I cimeli del cinema #2- Luna Di Fiele (Bitter Moon)

Nigel (Hugh Grant) e Fiona (Kristin Scott Thomas) sono marito e moglie alle prese con la crisi del settimo anno. Per tentare di sciogliere il blocco che li avvinghia decidono di concedersi un viaggio in India, preceduto da una crociera sul Mediterraneo. Ma sarà proprio sulla nave che faranno conoscenza con alcuni personaggi destinati ad amplificare i loro dubbi.
Tra questi spiccano lo scrittore fallito americano Oscar (Peter Coyote), costretto su di una sedia a rotelle, e la conturbante moglie Mimì (Emmanuelle Seigner). Oscar sceglie Nigel per narrare le sue avventure con Mimì, trascinandolo all'interno di un vortice folle dal quale il maritino inglese non sembra più capace di uscire.
Polanski decide di rappresentare il disagio crescente di Nigel (e del riflesso di questo su Fiona) facendo oscillare la telecamera come per accompagnare il rollio della nave. Rollio in crescendo, peraltro, perché sulla crociera è in arrivo una tempesta.
La storia narrata da Oscar, a dire il vero, parte piuttosto lentamente, proponendo le solite banalità da innamorati senza davvero dar segno di far presa sullo spettatore. Ma Polanski lo sa e affida alla sensualità della moglie (una Seigner in straordinaria forma), il compito di alzare il sapore piccante della pellicola.
Lo stratagemma regge finché serve. Quando la vicenda di Oscar e Mimì mette in luce il lato patetico del loro rapporto il film prende una piega diversa, mettendo sul piatto il livello di cattiveria raggiungibile da due persone disposte a tutto pur di ferirsi.
Ma l'aspetto divertente di tutto questo non è tanto il modo con cui i due ex amanti scelgano di farsi del male a vicenda, quanto il fatto che la storia ascoltata da Nigel è filtrata da Oscar, aspirante scrittore e (a detta sua e della moglie) bugiardo di altissimo livello.
Quindi Nigel (e gli spettatori con lui) non potrà mai avere la certezza di aver ascoltato la verità. Non sarà mai capace di stabilire davvero se Oscar è un mostro senza sentimento, oppure Mimì una strega vendicativa. L'uomo deve scegliere se stare al gioco e, di conseguenza, accettare l'idea di Mimì che si è fatto attraverso il racconto di Oscar.
E' evidente che la candela in palio sia Mimì stessa, donna capace di ammaliare chiunque, compreso il nostro Nigel già bello che inebetito alla prima occasione buona. Ma la donna non aiuterà mai Nigel a capire, preferendo, maliziosamente, non rivelare mai nulla si se stessa.
Il finale è forse l'aspetto meno riuscito di tutto il lavoro. Ho avuto l'impressione che la storia si potesse chiudere qualche scena prima. Invece Polanski ha scelto un climax definitivo, forse salvifico per certi aspetti, ma comunque troppo risolutore. Tutto il gioco con cui lo spettatore si è sollazzato durante il film, ovvero cercare di capire quanto del racconto di Oscar fosse stato vero, viene bruscamente interrotto da una soluzione di cui non sentivo granché il bisogno.
Un peccato. Ma al di la di tutto non posso dire che quest'opera, con tutte le sue lentezze e la sua lunghezza forse un attimo eccessiva, non mi sia piaciuta. Anzi.
Dopotutto parliamo di Polanski e raramente scegliendo di guardare un suo lavoro si sbaglia.

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