Tutti sanno chi è, ma nessuno lo conosce: Mr.Robot

Si sa, internet è sempre pronta a lanciare la sua ferocia moralizzatrice su chiunque. Quando scrivi un'opera dai contenuti anti consumistici e la lanci attraverso lo strumento del marketing, vera spada nelle mani dell'elite capitalista, il rischio di trovarti sommerso da insulti etici è concreto. Forse proprio questo pericolo ha spinto Sam Esmail a non pubblicizzare troppo il suo prodotto, infilandolo, di fatto, in una nicchia.
Ma se nessuno sa quando esce una stagione è facile anche che nessuno la veda e tutto il lavoro va a finire giù per lo scarico. Non dico che i produttori dovessero noleggiare un call center nell'Europa dell'est e triturare la fertilità delle persone una volta al giorno, per carità. Ma uno spot ogni tanto se lo potevano concedere.
Invece niente. Di Mr. Robot nessuno sembra sapere alcunché.
Ah Sam, meno male che ci sono io va.

Poi si, a tenere le distanze dalla serie potrebbe aver giocato un ruolo anche l'aspetto complicato con cui si presenta.
Dopotutto la rivoluzione di Elliot Alderson passa attraverso le connessioni a banda ultralarga che cablano il pianeta e per renderla credibile Sam Esmail si è studiato molto bene l'argomento. Se gli attacchi di Elliot (a detta degli esperti) risultano sempre credibili e danno sostanza alla storia, noi poveracci che dobbiamo attaccare un'etichetta vicino al pulsante per ricordarci dove si accende il PC, potevamo accontentarci anche del freschissimo stratagemma con gli zeri e gli uni che cadevano giù a cascata su sfondo nero.
Tuttavia qui il punto è un altro. L'unica concretezza che il protagonista conosce è quella fornita dai calcolatori elettronici, autentici riferimenti per una mente alla deriva. Si, c'è la rivolta del deep web, i codici complessi e le righe di programma, l'assalto alla diligenza virtuale del potere. Ma ragazzi, qui si parla sostanzialmente di un matto metodico affetto da una riga di disturbi.
Se guardiamo come finisce la serie, secondo me capiamo benissimo quale delle due linee narrative rappresenti il pretesto.
Di conseguenza, più precisa è la descrizione del mondo informatico, più facilmente scivoliamo all'interno della mente devastata di Elliot.
Il disturbo da personalità multiple è molto diffuso a Hollywood. Nonostante sia una sindrome rara, infatti, confusa spesso con la schizofrenia e, a quanto ho capito, ancora dibattuta, rappresenta un intrigante strumento narrativo quando si vuole indicare le contraddizioni che lacerano il pensiero di tutti noi. Ovviamente opportunamente romanzata, perché vedere un tizio che si prende a sberle da solo non piace a nessuno.
Ah, visto che ho accennato all'autopugilato vi dico che si. Mr. Robot è una serie citazionista e ancora si, gli echi di Fight Club qui risuonano potenti. Ma, anche se il riassunto estremo delle due storie potrebbe essere identico, dove il lavoro di Fincher (il libro non l'ho ancora letto, mi scuserete) utilizzava la doppia personalità per mostrare il contrasto adattato- ribelle del suo eroe in modo dicotomico, Esmail va più in profondità, scandagliando anche tutto il complesso psicologico che può portare una persona a diventare moltitudini.
Un lavoro difficile, raramente ironico e perciò continuamente miscelato da incursioni nel genere, al punto da costruire una varietà che se ve la dico così finisce per sembrare un'accozzaglia. Ma che in realtà è uno dei punti di forza di tutta l'opera.

A Esmail le figaggini piacciono un botto. Oltre ad averla scritta e sceneggiata, Sam spesso l'ha girata la sua serie e ci ha messo dentro tutto quello che gli piace. Non è raro trovare rimandi a David Lynch o Stanley Kubrik o chissà quanta altra gente qui dentro. Però, porco cane, mai che ci sia una scelta stilistica fine a se stessa. Tra inquadrature sorprendenti, scelte dei colori, montaggio e una colonna sonora spettacolare, Esmail riesce sempre a restituire il complesso stato mentale del protagonista attraverso lo schermo. Se talvolta da l'impressione di uscire dai binari, tanto da far dire “ecco ti ho beccato”, in realtà sta solo preparando una rivelazione che renderà assolutamente naturale ciò che abbiamo visto.
Ma non fraintendetemi. Non si trovano colpi di scena posticci atti solo a far sensazione. In realtà tutte le grandi rivelazioni del racconto sono, se non proprio prevedibili, quantomeno logiche.
Insomma, si può rimanere esterrefatti di fronte alle scelte stilistiche di Esmail. Del resto parliamo di uno capace di sconfinare dall'horror all'azione, di girare una puntata come fosse una sit com e un'altra come se fosse la ripresa statica di uno spettacolo teatrale, diavolo, persino di mettere in scena un episodio quasi interamente privo di dialoghi eppure ansiogeno come un Die Hard. Di fare cinema in un periodo in cui di cinema se ne fa sempre meno. Eppure le cose migliori di Mr. Robot emergono dalla scrittura, così attenta e precisa da non far sembrare mai le proprie svolte buttate via con scopi puramente intrattenenti.

Ma, di nuovo, capitemi. Di intrattenimento in Mr.Robot ce né a pacchi. Anche come concetto classico del termine. Perché la trama sa diventare un giallo, un noir (che è la stessa cosa, ma viene percepita in modo diverso), un poliziesco, uno spionistico e un racconto pieno di mistero.
Ma soprattutto intrattiene perché costringe a stare in guardia. Da qualche parte ho letto che è una serie difficile, ma secondo me non è la parola giusta. Io credo si possa definire impegnativa, perché richiede attenzione in quanto ogni sequenza è potenzialmente rivelatrice. Tuttavia ricambia la vostra dedizione con l'estetica, il potere della musica e tante altre cose belle, tipo quell'influsso del decennio maledetto di cui tutti andate pazzi, magari solo suggerito ma comunque ben presente.
Vi dirò di più. Se un giorno dovessi decidere di far fare un secondo giro a qualche serie televisiva, Mr. Robot sarebbe tra le poche capaci di meritarsi il passaggio.
Perché è piena di tante cose che mi piacciono da matti, parla la lingua giusta ed è gestita da un tizio competente che adora il suo lavoro e crede tantissimo nella sua creatura.
Sapere che il nuovo progetto televisivo di Batllestar Galactica sia finito nelle sue mani mi rende meno pessimista sul futuro della nostra specie.
Nel frattempo saluto voi e anche Elliot e Mr. Robot, compagni di un'avventura difficile da dimenticare.
Ciao amico.



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