I cimeli del cinema #8- L'Uomo Senza Sonno (The Machinist)

Guardare un film come questo a distanza di tre lustri dall'ultima volta non vi restituirà la verginità perduta. L'Uomo Senza Sonno è una pellicola talmente forte nella sua soluzione narrativa da impedire allo spettatore di dimenticarla, quindi non è certo per restare abbagliati dalle idee di trama che si decide di affrontare una seconda visione di questo lavoro.
Piuttosto, a meno di non essere esperti autentici della settima arte (e io non lo sono), la vera molla scattante nell'affrontare un'esperienza simile risiede nel perfido istinto dello smascheratore seriale, colui, cioè, che non è mai soddisfatto finché la voragine fondamentale, capace di far crollare tutta la struttura di una storia, non viene alla luce.
Bene quindi, armiamoci di caschetto con lumino e andiamo a caccia:


Di film che mettono al centro del loro progetto l'insonnia se ne sono visti parecchi. Del resto in questi tempi stressanti l'argomento trova facile presa in molti potenziali spettatori.
Qui il protagonista Trevor Reznik manca l'appuntamento con Morfeo da un intero anno. Facile intuire come questa deficienza lo porti a vivere una situazione sospesa tra realtà e allucinazione, su cui cresce fertile una paranoia soffocante. Tutto ciò spinge il nostro Trevor verso l'allontanamento progressivo da una vita sociale degna. Un incidente causato da lui nella fabbrica in cui lavora e la comparsa di uno strano collega di nome Ivan, completano il quadretto di un'esistenza ormai impossibile da sostenere.
Ecco, da qui in poi, se il film non l'avete mai visto, fossi in voi smetterei di leggere. L'opera in questione, infatti, non è fatta per essere dibattuta in modo semplice evitando con cura ogni anticipazione. Ma pur sempre di un thriller si tratta, per cui, almeno alla prima visione, urge lasciarsi trasportare dallo srotolarsi degli avvenimenti per potersi godere appieno la pellicola.
Perciò ho deciso di spaventare i lettori proponendo un'immagine di Christian Bale tratta da questo lavoro, di modo che i più sprovveduti se la diano a gambe:

Si, l'attore è dimagrito molto per interpretare questo personaggio e, anche se non sono questi gli attributi che donano grandezza alle star, va detto che il suo impegno nel riuscire a portare sullo schermo il disagio fisico di Trevor è davvero notevole.
Tutto gira intorno a lui e, alla prima visione, difficilmente la magrezza estrema del protagonista non recherà disturbo ai più suggestionabili. Bale qui è sottile come una pagina, stralunato e devastato da una condizione che non gli consente una vita normale. I suoi occhi spiritati mentre da la caccia a Ivan sono quelli di un folle che ha perso ogni contatto con la realtà che lo circonda. Il risultato finale è soddisfacente.
A fargli da contraltare c'è il faccione di John Sharian, un Ivan insopportabile al primo impatto, ma che si rivela indovinatissimo ad uno sguardo più attento, specialmente una volta che si conosce il vero significato di questo personaggio all'interno della trama.

Ok, ma visto una seconda volta questo film funziona o vengono alla luce clamorose forzature utili solo ad arrivare a un finale sconvolgente? Secondo me la struttura regge e lo fa adoperando in modo piuttosto furbo la condizione psicofisica di Trevor.
Il protagonista è in perenne stato di allucinazione causato dalla cronica mancanza di sonno. Talvolta pare riuscire ad addormentarsi, ma sempre qualche evento finisce per svegliarlo ed impedirgli di lasciarsi andare. C'è il rimorso alla base di questa debilitazione. La consapevolezza inconscia di aver commesso un delitto che fa la guerra con l'incapacità di prendersi la responsabilità di ciò che è successo.
L'atto reiterato di lavarsi le mani con la candeggina è un atteggiamento pilatesco e consolatorio insieme. I continui tranelli autoinflitti attraverso i biglietti attaccati al frigo appaiono come una provocazione. La comparsa di Ivan, coscienza esterna giunta dall'inconscio per spingere Trevor di fronte alle proprie colpe, è il colpo finale di un cervello stressato al possessore del cranio nel quale è inserito. Tutti modi intelligenti per pilotare lo spettatore verso la soluzione finale e utilizzati dal regista con precisione.
Ci sono stato attento, Ivan non viene visto da nessuno e la pellicola ci tiene a farcelo capire attraverso sequenze come quella del bar. Anderson non ci mostra Bale che parla da solo, come altri hanno invece preferito fare in storie analoghe, ma lancia piccoli suggerimenti non sempre intuibili mentre l'incedere della storia prevale su tutto.
Inoltre lo stato confusionale che stringe Trevor a se consente agli autori di costruire qualunque tipo di situazione. Lo spezzone del luna park, ad esempio, pur rappresentando la fase più critica della sceneggiatura, riesce a essere convincente grazie allo sfruttamento di qualche piccolo particolare (come una foto ricordo o l'utilizzo da parte della cameriera delle stesse parole già dette dall'amica prostituta del protagonista) che fa sempre tornare tutto. Facile credere che interi episodi della vita di Trevor siano prodotti con materiale onirico, propostogli dal suo cervello nei momenti di veglia.
Insomma, siamo tutti fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni (questa me la potevo risparmiare, avete ragione).
In conclusione, se da un lato la seconda visone viene naturalmente privata della forza propulsiva del genere thriller, non si può dire che questo film perda tutta la sua potenza. Il viaggio di Anderson all'interno della mente umana e dei suoi vari giochetti (che da una parte privano il protagonista di un ricordo scomodo, ma dall'altra lo riempiono di sensi di colpa pur di farlo riemergere) rimane interessante. Così come cercare di scoprire come questo regista si sia messo d'impegno per far stare in piedi un'opera difficile come questa.
Nonostante la caccia perfida che mi sono imposto, magagne colossali nella costruzione di questa storia non ne ho trovate.
Per cui vi dico che, se anche l'avete già visto, un secondo giro è caldamente consigliato. Se invece non vi ci siete mai approcciati beh, voi non dovreste essere qui e vi avevo anche avvisato. Mai nessuno che mi ascolti.

Commenti

  1. Un piccolo cult che merita di essere visto. All'epoca mi stupì parecchio.

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