovvio, se mi fai interpretare gli adolescenti da attori trentenni consumati dalle droghe allora casca tutto il palco.
Sempre gli stessi errori Holly. Sempre gli stessi errori.

Comunque sia la Mary portata in scena da Jena Malone ha un problema assai spinoso. Il suo fidanzato le confessa di essere gay e lei, per persuaderlo della sua eterosessualità, decide di farci sesso. L'unico risultato che ottiene con questa mossa è una pagnotta nel forno.
Il guaio è che Mary (che finezza nella scelta del nome) frequenta una scuola dove la religione viene vissuta in maniera radicale, con tanto di preside pastore che tiene i suoi comizi da un palco.
Va da se capire quante cose sbagliate ci siano nelle scelte di Mary secondo l'ideologia dominante dell'istituto e che vitaccia la povera ragazza debba fare per mantenere segreta la sua fresca gravidanza.
Un drammone all'apparenza, che Brian Dannelly decide di mettere in scena utilizzando il vecchio trucco della commedia adolescenziale.
Lo schema è classico: le difficoltà scolastiche, i primi amori, le liti, i fraintendimenti e il gran ballo finale a chiudere il cerchio.
Ce ne saranno a miliardi di film così nel panorama mondiale. Tanto che potreste preferire qualcos'altro quando siete davanti al catalogo indecisi sulla scelta. Se nel calderone ci aggiungo anche una colonna sonora raggelante e un finale inadatto ai diabetici è facile che vi indirizzi ancora più lontano da qui.
Ma state bene attenti al fiore che cogliete dal mazzo.

Perché questo Saved non è malaccio. Proprio per niente. Dietro il solito aspetto da teen comedy, infatti, si nascondono delle castagne in faccia mica da ridere.
Prendiamo il discorso religioso e la vaga allusione al modo in cui negli USA trattano tutto seguendo le logiche aziendali.
Perfino il fare buone azioni qui diventa una competizione selvaggia. La ragazza più popolare dell'istituto (una Mandy Moore capacissima di prendere in giro l'archetipo che l'ha resa celebre) è disposta ad ogni azione pur di farsi bella agli occhi di Cristo. Persino barare, ingannare e distruggere le altrui vite. Perché, anche se di matrice religiosa, la popolarità è l'unica cosa che conta.
Le belle opere macchiate di ipocrisia sono il vero motore della trama e, se non fosse per gli zuccherini piazzati nel finale, l'attacco al metodo cristiano di lavarsi la coscienza sarebbe duro come un sampietrino.
In un'atmosfera così opprimente, le fatiche di Mary si percepiscono molto bene. Il suo scivolare nel gruppo dei reietti (di cui fa parte anche l'ottantenne Macaulay Culkin) pare l'unica soluzione logica. L'apparire del giovane ragazzo saggio (Patrick Fugit), che comprende davvero gli stati d'animo della ragazza, offre allo spettatore una autentica sensazione di sollievo.
Insomma il lavoro di Dannelly è molto più sottile di quanto la sceneggiatura brillante vorrebbe farci credere e senza quel dannato finale al miele avrei potuto addirittura definirlo coraggioso.

Non sono tutte rose e fiori eh, per carità. I momenti F4 durante la visione non mancano e in alcuni frangenti la vicenda pare tirata proprio per i capelli.
Però il regista se la gioca bene con un ritmo ben studiato e la breve durata, riuscendo a mantenere sempre l'attenzione al giusto livello. Mi è scappata pure qualche stanca risata durante la pellicola e questo è un pregio, dopotutto.
Ma quello che conta davvero è che Saved, con le sue basse pretese e il suo mood da tipica commedia adolescenziale, è comunque in grado di lasciarsi dietro qualcosa. Di questi tempi (che comunque è un film di quattordici anni fa) a me pare un motivo sufficiente per dargli un'occasione.

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