I cimeli del cinema #15- Il sapore della vittoria (Remember The Titans)

Ah, l'integrazione razziale. Tema divisivo capace di gettare i protagonisti del dibattito nell'arcaico scontro tribale delle fazioni. Difficile aprire un dialogo su certi aspetti senza che l'opportunità politica non lo inquini con i suoi slogan pre-confezionati. Ma hey! Raccontare storie serve proprio a questo no? Cosa c'è di meglio di un bel filmone per aggredire l'argomento?
L'astrazione consente agli spettatori di immedesimarsi in ruoli che mai riuscirebbero a vivere nella vita quotidiana. E se c'è una bella storia vera da mettere in vetrina, beh, tanto meglio. Bisogna essere coraggiosi e lavorare sui temi più scomodi per aiutare l'evoluzione della società.
Solo che non vi ho detto che questa è una produzione Disney. Fregati! Dai, preparate i cuoricini:



La vicenda ci porta nella Virginia all'inizio degli anni settanta e ci presenta un luogo nel quale, per la prima volta, si tenta l'esperimento di fondere un liceo per bianchi con uno per neri. I primi a sperimentare questo amalgama saranno i giocatori dei Titans, squadra di football americano della nuova scuola. Grazie all'affiatamento raggiunto in ritiro i ragazzi sapranno vincere i pregiudizi e trascinare tutta la cittadina nel tifo senza distinzione di colore.
Le sequenze di football sono probabilmente l'aspetto meglio riuscito del film. Sotto l'inflessibile guida di Denzel Washington, unico in grado di capire quanto conti la vittoria per la prima squadra mista dello stato, seguiamo l'evoluzione atletica della formazione durante gli scontri in campo, gli allenamenti sfibranti e un po' della tattica dannatamente complessa che questo sport offre ai suoi fan. Nel contempo c'è l'evoluzione del sentimento del paese a cui il team fa riferimento, capace di dimenticare l'iniziale ostilità per abbandonarsi alle celebrazioni più sfrenate.
Il cast è composto da volti più o meno noti del panorama hollywoodiano e sembra ben amalgamato; certo, a me che i liceali vengano interpretati da venticinquenni pare una presa per i fondelli. Ma evidentemente oltre oceano non esistono talenti giovani da piazzare quantomeno nei ruoli più visibili. Ognuno ha le sue croci.
Tra l'altro, la in mezzo al gruppone, si può notare anche un Ryan Gosling pre-esplosione universale alle prese con il personaggio dell'inutile imbecille. Un ragazzo che farà strada (l'avete capita? Drive- farà strada... No eh? Scusate).
Al di la di tutto, comunque, il film ha il giusto ritmo in crescendo, destinato a portare verso il finale all'acqua di rose che ci si aspetterebbe, senza annoiare mai nonostante la totale assenza di colpi di scena.
Una bella pellicola quindi? Si, ma c'è un ma.
Se a inaugurare i titoli di apertura compare il logo della magica D certe soluzioni narrative quasi ce se le aspetta. Innanzitutto qui son tutti buoni come il pane, a parte un paio di cattivi pro-forma che servono solo da contrasto (esclusivamente nello schieramento dei bianchi, naturalmente; non sia mai di inciampare nel politicamente scorretto). Di conseguenza ogni conflitto ha la risoluzione scritta prima ancora che inizi e ciò leva mordente a ogni tentativo di far respirare disagio.
La città ci mette un quarto d'ora ad innamorarsi dei nuovi giocatori e ogni contrasto in essere pare potersi risolvere esclusivamente grazie a un torneo di football scolastico (che li è come un campionato mondiale, tra l'altro).
Non esiste un vero freno alla valanga di amore che travolge tutti. Le tensioni iniziali scompaiono rapidamente per lasciare posto a una alluvione di melassa degna di Boston (true story), che , oltre a cariare i denti, non offre nessuna sfumatura degna di una storia che ambisce all'immortalità.
Una semplificazione abituale sotto il regno del ratto maledetto, che va benissimo in un cartone animato che deve insegnare ai bambini a guardare le persone per ciò che sono, ma che qui si lascia scappare il vero target a cui il film probabilmente punta.
Ovviamente i Titans vinceranno il campionato all'ultimo tiro del torneo, scatenando un'ondata di esaltazione accecante proprio come nelle più becere puntate di Holly E Benji. E ciò non fa altro che scaraventare lontano gli ostacoli che tutta questa storia doveva portare in scena per risultare credibile.
Perché ormai “tratto da una storia vera” (come ho tentato di spiegare qui) lo scrivono anche nei titoli di Star Wars e non basta a rendere certe situazioni realistiche.
Poi oh, il film scivola via anche bene, non discuto. Se tanto vi basta, guardatelo. Solo non aspettativi un contributo determinante nel dibattito, ecco.

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