I cimeli del cinema #3 (credo)- Giorni Di Tuono

Erano davvero molti anni che non vedevo Giorni Di Tuono. In tutto questo scorrere di tempo ho incrociato diversi pareri riguardo al film e difficilmente qualcuno di questi si può definire positivo.
Eppure è strano, perché il ricordo che conservavo nella mia mente mi seduceva narrandomi di una pellicola sulle corse bella tosta, con una interessante struttura narrativa, protagonisti convincenti e dosi di grande spettacolo. L'opportunità di affrontare di nuovo la visione, quindi, si presentava troppo ghiotta per rinunciare a mettere d'accordo i miei ricordi con l'opinione comune.
Beh, se per caso aveste dei dubbi a riguardo, ve lo dico subito: non fidatevi MAI della vostra memoria.

Data la sua seconda presenza in questa rubrica, qualcuno potrebbe pensare che io ce l'abbia in qualche modo con Tony Scott. Ecco, non è così. Il regista americano aveva un'ottima mano, riusciva a girare scene d'azione efficaci e in carriera ha beccato più di un film degno di essere ricordato. Ma purtroppo si è anche ritrovato spesso per le mani sceneggiature sciagurate, dalle quali è quasi impossibile uscire indenni.
Prendiamo questo Days Of Thunder ad esempio: la storia di un pilota nuovo della categoria Nascar e della sua rivalità con il vecchio campione. Poi l'incidente. Rivalità che diventa amicizia, nuovo avversario, vittoria. Fine.
Certo, non un'epica degna di Omero. Eppure qualcosa qui in mezzo si sarebbe anche potuta tirare fuori. Se non lo sapeste (e non vedo perché dovreste) la Nascar è una categoria automobilistica molto chiusa; uno di quei microcosmi nei quali i redneck arricchiti americani vogliono dimostrare la loro superiorità senza che nessuno abbia il diritto di sfidarli. I novellini la in mezzo fanno parecchia fatica ad emergere soprattutto se, come nel caso del nostro bel protagonista, arrivano da esperienze esterne rispetto a quelle tradizionali.
Ecco, la lotta del ragazzino per conquistare il rispetto dei senatori è un forte strumento narrativo. Così come la gestione della fase di recupero post incidente, con tanto di esempio sfortunato poco distante, è un argomento molto interessante da sviscerare se affrontato dal giusto punto di vista.
E se questo non basta c'è pur sempre la tecnica, la meccanica, le corse. 
Invece nulla del potenziale latente in questa storia viene sviluppato come si deve. Tutte le possibili svolte intriganti si superano frettolosamente, quasi fosse un amaro obbligo da affrontare per arrivare al pezzo forte. Che, come nelle peggiori tradizioni, è rappresentato da una love story completamente idiota tra Tom Cruise e l'allora neo fiamma Nicole Kidman.

Di buono c'è che Kidman, a quei tempi, indossava ancora la sua faccia. Quindi la sua presenza riesce a risultare, in qualche modo, quasi naturale. Il guaio è che fare recitare il giovane Tom e i suoi denti da castoro è un'impresa complessa per chiunque. Nonostante abbiano pure avuto la faccia tosta di sposarsi (sarà il grande Kubrik a metter fine a questa indecenza), i due non si beccano mai. Cruise sembra un ragazzino appena uscito dalla scuola alle prese con la giovane professoressa di lingue. Con l'aggravante dell'assenza di scene soft porno a ravvivare il ritmo. La parte centrale della visione, quella nella quale i due si avvicinano e si sviluppa la crisi del pilota rientrante, è un tale freno allo srotolamento della trama da far venir voglia di piangere. Laddove il film avrebbe dovuto regalarci l'empatia verso i suoi protagonisti, tutto il complesso cade (lentamente, molto lentamente) verso il nulla assoluto.
Meno male che ci sono le scene di corsa. Ben integrate, sufficientemente adrenaliniche, ma poco approfondite, queste sequenze sono l'unica vera motivazione utile a spingere qualcuno nel vedere questa pellicola.
Certo, alla fine pare che sulla pista ci siano solo i personaggi principali della vicenda, ovvero Tom Cruise, Michael Rooker e, con la solita faccia da tizio sempre disposto a prendere per il culo, Cary Elwes.

Questo fa capire quanto poco accurata sia stata la ricostruzione dell'ambiente di una corsa automobilistica. Scott ci prova ogni tanto a spiegare qualcosa che riguardi questo universo. Ma è sempre solo un accenno. Non si va mai a fondo, così come non lo si fa sui rapporti umani (quanto sarebbe stato utile dar più tempo all'interazione tra Cole e Rowdy, per certificare i sentimenti che uniscono due piloti, ad esempio) e nemmeno sulle storie personali dei vari comprimari.
Insomma si cerca di distribuire il minutaggio disponibile un po' qui e un po' li tanto per cercare di coprire la maggior parte dello spettro. Ma alla fine si rimane in mano con poco di tutto.
Ed è questo il limite principale di Giorni Di Tuono. Un lavoro dal forte potenziale che però non sa bene dove indirizzare i propri sforzi e che alla fine diventa un romanzetto con l'eroe del quale si poteva fare anche a meno.
Ma stavolta me lo ricorderò, questo è sicuro.








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