CDC #32- La forma dell'Oscar- The Shape Of Water

Ci sono due cosette che vorrei premettere prima di iniziare questa mia inutile disamina. La prima è che film come The Shape Of Water non sono esattamente affini al mio gusto cinematografico. La seconda è che una grande pellicola è capace di conquistarmi al di la del genere di appartenenza.
Ma questo La Forma Dell'Acqua sarà un grande film? Beh, secondo i dispensatori di pupazzetti dorati lo è eccome, vista la generosa quantità di omini donati a Gullermo Del Toro. Secondo me, invece.... Beh, scopriamolo insieme. (Parlo da solo come i matti).

Del Toro è stato accusato di plagio prima della notte magica degli Oscar, evento che ne ha messo a rischio la conquista delle statuette. In realtà è un'accusa ridicola, a ben vedere, forse messa su da qualcuno che cercava visibilità.
Si perché The Shape Of Water racconta una favola romantica che più classica non si può e che, volendo, si può ritrovare in migliaia di narrazioni precedenti.
La storia d'amore tra la donna muta e il mostro della laguna ha un suo significato. Gioca con il concetto della comunicazione e della paura del diverso, spesso vinta dalla fiducia insita nell'innocenza e dimostra come il sentimento vinca su tutto e bla, bla, bla.
Un film tutto cuore in sostanza, che ammanta di romanticismo l'ultimo periodo storico adatto alle fiabe e presenta personaggi limite, falliti in tutto, ma che riescono in un'impresa impossibile solamente in nome dei sentimenti che li legano.
Del Toro ci mette un po' di sangue, un paio di dita che vanno a spasso per lo schermo e un gatto morto, forse per aggiungere un filo di sale a un prodotto assai dolciastro e far sapere al pubblico di essere consapevole di aver costruito di proposito una pellicola a forma di premietto, ma di saper comunque stupire gli spettatori meno scafati.
Sarà, ma io ai momenti splatter ho preferito di gran lunga le transizioni a base d'acqua, espediente molto efficace e intelligente per rendere centrale questo elemento nel film.

Ora, so benissimo che Del Toro per molti di voi rappresenta una divinità e che criticare le sue opere non mi farà diventare una persona molto popolare. Ma io qui mi sono annoiato davvero parecchio, non posso nascondervelo. Nonostante io abbia una gran capacità di resistenza e riesca a reggere quasi tutto, vi giuro che quando si son messi a cantare stavo per alzarmi e uscire dalla sala.
Capisco che il momento musicale andava a suggellare il concetto di comunicazione tra i due piccioncini (o pescetti, vedete voi) e nel contempo voleva insistere in un omaggio al cinema classico che pervade tutta la pellicola. Però io detesto i momenti musicali e, tranne rarissime eccezioni, il concetto di musical portato al cinema mi irrita assai.
Ma non è solo questo. Tanto più che è uno spazio di pochi minuti infilato a mo' di sogno ad occhi aperti che, preso da solo, non avrebbe pesato troppo sul mio coinvolgimento emotivo.
Pur riconoscendo a Del Toro l'ottima capacità di messa in scena, un lavoro sopraffino sugli effetti speciali (con uno dei mostri tra i più belli visti di recente) e un commento sonoro abbastanza azzeccato, io davanti allo schermo mi sono rotto le palle.
Perché la storia che il regista ci racconta è scontata fin nelle sue minime svolte. Tutto quello che appare sullo schermo è fin troppo ovvio e sembra scritto per non scandalizzare davvero nessuno. Del Toro vuole una storia che sia edificante, per nulla controversa e capace di portare le lacrime ai visi più sensibili (senza riuscirci tra l'altro, almeno secondo me).
Quindi da una parte abbiamo i sorrisi innocenti di Eliza Esposito (Sally Hawkins), la goffaggine simpatica di un omosessuale triste e sull'orlo del fallimento in un mondo spietato che non vuole più la sua arte (Richard Jenkins) e un mostro orrendo ma dagli occhi dolcissimi capace di faccette buffe che tanto piacciono a cuori teneri.
Dall'altra un Michael Shannon con il suo sguardo truce e l'espressione da psicopatico con le balle girate che lo costringono sempre al ruolo di fanatico disposto a tutto ed eternamente schierato dalla parte del male.
Una struttura di potere che schiaccia gli ultimissimi senza pietà per conquistare i suoi scopi è la ciliegina su una torta alla melassa che sembra fatta di arcobaleni.

Avendo potuto vedere anche i Tre Manifesti devo dire che trovo inspiegabile che i premi più ambiti siano finiti a questo The Shape Of Water. Se fosse servita, ho ricevuto l'ennesima conferma che l'academy prema più il bel messaggio pulito che la pellicola in quanto tale.
Per il resto ci sta anche il successo che Gu ha ottenuto con questo lavoro. Si tratta pur sempre di una favola innocente che non fa male a nessuno e che può conquistare certi cuori predisposti a queste narrazioni. E' romanticismo e funziona sempre.
Tuttavia, per quanto mi riguarda, Del Toro stavolta non è riuscito a sfondare il muro del genere e a me ha lasciato parecchio insoddisfatto.
Un film dotato di grandi effetti speciali e di un notevole impatto estetico che tuttavia non mi racconta nulla che non abbia già sentito decine di volte.
Se proprio volete saperlo, secondo me tutti gli elogi che gli sono stati fatti non li vale.

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