CDC #19- I supereroi hanno rotto le balle- Doctor Strange

“Guardati Doctor Strange” dicevano. “E' diverso” dicevano. “Vedrai che ti piacerà” dicevano.
E io, da ingenuo boccalone quale sono, ci sono cascato. Ma stavolta l'ho visto in televisione cari miei! Non mi avete fregato. Non ho investito nemmeno una risorsa in questo prodotto. Certo, se si esclude l'abbonamento a Sky e due ore della mia vita che non ritorneranno mai più.
Amarezza:

Stephen Strange è un chirurgo di fama, talmente cagone da credere di avercela solo lui (la mano ferma). Un credibilissimo incidente con la sua fuoriserie, però, gli porta via il suo talento, lasciandolo debole e frustrato. Decide così di andare a Hogwards e diventare maghetto, solo che sbaglia strada e finisce a Katmandù. Da li in poi deliro e noia. Tanta noia.
Si perché potete tentare di farmi credere ciò che vi pare, ma io questo film l'ho già visto porco cane. Magari si chiamava in modo differente e i protagonisti erano diversi, ma la sostanza quella era. Una trama così ovvia da farmi pensare che qualcuno in Marvel si occupi di fotocopiare sempre lo stesso canovaccio per passarlo al regista di turno.
Che poi, regista. Andiamoci pianino con le definizioni. Tale Scott Derrickson qui si limita a montare la macchina davanti a uno schermo verde e pigiare il tasto di accensione. C'è talmente tanta computer grafica dentro a questa pellicola che a sto punto valeva la pena girare un cartone animato. E il tanto acclamato effettone durante le scene nella dimensione specchio, quello in cui la scenografia si attorciglia, toglie talmente tanti riferimenti e rende le battaglie così sconnesse da provocare la nausea.
Certo, ma Strange è diverso. Come no. Un uomo confuso che inizialmente non riesce ad usare i poteri, poi ne diventa padrone abilissimo, poi si scopre predestinato, poi rifiuta il suo destino, poi lo accetta e salva il pianeta da solo. Oibò, una sequenza di avvenimenti davvero inaspettata.
Ma meno male che alla fine l'amico di mille avventure si ribella e si prepara a diventare il nemico nell'inevitabile seguito. Una cosa così non l'avevo mai vista.
Ma si sa, nei film con i supereroi la vera differenza la fa il cattivo. Qui ce ne sono addirittura due, un capo e il suo schiavetto (spetta, dov'è che l'ho sentita questa?). Se quest'ultimo è un ex allievo del monastero (monastero, capito? Da non credere) che si tramuta in un fan dei Kiss, il secondo è un mostro onnipotente, intelligente come un vaso da notte.
Insomma una trama brillante, che non stanca mai. O che almeno non stanca chi la scrive, visto che l'avrà fatto seicento volte ormai.
Iperboli a parte, però, una cosa appare ormai ovvia. Questi sono i super eroi e, almeno di non prendersi una super-licenza e buttare giù le pareti portanti, tutti i film che li vedranno protagonisti saranno sempre uguali. Il che non sarebbe nemmeno un male, se non ne facessero così tanti.
Ora, so benissimo che gli editori ambiscono a ricreare lo stesso schema dei fumetti sulla celluloide. Ma non può bastare un pelo di fan service (qui ad esempio compare un forzatissimo riferimento agli Avengers) a riempire i botteghini. Si stuferà la gente di vedere sempre lo stesso film spero io.

Capiamoci, anche Dottor Strange ha i suoi momenti che guarda caso emergono quando la sceneggiatura decide di lasciare da parte le panzane e alleggerisce il tono.
Dei Fantastici 4 scrissi qui: sintetizzando si trattava di un film oggettivamente brutto e iper-criticato dai fan. Per gli integralisti i super eroi sono personaggi serissimi che non si possono mai prendere in giro. Eppure io prefrsico F4 a Strange proprio per via del tono con il quale è stato costruito.
Quel prodotto sapeva benissimo ciò che era; semplicemente lasciava perdere e pensava solo a divertirsi.
Aveva scelto da che parte stare. Si può essere seri con i super eroi ovviamente. Ma bisogna esserlo senza ripensamenti, come se si affrontasse Batman ogni volta, perché altrimenti nulla sta in piedi e si scivola nel ridicolo. Il supereroe diventa ricettacolo di simbolismi sulla natura umana e il suo avversario ne interpreta la nemesi.
Viceversa è meglio puntare su uno sceneggiatore fresco e buttarla sulla commedia d'azione senza compromessi, abbandonando ogni velleità di approfondimento. Operazione forse ancora più complicata.
Starsene nel mezzo, come tutta questa roba che sta uscendo negli ultimi anni, non offre nessuna possibilità di miglioramento al genere.
Ma forse basterebbe produrre qualche film in meno, a ben pensarci.

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