CDC #37- Avidità vs. Personaggi doppiati in modo strano- Tutti i soldi del mondo
Ma esistevano quei dissuasori
giallo-neri della 3 M nel 1973? So che sembra un argomento secondario
e che, forse, non varrebbe la pena incaponirsi sui certi particolari
quando ci si trova di fronte a un film di Ridley Scott.
Ma, che ci crediate o no, anche questo
è un punto importante. Perché se c'è una falla grossa in Tutti I
Soldi Del Mondo è proprio la ricostruzione storica.
Ah, questi americani, convinti che
l'Italia sia perennemente sospesa nella dolce vita felliniana. Per
loro Roma brulicherà in eterno di paparazzi in Vespa e celebrità in
libera uscita tra le vie del corso. Che ambientino le loro storie ai
tempi dell'Impero oppure in un futuro post-apocalittico non fa
nessuna differenza.
Eppure nel 1973 in Italia avevamo ben
altri cazzi di cui occuparci (scusate il termine ricercato).
Paul Getty è il nipote prediletto del
famigerato miliardario JP. Pertanto viene rapito da una banda di
malviventi al fine di ottenere un riscatto mostruoso. Il vecchio,
però, non vuole scucire, lasciando la madre di Paul da sola nella
battaglia per liberare il figlio.
Ridley Scott abbandona i suoi mondi
fantascientifici per un po', prendendosi il tempo di girare una
storia più raccolta, ambientata tra l'Italia e il mondo avido della
finanza.
Certamente parliamo di un film dalla
trama solida e con una sceneggiatura efficace, tenute insieme dalla
regia impeccabile di Scott e interpretato da una Michelle Williams
finalmente libera dalla lacrima facile che l'ha sempre
contraddistinta (e per questo criticata all'interno della storia, i
paradossi della vita proprio).
Eppure a me la pellicola non è
piaciuta. Si, so già cosa state pensando, ma no. La colpa non è di
un Mark Wahlberg intrappolato dal fantasma di Max Payne (quello del
videogioco intendo, non quello del film). Sarebbe troppo facile
asciugarsela così.
La realtà è che, per quanto
formalmente impeccabile, questo è un film pigro. Della collezione di
clichè messa su per l'ambientazione ho già detto, ma i guai, a mio
modo di vedere, non si fermano qui.
I personaggi, ad esempio, sono
monolitici e seghettati. L'unico che potrebbe beneficiare di qualche
evoluzione sarebbe l'ex-spia Fletcher Chace, guardia privata al
servizio di Getty che vive talmente da vicino questa vicenda fino a
rimanerne emotivamente coinvolto. Ma qui entra in scena il nostro Max
Payne, con tutti i limiti del caso.
In realtà mi sarebbe piaciuto un
lavoro maggiore sul vero protagonista occulto della vicenda, ovvero
quel Jean Paul Getty sr., qui rappresentato senza alcun tormento
interiore.
E' probabile che il caso Spacey abbia
influito sul risultato finale dell'opera, nonostante l'eccelso lavoro
di Christopher Plummer.
Tuttavia il vero problema sta nel modo
in cui Scott ha affrontato la questione avidità vs sentimenti. In
tempo di premietti un bel messaggio progressista aiuta sempre a farsi
belli con certe giurie d'oltre oceano. Scott lo sa e preme molto su
quel pulsante li, disegnando un personaggio ingiustificabile. Che
l'originale Getty fosse o meno davvero così non ha alcuna
importanza. Di fatto qui appare come un villain da cinefumetto, privo
di profondità e unicamente legato al denaro.
Un modo di rendere didascaliche le
proprie scelte che non amo particolarmente, specialmente in prodotti
dai quali mi aspetto una tridimensionalità un filino più marcata.
Infine ci sarebbe qualcosa da dire
anche sul doppiaggio italiano. Nulla da eccepire riguardo ai
personaggi principali, ma per quanto riguarda la caratterizzazione
dei nostri connazionali qualcosa dev'essere andato storto.
Di fatto i veri stranieri del film
paiono loro, con voci che sembrano provenire da un altro mondo,
accenti arabeggianti e sincrono raramente centrato.
Una cosa strana che va oltre la
semplice e stucchevole crociata a favore del cinema in lingua
originale.
Mi rendo conto che, in realtà, molti
dei motivi che me lo hanno reso antipatico potrebbero essere invece
incentivi per farselo piacere, questo film.
La questione del messaggio, ad esempio,
potrebbe essere un plusvalore per alcuni spettatori. Dopotutto si
tratta di opinioni condivisibili espresse senza filtro.
Inoltre il thriller è ben costruito,
poggia su basi solide, con un ritmo adatto alla durata, inquadrature
suggestive e funzionali e momenti proprio belli da vedere.
Scott, per altro, ha ottenuto
l'obbiettivo, conquistando la nomination all'Oscar per Plummer -una
riserva- e facendo incetta di Globi Dorati.
Insomma un film che pare aver
funzionato per tutti tranne che per me. Se volete, quindi, andate a
vedervelo. Vi dirò di più: se alla fine questa pellicola dovesse
piacervi farò addirittura finta di rispettare la vostra opinione. Ma
quanto sono diventato generoso?
Ha deluso molto anche me.
RispondiEliminaCon lui capita di rado, ma capita.
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