CDC #161- Non è quello con Stallone: Driven- Il Caso DeLorean (Driven, 2019)

Anche io, come molti di voi, ho conosciuto la De Lorean DMC-12 guardando Ritorno Al Futuro. Del resto è la magia del cinema che permette a un oggetto zoppo e raramente funzionante (ma pure claudicante quando riesce ad accendersi) di ergersi a icona più amata persino rispetto alle autentiche fuoriserie.
Ma al di là del mito, la storia della De Lorean e del suo creatore affascina. Tanto da far sembrare strano lo scarso interesse della collina nei suoi confronti.

Per fortuna in nostro soccorso arriva Nick Hamm che, da nordirlandese, dalla vicenda si sente punto sul vivo.
Il regista si tuffa in degli anni settanta così pieni di colori e di splendide creature luccicanti da essere puramente cinematografici.
Il tono dell'opera prova a presentare Driven come una via di mezzo tra Nice Guys e BarrySeal, non riuscendo a catturare nemmeno un briciolo dello spirito del primo, ma evitando di affondare totalmente come il secondo.
Hamm la prende laterale, affidando il ruolo di protagonista all'informatore FBI Jim Hoffman e riempie la pellicola di chiacchiere nel tentativo di costruire una commedia brillante. Il risultato però è moscio e tutto quel parlare manca l'obbiettivo di ritmare la visione.
Lo scintillio che emana dallo schermo è prodotto da volti quasi noti, come Corey Stoll e Erin Moriarty, da facce che tutti abbiamo visto da qualche parte anche se non ci ricordiamo bene dove e da illustri sconosciuti (almeno per me) che come talento principale sfoggiano una somiglianza impressionante con quel tizio famoso là che però chiedeva troppi soldi.
Insomma, Driven si rivela al mondo come un film a basso costo, che tenta di nascondere i propri limiti dietro lo sfavillante brillio che acceca la sua messa in scena.
Al di la di tutto, comunque, la pellicola le carte in regola per funzionare le avrebbe anche. Non che si inventi qualcosa di nuovo, ma riesce in ogni caso a stabilire una buona intesa con lo spettatore, specialmente quando la storia prende l'abbrivio e inizia a viaggiare sicura verso il suo finale con procedimento penale annesso.
Certo è che guardandolo mi sono sentito come i primi acquirenti della De Lorean, convinti di trovarsi per le mani un oggetto di gran lusso e subito frustrati dalla realtà di un prodotto mal funzionante.
Poi ci sarebbe da capire perché questa pellicola ci venga venduta come la storia di John De Lorean, quando dell'imprenditore americano dentro ci sia pochino. Siccome non conosco nel dettaglio le vicende che portarono allo scandalo mi aspettavo di saperne qualcosa in più.
De Lorean fu un uomo controverso, armato di visione ma privo di denaro. Uno che riuscì a truffare decine di fondi di investimento, il governo inglese e che, seppur indirettamente, contribuì al fallimento del glorioso marchio Lotus.
Questo però non è quel tipo di racconto. Dare le chiavi della macchina a Hoffman consente ad Hamm di dipingere un ritratto agiografico di colui che (dis)fece l'impresa. Ne viene fuori una figura tutta d'un pezzo, un po' pazza magari, ma comunque piena di buone intenzioni, tradita dagli amici più fedeli e inseguita da una legge desiderosa di farsi bella con le sfortune altrui.
Un santo vittima di una crudele truffa che ne ha infangato l'immagine, oltre a togliere il lavoro a decine di famiglie da lui così coraggiosamente aiutate.
Sta a voi decidere se accontentarvi di questa descrizione. Lo scandalo De Lorean ebbe implicazioni che qui non vengono nemmeno sfiorate. Non ci fu solo dolo nell'avventura probabilmente. Ma ridurre tutto al mito americano infranto da qualche cattivo con il distintivo mi pare fin troppo generoso.
Però lo sappiamo: la DMC-12 è per tutti un tenero ricordo di infanzia. Sapere ciò che davvero si cela dietro la sua realizzazione potrebbe scontentare quel bimbo che si diverte ancora a vedere Marty McFly sfrecciare a ottantotto miglia all'ora attraverso il tempo. Forse è meglio immaginarla ancora come la realizzazione di un sogno all'interno di un film che non fa male a nessuno, esclusi i cattivoni.
Persino se il prezzo da pagare per questo è la noia.



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