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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Lo spettatore #253- Ragnatele che imprigionano la mente: Spider (2002)

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Da qualche parte devo aver già affermato quanto mi sia piaciuta la lettura di Spider di Patrick McGrath, tanto da rendere naturale per me il desiderio di provare anche la versione cinematografica. A esperimento finito posso dire di averci trovato quello che immaginavo, ma anche che mi ritengo molto fortunato ad aver incontrato prima il romanzo. Quella di Spider è una storia dura raccontata dal punto di vista di un protagonista privo di lucidità, tormentato da una malattia insidiosa e dai traumi di un’infanzia che il tempo ha reso nebulosi. Nel suo romanzo McGrath (qui anche in veste di sceneggiatore) esplicitava subito quale fosse il disturbo che affliggeva il protagonista e i motivi della recrudescenza di questo anche dopo le dimissioni di Dennis dall’ospedale, provava a spiegarci i malfunzionamenti nel ragionamento del protagonista portandoci molto vicino a lui, da quando imbottito di medicine riesce a gestirsi, fin quando, scegliendo di rinunciarvi, precipita in un incubo fatto di ...

Iuri legge per voi: Ombre su Washington (2011) di Michael Beres

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Credo che buona parte del successo riscosso dalle teorie del complotto stia nella loro natura letteraria, cioè quell’insieme di caratteristiche che prevedono perfetti agganci tra elementi molto lontani tra di loro. Il concetto è che non esistono coincidenze, ma ogni cosa che accade è manovrata da qualcuno. Certo, per credere che i poteri forti decidano di rovinare proprio la nostra di vita occorre essere un pelino egocentrici, ma questo è un altro discorso. L’idea di un gruppo di eminenze oscure che tramano per tessere una tenda davanti alla realtà è affascinante, su questo non si può discutere. Deve averlo pensato anche Michael Beres quando ha deciso di scrivere Ombre Su Washington (romanzo del quale non riesco a trovare il titolo originale inglese), che racconta le disavventure di Stanley Johnson a cui pare accadere di tutto in una spirale di sfortuna che non vuole mollarlo mai. È davvero intrigante il meccanismo che Beres muove per raccontarci come la paranoia si impossessa del pr...

Lo spettatore #252- Qualcosa si muove nella notte: L'Angelo Dei Muri (2021)

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Dopo Oltre il Guado aspettavo di vedere un’altra opera di Lorenzo Bianchini, uno che secondo me ci sa fare quando si parla di atmosfere. Grazie al solito Bezos che ha incorporato L’Angelo Dei Muri nella sua offerta, posso confermare le mie impressioni, anche se stavolta la magia non è scattata. La voglia di etichettare tutto spinge verso semplificazioni che si rivelano illusorie e infatti l’Angelo Dei Muri viene presentato su Prime Video sotto la categoria horror. Ora, se è vero che la messa in scena, le musiche, i suoni e certe scelte di sceneggiatura possono far credere che si tratti di un racconto da casa stregata, il film in sé è qualcosa di completamente diverso, nella fattispecie un dramma intimo che utilizza linguaggi di genere per esprimere sé stesso. Se con Oltre Il Guado mi aveva disturbato (in senso buono), questa volta Bianchini sembra puntare a suscitare altre emozioni nello spettatore, pur rimanendo aderente a uno stile che fa del silenzio, dell’abbandono e dello spettro...

Iuri legge per voi: La tragedia del Korosko (The Tragedy Of The Korosko, 1898) di Sir Arthur Conan Doyle

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  Non avevo mai letto nulla di Arthur Conan Doyle e partire da qualcosa che non coinvolga Sherlok Holmes ammetto possa sembrare una scelta strana, della quale potrei fornirvi una spiegazione sensata, se solo ricordassi il perché io l’abbia fatta. Ma va be, magari non è nemmeno così importante. I quattro capitoli in apertura del romanzo, lo ammetto, mi hanno fatto maledire tale decisione, vista l’estrema vacuità, anzi, direi quasi frivolezza della narrazione. Conan Doyle utilizza la prima parte del suo lavoro per presentare i personaggi, come ovvio che sia, ma il contesto della crociera per aristocratici e alto borghesi non è certo il più pimpante per un racconto d’avventura. Una questione più che altro di stile e di struttura, credo, perché in realtà i discorsi che fanno questi soggetti hanno anche un loro interesse nel far capire come non sia bastato un secolo e mezzo per far cambiare il mondo. Sentir parlare di Gran Bretagna stufa di fare il poliziotto del pianeta e dell’Europa...