Storia romanzata di un capolavoro.

L'inizio degli anni 90 era dominato dalle capigliature cotonate. Dalle nostre parti, gli occhi sgranati di un calciatore contribuirono a renderci orgogliosi di essere italiani, mentre, poco dopo, le inchieste di un pool di giudici milanesi avrebbero definitivamente disintegrato ogni senso di appartenenza.
Nel mondo musicale dominavano l'hard rock dei Guns'n'Roses, il glam dei Bon Jovi, l'heavy metal degli Iron Maiden e la versione più decisa di questo ultimo genere, thrash capitanato dai Metallica.
Sembrava non esserci più spazio per i tre accordi e via del punk. I Ramones si erano tramutati in fenomeno di nicchia e l'ultimo baluardo della scena inglese, Billy Idol, aveva ceduto alle lusinghe del pop, finendo per spegnersi come un cerino mentre il suo stile estetico usciva di moda.
Dalle parti di New York (luogo dove le cose sono abituati a capirle prima) giunse alle orecchie di certi produttori un suono tutt'altro che nuovo. Sporco, grezzo, immaturo, ma dotato di una carica non comune. E caratterizzato da una voce capace di entrare in testa e rimescolare i collegamenti tra le sinapsi.
Fu così che gli emissari della casa discografica in questione presero un aereo diretto a Seattle e tentarono di accaparrarsi gli autori di quella musica. Ai reiterati rifiuti dell'etichetta per la quale i ragazzi incidevano, David Geffen decise di comperarsi l'intera Sub Pop.
Del resto il discografico non si poteva certo definire uno sprovveduto. Da uno che pubblicava i Guns'n'Roses e gli Aerosmith il minimo che ci si potesse aspettare era che si accorgesse del ribollire nel sottosuolo della principale città nello stato di Washington. Stava per succedere qualcosa di grosso li, e Geffen voleva essere ben saldo sulla tavola quando ci sarebbe stato da cavalcare l'onda.
Tuttavia DG decise di scegliere una band che, probabilmente, tecnicamente non appariva tra le più promettenti della scena. Avrebbe potuto optare per i Perl Jam o per i Soungarden, oppure per chissà quanti altri che in quel periodo nascevano ovunque a Seattle. No, lui voleva qualcuno che fosse in grado di sfondare, di entrare nel cuore del pubblico. Subito.
Lui scelse i Nirvana.
Così nel 1991 uscì Nevermind e la storia (non solo quella musicale) non fu più la stessa. Nelle case di milioni di adolescenti Kurt Cobain iniziò a urlare il suo disagio, mentre Dave Grohl distruggeva le batterie e Kris Novoselic... Beh, lui suonava il basso.
Quando Smells Like Teen Spirit capovolse le classifiche, migliaia di giovani si trovarono intrappolata nel cervello quella voce graffiante che sconvolgeva loro i collegamenti tra le sinapsi. Quella voce cantava di loro. Quella voce urlava per loro. Quella voce parlava a loro.
Per tentare di costruire un unicum con le altre band uscite da Seattle si tentò di definire quello che stava succedendo istituendo una nuova categoria: grunge la chiamarono. Balle. Quello era punk ed era tornato più forte di prima.
Per le sue caratteristiche, per la pulizia del suono e per il fatto di essere stato costruito col preciso intento di sfondare, il disco è invecchiato più in fretta rispetto ad altri contemporanei. Inoltre è stato ascoltato, usato, consumato in ogni forma e in ogni luogo possibile. Forse il miglior regalo che potremmo fare a questo piccolo capolavoro è dimenticarlo e lasciarlo all'oblio per dieci o quindici anni.
Poi, finita la quarantena, in un locale pieno di zombie con i visi illuminati dagli schermi dei loro telefoni cellulari, un DJ potrebbe estrarlo dalla sua custodia azzurra e metterlo nel piatto. Quando Smells Like Teen Spirit irromperà dalle casse, mentre la puntina scorrerà nei solchi del vinile (che sarà ancora diffusissimo, a quanto pare), la maggior parte di quegli esseri ibridi, metà uomo metà ricevente di onde elettromagnetiche, non si accorgerà nemmeno che qualcosa è cambiato.
Però un ragazzo timido, che non saprà chi è o cosa vuole, ma sarà certo di non voler diventare un non morto digitale, sentirà quella voce entrargli in testa e rimescolargli i collegamenti tra le sinapsi. Allora trarrà un bel respiro per farsi coraggio e si avvicinerà titubante alla consolle. Guarderà il DJ e gli chiederà chi è quell'uomo che sta cantando per lui. Quell'uomo che sta parlando a lui. Il DJ sorriderà felice, perché saprà che Nevremind è tornato e, insieme a lui, il punk. E saranno potenti, come la prima volta.

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