Gusti Fuori Controllo.

La vita scorre inesorabile in groppa a un cavallo imbizzarrito destinato a concludere la sua corsa davanti alla grande M.
Durante questa folle cavalcata succedono molte cose. In particolare ci si accorge di come il rincoglionimento si impossessi dei nostri gusti piano piano, tagliandone le estremità e smussandone gli angoli. Così tutto ciò che una mente retta sapeva per certo a vent'anni ora non ha più grossa importanza. E, come il nulla nella Storia Infinita, l'oscurità finisce per mangiarsi ogni forma di scelta o appartenenza.
Siccome di questo cappello introduttivo non si è capito nulla, porterò ad esempio 5 canzoni che sul finire degli anni 90 avrei probabilmente rifiutato con sdegno. Ma che adesso, allo scadere del 2016, mi scopro ad ascoltare volentieri. No, Gigi D'Alessio ancora non c'è. Se lui dovesse entrare in una di queste classifiche non leggereste un post, ma sareste al mio funerale.
Moooosikaaaa:

5- Emis Killa- CULT


Nemmeno partito che già sgancio la bomba. Ma come, un rapper in una mia classifica? Italiano per di più? Che mi sia bollito del tutto il cervello? Si a tutto, ma non è solo questo.
Mi è capitato di seguire codesto ragazzo in qualche puntata di Goal Deejay. L’ho trovato simpatico. Pittato come d’ordinanza, ma sorridente e con la tendenza a limitare al massimo gli atteggiamenti da gansta. Per di più il giovane è dotato di una parlantina svelta e articolata, che lo rende abbastanza piacevole da ascoltare.
Questo particolare mi mette di fronte al primo problema derivante dall'ascolto di questo pezzo. Possibile che uno con una dialettica così efficace non sia riuscito a tirar fuori nulla di meglio per la parola chiave del suo brano? Cult è un termine agghiacciante che si fa fatica persino a sentire. E che Emis Killa usa anche in modo poco attraente.
Poi ci sono i riferimenti: Lauda e James Hunt non mi sembrano perfettamente nel target dell’autore visto che nemmeno io ho fatto in tempo a vederli correre. Mi viene in mente Rush e un magma onnicomprensivo popolare da cui l'autore è andato a pescare per tirare insieme le rime. Un depotenziamento dell’aspetto personale che una canzone così dovrebbe avere.
Ma son piccolezze perché il pezzo si adagia su una base fresca e accattivante che conquista praticamente subito. E poi è immersa in quell’atmosfera nostalgica che renderebbe fiero Max Pezzali.


4- Giorgia- Oronero


Con questa do una picconata così forte alle mie certezze da far venire giù tutta l'impalcatura che sostiene la mia esistenza.
Sul perché mi piaccia non so proprio darmi una risposta. Sarà la semplicità della linea vocale, l'efficacia della melodia, non so. Certo, Giorgia ha una delle voci più potenti del nostro panorama musicale. Qui però evita di imbizzarrirsi in quei vocalizzi utili solo a far venire il latte alle ginocchia (magari li farà in concerto, ma questi son problemi di chi andrà a vederla). L'artista si limita a giocare con la tonalità e a farla salire quando serve. Che piacevolezza amici telespettatori.
L'unica amarezza è, come per il primo pezzo analizzato da questo post, la parola chiave attorno alla quale ruota la canzone.
Capisco il concetto di viscidume del petrolio, bene prezioso ma squallido sotto molti punti di vista. Però devo razionalizzare troppo per associarlo alle persone che la cantante accusa. Uno sforzo che stona con l'immediatezza del pezzo.
Comunque ci sono più pregi che difetti in questo brano. Il maggiore dei quali, la facilità d'ascolto, lo farà uscire dalla classifica rapidamente come ci è entrato.


3- Calcutta- Oroscopo

Si lo so. Questo ha fratturato diversi peni a causa di meccanismi, quali la heavy rotation delle radio, a cui è stato sottoposto. Ma non ci si può fare niente, è una canzone che funziona.
Calcutta ha indovinato il timing per fare uscire il suo pezzo e lo ha colorato con potenti suggestioni estive.
Immagino un me stesso di 14 anni alle prese con i primi amori e i penetranti afrori dell’adolescenza e non faccio fatica a considerare Oroscopo di Calcutta una colonna sonora adatta alla circostanza.
La sua melodia classica e la voce sofferente interpretano con passione la storia di un ragazzo che ricorda con nostalgia (e ci risiamo) le passioni di un’estate precedente. E consentono ai giovani cuori di sognare grandi amori dalla siderale durata di una settimana.
Certo, del testo non ci si capisce praticamente niente. Ma non è che tutto debba avere un significato nella vita no?

2- TheGiornalisti- Proteggi Questo Tuo Ragazzo

Chiariamo subito un punto: a me i TheGiornalisti non piacciono proprio per nulla. Di recente hanno fatto uscire il loro ultimo album che, almeno per quanto riguarda i miei gusti, rasenta il limite dell’inascoltabile.
Quello precedente non è che fosse molto migliore, va detto, ma quantomeno poteva vantare un paio di brani degni di questo nome.
Quello che propongo qui è, a mio parere, il più gradevole. Una canzone sull’insicurezza che racconta di un giovine in perenne difficoltà che si rivolge a qualche entità in grado di tenerlo fuori dagli inciampi autoinflitti.
Ma non è l’ambientazione teen del testo a fare il grosso del lavoro qui. La parte musicale è un evidente omaggio a un certo pop d’autore degli anni 80. Pescando un po' qui e un po' la, i TheGiornalisti miscelano bene gli ingredienti consegnandoci un canzone persino meno piatta di quelle originali del periodo.
Inutile nascondersi, questa traccia fa breccia nel cuore già dai primi ascolti e, se affrontata con la giusta moderazione, ha la capacità di installarsi per parecchio tempo in un’ipotetica playlist.


1- Nicolò Carnesi- M.I.A.

Chiudiamo questo excursus con il pezzo più strano del lotto. Bisogna dire che proporre una traccia di quasi dieci minuti che parla di intelligenza artificiale è una mossa non priva di un certo coraggio.
Poi è chiaro, il brano in se è criticabilissimo. Carnesi da l’idea di perdere un po’ per strada il fascino della sua argomentazione, vuoi per il testo scostante, vuoi per la musica non sempre all’altezza. In più, quel finale in stile broadway uccide l’atmosfera sapientemente costruita durante la fase iniziale della canzone. Tutto quello che si vuole.
Ma rimane il fatto che i primi minuti di questo lavoro a me piacciono davvero tanto. Testo misterioso e musica accogliente costruiscono una canzone fortemente visiva che a un amante della fantascienza non dovrebbe lasciare impassibile.
Una traccia intensa che si distingue dal tipico sole, cuore, amore di casa nostra. Presterò attenzione a tale Carnesi, sperando di trovarlo sempre su questo livello. Voi fate come vi pare.


E si chiude così la personale classifica dei 5 pezzi italiani che non dovrebbero piacermi ed invece mi piacciono. Un'esperienza umiliante in fin dei conti. Ma i gusti non si disputano a est (o qualcosa del genere).
Chissà quanti dei 2 lettori di questo blog (e uno sono io), hanno gli stessi scheletri nell'armadio. Boh, tanto fa uguale alla fine. Ciao.

Commenti

  1. Prendendo spunto dal tuo post, ti dico i miei "5 pezzi italiani che non dovrebbero piacermi ed invece mi piacciono":

    1. L'Estate di John Wayne - Raphael Gualazzi
    2. L'ultima festa - Cosmo
    3. Bologna E' una regola - Luca Carboni
    4. Voglia di infinito - Selton
    5. Completamente - TheGiornalisti

    Non inserisco Calcutta semplicemente perchè mi piaceva fin dall'inizio, sonorità comprese.

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  2. Luca carboni è un'istituzione, non l'avrei mai preso in considerazione per una classifica del genere. I Selton (che sarebbero brasiliani a dirla tutta) sono decisamente troppo per me, ma il discorso sui gusti si applica anche a te. Comunque sei il primo commento dopo quello di K al post d'esordio. Ti porto nel cuore.

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