Leo e gli Oscar

“Ciao Leo, so che non ci conosciamo, ma essendo noi quasi coetanei, mi prendo la libertà di darti del tu.
Ho capito che tu sei un po' più vecchio di me, ma se è per questo io sono molto più bello e non sto certo qui a pretendere chissà quali formalità.
Siamo praticamente cresciuti insieme, tu a recitare nei tuoi film e io... Beh, io no.”
“Ok, visto che siamo partiti con il piede giusto voglio essere onesto con te fin da subito. Anche io, agli inizi della tua carriera, sono cascato nella trappola dei tuoi detrattori. Il caschetto d'oro (come Caterina Caselli, conosci?), gli occhioni blu e quell'espressione da sognatore mascalzone, non ti rendevano molto credibile ai miei occhi.
Però errore mio. Tu attore cane non sei mai stato. Anzi, per dimostrarti la mia buona fede, ti dico che una delle tue migliori interpretazioni arriva proprio da quel periodo li.
Ricordi il Jim Carrol di The Basketball Diaries? E' vero, Mark Wahlberg ha quasi mandato all'aria tutto quanto, ma mica è colpa tua. Anzi, li sei stato davvero bravissimo. Altro che Titanic o somme tra Romei e Giuliette.
Poi sei cresciuto e migliorato, partecipando a opere importanti e interpretando personaggi complessi e maturi. E adesso è uscito Revenant (vai qui se vuoi sapere cosa penso del film: http://www.mymovies.it/film/2015/therevenant/pubblico/?id=737665) e tutta l'orda dei fan si è alzata ad acclamarti e a sperticarsi di lodi, nella speranza che ti sia consegnato quell'Oscar tanto agognato.
Magari ti aspetti che sia qui a parlare con te per unirmi al coro. Per darti un incoraggiamento e magari ascoltare in anteprima il discorso di ringraziamento.
Beh Leo, io non so proprio come dirtelo, ma no. L'Oscar a te non lo darei.”
“Calmiamoci e discutiamone da persone ragionevoli. Ti va? Bene. Ho notato l'impegno che metti nello svolgere il tuo mestiere: girare malaticcio nel gelo, recitare con una mano fracassata e le tue barbe incolte. Magari avere io quell'abnegazione. Però ogni volta che guardo un tuo film mi sembra sempre di vedere Di Caprio che interpreta qualcun altro.”

 
Non è una cosa così ovvia come tendi a credere. Facciamo un esempio e prendiamo due tuoi colleghi, uno per sesso così non si offende nessuno. Mattew McConaughey e Amy Adams. Quando li vedo recitare, dopo pochi minuti mi dimentico di loro e osservo solo il personaggio che interpretano. E senza bisogno di particolari trasfigurazioni.
Si è vero. Mac per Dallas Buyers Club è dimagrito come un chiodo (cosa che gli ha fatto crescere la testa in modo sproporzionato, hai notato?), però è un caso, non sottilizzare su tutto quanto.
Se vogliamo prenderci in giro e considerare l'Oscar come un premio dal qualche valore artistico, è a gente così che deve andare. Attori capaci di scomparire dentro al loro personaggio, capaci di farmi dimenticare di star assistendo a un film. A te questa magia non riesce. Sarà quel faccione gigante che è talmente caratteristico da sembrare evidenziato in giallo fosforescente, e quindi nemmeno è colpa tua. Però tu Di Caprio sei e Di Caprio rimani. Sempre.”
 
“Sapevo che la prendevi male. Ma guarda che mica decido io eh. Che poi, se proprio proprio lo vuoi, sono convinto che l'academy prima o poi il pupazzetto dorato te lo regala.
Magari non farne un'ossessione, che con la tua attitudine al realismo finisce che ti fai male in un set. E poi chi li sente i fan con le loro invettive sul crudele mondo di Hollywood. Ci siamo capiti no?
Alla fine una carriera non si valuta facendo il conto dei telegatti che uno si porta a casa, ma sul livello dei film ai quali ha partecipato. E tu sei messo bene mi pare.
E comunque hai tutto il mio rispetto. Si, ho capito che per te vale come la carta igienica, però tieni conto che nella vita serve pure quella.
Ad ogni modo Leo, io ti saluto. Vedi di starmi bene.”

 P.S. Nessun Leonardo Di Caprio è stato realmente maltrattato per questa intervista.







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