CDC #41- Occhio a chi si fa arrabbiare- Drag Me To Hell

Davvero un singolo errore ci può definire? Voglio dire, uno si sbatte per fare tutte le cose per bene cercando l'equilibrio ideale tra ciò che vuole e ciò che può; poi al minimo cedimento tutto questo non conta più. Vuoi per frustrazione, vuoi per distrazione, vuoi per rabbia, a tutti capita di commettere un fallo prima o poi. Ma, anche se si tratta di un caso isolato, questo finisce per attaccarci addosso un'etichetta.
Pensate a tutti i casi scoppiati di recente. Tante celebrità amate e rispettate sono diventate immondizia nel giro di pochi giorni, spesso senza che la giustizia nemmeno abbia fatto il suo corso.
Una cosa terribile, secondo me. Certo, ammeno che l'errore non riveli esattamente chi siamo. In quel caso cambia tutto:


Succede che Christine Brown è una brava ragazza che lavora nel ramo prestiti della sua banca, sta con un ragazzo che adora e che la ricambia e dal sorriso simpatico e dal viso sereno di Alison Lohman che le dona le fattezze, pare che la vita le vada piuttosto bene.
Tuttavia tra le pressioni dei quasi suoceri che la vorrebbero ambiziosa e una promozione che sembra sempre pronta ad arrivare ma richiede dererminazione spietata, la ragazza inizia ad essere un po' schiacciata.
Quando arriva una vecchia disgustosa a chiedere un'ulteriore proroga al proprio pagamento, Christine capisce che è arrivato il momento delle decisioni difficili e rifiuta. Uh, l'avesse mai fatto guarda.
Il fatto è che Raimi cerca di rispondere alla domanda d'apertura mettendo Crì in una situazione complicata. L'anziana signora che è venuta a chiederle un favore non è la simpatica e fragile nonnina con la quale è impossibile non empatizzare, ma una strega decrepita e ripugnante alla quale nessuno amerebbe avvicinarsi. Viene quasi naturale stare con Christine in questa vicenda.
Eppure c'è qualcosa che tormenta la ragazza e potrebbe essere il senso di colpa, la paura di aver preso una decisione sbagliata, di aver pensato solo a se mettendo in difficoltà una povera anziana che, per quanto schifosa, ha una sua dignità.
Balle. O meglio, quasi balle. La bella biondina è in realtà vittima di una maledizione odiosa (e mortale con l'andar del tempo), che la tormenta attaverso la comparsa di un demone bastardo.
Che poi ci si voglia vedere un sottotesto magari ci sta. Pensate che io ci ho costruito un'introduzione intera sopra.


Drag Me To Hell, per la maggior parte del proprio incedere, si presenta come il classico film di fantasmi e possessioni. Una casa piena di rumori, ombre inquietanti e un mostro subdolo e violento che rompe le scatole come pochi prima di lui.
Verso il finale Raimi ritrova quello stile gotico e grottesco che quasi accarezza la commedia. Cimiteri spettrali, temporali, sedute spiritiche e soggettive rapidissime sono un marchio di fabbrica importante che il buon Sam sceglie di non farci mancare.
C'è da dire che, nonostante le sue incursioni nel mondo dell'alto budget, il regista resta affezionato agli horror di serie B che lo hanno reso famoso.
I richiami a La Casa qui, se non altro per una questone di stile, si ritrovano in grande abbondanza. Gli effetti speciali hanno quel sapore artigianale dei bei tempi andati e il ritmo ondivago ricorda in tutto e per tutto i classici del genere.
Il punto è che questi pregi rischiano di tramutarsi anche nel peggior difetto del film. Drag Me To Hell è talmente classico da risultare prevedibile. Raimi tenta di risolvere con qualche salto sulla sedia piazzato qua e la, ma questo non è mai il modo migliore di affrontare le cose secondo me. Anche se a portarlo in scena c'è un regista di grande livello come il nostro.
Credo che questa pellicola non deluderà gli appassionati del genere proprio per la sua impronta. Tuttavia non mi sento di definirla un'opera imperdibile. Ho la sensazione che qualcosa manchi.

Commenti