I cimeli del cinema #18- La Torre Nera (The Dark Tower)
In rete sono stati lanciati talmente
tanti escrementi su questo film che mi sono convinto fosse un
prodotto aberrante.
Nonostante tutti i segnali di
avvertimento, mi sono voluto avvicinare comunque alla Torre Nera in
versione cinematografica e, dopo averlo visto, posso dire
tranquillamente che ho trovato tutta la crudele ironia del web fuori
posto.
La pellicola mi è sembrata un discreto
passatempo, capace di divertire e anche di giocare con certi simboli
provenienti dall'opera che lo ha ispirato. Poi è vero (e ovvio); se
cercate qui la trasposizione cinematografica della saga ideata da
Stephen King siete proprio fuori strada:
“L'uomo in nero fuggì nel deserto e
il pistolero lo seguì” è una frase capace di farmi venire la
pelle d'oca e sono sicuro di non essere l'unico. Ed è esattamente il
modo in cui la saga creata da Stephen King inizia. Un incipit tra i
più riusciti che abbia mai letto, siete d'accordo? Ecco,
dimenticatelo.
Al di la di un paio di citazioni
(peraltro tradotte nel modo sbagliato, porco cane), queste parole non
hanno nessun legame con l'opera cinematografica.
Il protagonista della vicenda, infatti,
non è Roland di Gilead, ultimo pistolero a difesa della Torre, ma
Jake Chambers, il ragazzino i cui poteri sono ambitissimi dagli
uomini di Walter per distruggere il prezioso manufatto.
Va da se che un'impostazione del genere
finisca per modificare il tono della narrazione, spostandolo
dall'oscuro fantasy post apocalittico a cui si ispira, verso un
racconto per pre-adolescenti alla ricerca di un eroe con il quale
immedesimarsi.
Si capisce subito, quindi, che La Torre
Nera è una libera interpretazione della saga letteraria, con la
quale, va detto, non ha proprio nulla a che spartire.
Per esempio io Roland me lo sarei
immaginato diverso: ora, le polemiche sulla scelta di Idrs Elba sono
vecchie quanto l'annuncio della sua partecipazione al progetto. Ed
inutili a ben pensarci, visto come l'attore in realtà porta bene
sullo schermo il personaggio del pistolero, nonostante il costume
steampunk scelto per l'occasione. E altrettanto si può dire del
solito istrione Mac, capacissimo di far passare in secondo piano con
le sue doti la scrittura di un antagonista basata sull'archetipo del
cattivo standard.
Ma del mondo offerto da Stephen King ai
suoi lettori qui si intravede solo una pallida ombra. Manca la forza
impressa da un autore che ci si rifugiava dentro, inserendo
suggestioni che lo affascinavano senza badare troppo alla tenuta del
complesso. Un immaginario spentosi solo negli ultimi tre libri, forse
scritti solo perché i lettori esigevano un finale.
Ripenso spesso a questo universo, il
cui ricordo conservo con un piacere qui irrimediabilmente
stropicciato da alcune scelte che se ne sono quasi prese gioco.
E allora perché non mi unisco ai
lanciatori di cacca e la faccio finita? Beh, il motivo è che non mi
aspettavo certo di ritrovare la complessità dell'opera originale in
un film da un'ora e mezza.
Gli autori qui hanno recuperato alcuni
spunti dalla saga letteraria e ci hanno costruito una vicenda tutta
nuova che fa bene quello che deve.
La pellicola ha ritmo ed è capace
anche di divertire. Elba e Mac lavorano bene e sostengono le parti
coinvolgendo a sufficienza. Gli effetti speciali sono di discreta
fattura e il complesso è penalizzato solamente da un finale troppo
frettoloso che non offre la soddisfazione necessaria.
La mia opinione è che se l'opera fosse
stata titolata diversamente, probabilmente, tutto il male che se ne è
detto magari sarebbe stato un filo affievolito.
Non si tratta di un film magnifico,
capiamoci bene, ma di un lavoro abbastanza nella media non peggiore
di tanti altri che fanno dell'intrattenimento leggero il loro scopo.
Non rimarrà nella leggenda della settima arte, questo è sicuro, ma
credo che conserverò il mio preziosissimo materiale marrone per
altre occasioni.
Mah, io invece delusa.
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